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Secondo le testimonianze più attendibili, il convoglio su cui viaggiava il leader libico Muammar Gheddafi è stato bombardato da un drone della Nato e solo dopo preso dai ribelli. Inutile far finta ora, per dar la gloria agli scalcagnati insorti libici, che le squadre della Cia americana, lo Special Air Service britannico, il Commandement des opérations spéciales francese e i commando del Qatar non ci fossero
L'assalto al bunker del Raìs si è svolto dall'ingresso ovest. Una battaglia durissima. La Nato ha coperto l'avanzata delle milizie sul campo con bombardamenti a tappeto. Quando poi sono riusciti a varcare le mura di cinta, non hanno trovato molti nemici ad accoglierli. Si spara ancora in molte zone di Tripoli
La capitale libica è stata divisa per aree di azioni, gruppi di ribelli conoscono solo le sorti dei propri quartieri. Ma non tutti sono in mano loro. Per le strade si continua a sparare, Gheddafi, che non si sa dove sia, non si è ancora arreso. Colpita la macchina dell'inviato del Corriere della Sera: illeso
Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato attraverso un video che «la Nato continuerà la sua missione perché se ci fermiamo un numero imprecisato di civili perderebbero la vita». Intanto il ministro Frattini propone come «ipotesi di lavoro» di sospendere le ostilità per formare un corridoio umanitario
Saif Al Islam propone un compromesso tra la cacciata di suo padre e la persecuzione dei ribelli: «Elezioni. Entro tre mesi. La garanzia della loro trasparenza potrebbe essere la presenza di osservatori internazionali. Accettiamo l'Ue, l'Ua, l'Onu e la Nato. Ma la maggioranza dei libici sta con mio padre»
I ribelli hanno preso Yafran e sono a 70 km da Tripoli. Ieri Gheddafi ha inviato un messaggio audio e uno video, dove afferma: «Non abbiamo paura dei vostri missili, non ci arrenderemo, le tribù sconfiggeranno le truppe armate». Intanto però i raid Nato si fanno più pesanti: distrutti edifici attorno al compound di Gheddafi, colpita anche la residenza del rais
Nuovi raid Nato sulla capitale libica, si vede il fumo che si alza dal complesso in cui si trova la residenza di Muammar Gheddafi. Il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Martinelli: «Bombardamenti sempre più aggressivi». Oggi a Bengasi l'inviato del Cremlino Margelov incontra il leader del Cnt: «La Russia sarà il ponte tra Bengasi e Tripoli»