Stramaccioni, il romano spiritoso che vuole divertire Moratti

Di Emmanuele Michela
27 Marzo 2012
Verrà presentato oggi il tecnico che sostituisce Ranieri. Ha solo 36 anni, ma ha alle spalle già tanti successi nei tornei giovanili. L'ultimo domenica contro l'Ajax, nella Champions League dei Primavera. Uomo dalla battuta facile, ama il 4-2-3-1 e cerca di tenere sempre rilassati i suoi. Ecco perché il presidente ha scelto di ripartire da lui e dal gruppo vincente a Londra.

«Questa sconfitta 7-1 ci brucia tantissimo. Ma noi ci mettiamo la faccia, chiediamo scusa ai tifosi. E nonostante la sconfitta di oggi dico che questo gruppo ha grandi potenzialità. Ora sta a noi: bocche chiuse e lavorare. Ho fiducia in questi ragazzi». Era fine agosto, e la primavera dell’Inter incassava una sconfitta pesantissima contro il Tottenham nella prima gara della Next Generation Series. Ad ascoltare ora le parole di Andrea Stramaccioni, giovane tecnico della squadra, viene da pensare che Moratti abbia preso la giusta decisione. Il presidente ha scelto lui come successore di Ranieri sulla panchina della prima squadra, dopo che il tecnico della Primavera nerazzurra era salito domenica a Londra sul tetto d’Europa, vincendo proprio il trofeo iniziato con quella pesante sconfitta. 

Stramaccioni è giovanissimo come allenatore: classe 1976, romano, una carriera da calciatore stroncata presto da un pesante infortunio patito quando giocava in Serie C, al Bologna di Ulivieri. Quindi gli esordi in panchina, prima per vari club giovanili romani, poi il salto nella Primavera del Crotone di Gasperini. Torna a Roma nel 2005, ma ad allenare gli esordienti della squadra della famiglia Sensi. E finalmente, dopo 6 anni nella capitale, eccolo la scorsa estate approdare all’Inter.

Oggi verrà presentato alla stampa nella nuova veste di tecnico della prima squadra. La scelta di Moratti non è stata dettata tanto dalla volontà di liberarsi di Ranieri, quanto di sfruttare le restanti giornate del campionato per valorizzare il pacchetto giovani dell’Inter. I nerazzurri hanno poco da chiedere alla stagione: il terzo posto è un miraggio, la Champions un ricordo, vale la pena quindi provare puntare su qualche nome interessante, che proprio il trofeo appena vinto ha messo in luce. C’è l’italo-brasiliano Bessa, il forte attaccante Longo, il ghanese Doncan, poi Crisetig, Livaja. Talenti in erba, valorizzati alla grande dalla guida di Stramaccioni, tanto abile nello studiare sul piano tattico le partite, quando intelligente e carismatico nel creare gruppo. Ama il 4-2-3-1, con due esterni fantasiosi larghi in trequarti, ma sa adattare le sue mosse a ogni tipo organico. Con i calciatori si comporta da padre, cercando di liberarli da pressioni, tenendo sereno e concentrato l’ambiente. Fa specie pensare alle battute che regalava al bordocampista di Inter Channel durante la finale della Next Generation: i nerazzurri stavano sull’1-1, lingua fuori s’apprestavano ai supplementari giocando in 10 contro 11, ma la sua preoccupazione era tenere tranquillo il gruppo. Per questi giovani è come un padre, o come un fratello maggiore, tanto che al termine del match è stato il più festeggiato.

Chissà, forse farà solo il traghettatore, e a fine stagione vedremo sostituirlo con qualche nome più blasonato: si parla di Villas Boas, Guidolin, c’è l’ipotesi suggestiva Prandelli. Ma adesso Stramaccioni ha la fiducia di Moratti, e può sfruttare questo momento “senza obiettivi minimi” per provare a puntare su questi giovani: non fenomeni straordinari, ma ottimi giocatori sfruttati al meglio dal tecnico romano. Gente che in Italia, mancando le squadre B, fatica sempre a fare il grande salto da Primavera a professionismo. E magari saranno i cardini della ricostruzione dell’Inter di domani.

 

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