Circa un anno fa, il 19 febbraio 2012, il Movimento 5 Stelle del Piemonte promosse, con la solita autocertificata “diversità”, il “giorno della restituzione”, battezzato R-Day, nel quale i consiglieri grillini eletti in Consiglio regionale avrebbero appunto “restituito” ai cittadini tutto lo stipendio giudicato “di troppo” dal partito: circa 6.000 mila euro ogni mese sugli 8.500 totali. Mica robetta. Ma ora, a dodici mesi dall’evento, il sito d’informazione Lo Spiffero lancia una pesante accusa all’indirizzo dei politici a 5 stelle subalpini. «In quello che fu pomposamente definito il giorno della restituzione – scrive il sito diretto da Bruno Babando – solo una minima parte di quei fondi sono stati restituiti al territorio: la maggior parte è utilizzata per la propaganda e il funzionamento della macchina politica. Né più né meno come gli odiati partiti».
Con quanto non percepito degli stipendi dei consiglieri regionali, rivela sempre Lo Spiffero, si aprì un conto corrente presso la Banca Etica, cofirmatari: il capogruppo in Regione Piemonte Davide Bono e Fabrizio Biolè, poi epurato da Beppe Grillo. Finora però, rivela la testata online, «nessuno ha mai saputo come i due moschettieri di Palazzo Lascaris disponessero di quei fondi. E non si parla certo di bruscolini, dal momento che al gennaio scorso sul cosiddetto Conto progetti c’erano oltre 200 mila euro, di cui, pare, la metà siano stati recentemente prelevati da Biolè vista la sua uscita dal Movimento. È stato proprio Biolè a mettere on line l’estratto conto degli ultimi tre anni e nelle spese c’è di tutto». Stando alle anticipazioni dello Spiffero, «oltre alle innumerevoli consulenze legali, compaiono sostegni a campagne elettorali, acquisto di materiale propagandistico, ma soprattutto caschetti bianchi e maschere Nbc, ovvero quelle antigas e lacrimogeni (acquistate nel giugno 2011, durante la calda estate in Val Susa)». Molto discusso anche il finanziamento, avvenuto a quanto sembra sempre con quei fondi, di progetti proposti da consiglieri, collaboratori (e loro parenti) del Movimento. Si cura, insomma, l’elettorato di riferimento. Nulla di diverso, quindi, da ciò che i vituperati partiti fanno con la quota degli ememolumenti richiesti ai loro eletti.