Qui di seguito riportiamo il testo della rubrica “L’amaca” di Michele Serra, apparsa venerdì su Repubblica. Che avrà voluto dire? Che non si deve rubare? Che si può rubare, ma non come la destra? Che la sinistra può rubare ma lo deve fare in modo differente? E quale sarebbe questo modo di essere “diversamente ladri”? Chi ha delle risposte, dei suggerimenti, delle interpretazioni, si faccia avanti.
Leggendo del caso Penati e del cosiddetto “sistema Sesto”, si cerca (invano) traccia di una qualche percepibile differenza rispetto ad altri “Sistemi”. Non sto parlando solo del tasso di (il) legalità, degli eventuali reati commessi, delle violazioni delle norme sugli appalti pubblici. Parlo delle differenze politiche: se cioè gli attori della vicenda (amministratori e imprenditori) avessero in testa un’idea di città, di società, di destinazione delle aree dismesse, riconoscibile come “di sinistra”. Perché – dico un’ovvietà – il rispetto delle leggi è importante, ma è una precondizione uguale per tutti. È la politica, invece, che dovrebbe essere diversa per tutti, costruire alternative di sistema, immaginare paesaggi differenti, mutare il peso dei poteri (e se si è di sinistra, mutarlo a vantaggio dei poteri deboli). È grave che si rubi, ma è almeno altrettanto grave accorgersi che si ruba non solo tutti alla stessa maniera, ma tutti per gli stessi identici scopi, gli stessi appalti, lo stesso futuro identico al presente. Per dirla schematicamente e brutalmente, una sinistra ladra è colpevole quanto una destra ladra; ma una sinistra incapace di rubare per ragioni differenti, e con scopi differenti, è colpevole il doppio.