Sulla Zuppa di Porro si scrive: «Ma soprattutto, spiega Micalessin durante l’intervento a Quarta Repubblica, “è cambiato il contesto umano”. Se infatti a Kiev “l’esercito russo veniva salutato come occupante, qui viene salutato come esercito liberatore perché gran parte della popolazione parla russo e si sente vicina ai russi“. E ancora: “Qui in Donbass hanno combattuto per otto anni, dal 2014, dalla parte russa contro l’Ucraina. Quindi la condizione è molto cambiata”».
Balza agli occhi la differenza dell’analisi di un vero corrispondete di guerra, capace di cogliere e descrivere anche il conflitto interno al popolo ucraino, e quella di uno dei tanti inviati espressione del “giornalista collettivo”, impegnati solo nella retorica e nella propaganda.
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Su Fanpage Giacomo Andreoli scrive: «Secondo il leader dem, infatti, “dopo le prossime elezioni politiche saranno i cittadini a decidere la maggioranza e noi puntiamo ad avere la maggioranza di centrosinistra che posa governare il paese secondo un progetto riformatore e progressista”. Così Salvini assicura che “il governo di responsabilità nazionale non è una possibilità nel 2023”».
La nostra politica estera non è credibile, il piano Di Maio non è stato preso in considerazione né dai russi né dagli americani, francesi e tedeschi fanno finta di accontentare Mario Draghi sul prezzo del gas, gli ungheresi hanno difeso i loro interessi mille volte più di noi, tre partiti sui quattro della coalizione (Forza Italia, Lega e Movimento 5 stelle) hanno espresso perplessità sulle iniziative prese verso l’Ucraina, si è divisi sul salario minimo, la patrimoniale, il reddito di cittadinanza, le pensioni minime, il cuneo fiscale. Ma perché mai si rimanda al 2023 un voto popolare che dia peso politico alla nostra nazione e alle sue capacità di scelta?
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Su Startmag Margherita Bonniver dice: «Certamente non ho simpatie leghiste, ma sono rimasta molto colpita dalla valanga di critiche, insulti e commenti al limite del razzismo antropologico alla iniziativa presa da Salvini, poi finita in nulla. La politica ha il diritto, direi il dovere di muoversi per risolvere le crisi e questo include anche iniziative individuali. Casomai l’errore è consistito nella mancata informazione a Palazzo Chigi, ma da qui a coinvolgere il Copasir è una forzatura vendicativa che non si capisce a chi giovi».
Perfetto intervento di Margherita Boniver: criticare Salvini è sacrosanto. Non si fa politica estera solo pensando a Internet, si consulta il presidente del Consiglio e, se non si è soddisfatti delle sue posizioni, si presentano iniziative in Parlamento. Demonizzare Salvini, farlo apparire come una spia di Vladimir Putin, però, è invece il contrario di una stralegittima critica, è l’espressione della democrazia malata che ci siamo costruiti dal 1992 in poi, con una grave svolta peggiorativa tra il 2008 e il 2011.
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Sul sito di Tgcom24 si scrive: «Secondo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, “gli appelli a evitare l’umiliazione della Russia
possono solo umiliare la Francia e ogni altro paese che lo richieda”».
Il ministro degli Esteri ucraino e quella parte dell’establishment americano che lo usa pensano davvero che potranno bloccare la discussione politica negli Stati europei, che si possa organizzare un’escalation politica-militare del tipo di quella in atto senza spiegare (non retoricamente e propagandisticamente) gli obiettivi che si vogliono raggiungere?