«Il 2014 è stato per il Medio Oriente, ciò che la prima guerra mondiale è stata per l’Europa»

Di Redazione
04 Dicembre 2014
Per padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, la situazione è difficile in tutta la regione. E i cristiani continuano a scappare

???????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Comunicato Acs «Senza dubbio siamo lontani dalla pace e non vedo alcuna possibilità di cambiamenti in un prossimo futuro. Vi è troppa frustrazione e mancanza di fiducia». Così padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa (foto a destra), commenta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l’attuale stato delle relazioni tra Israele e Palestina. Secondo il francescano occorrerà molto tempo per dimenticare anni di odio. «Dobbiamo cominciare nelle scuole e poi all’interno della società. I palestinesi hanno bisogno di qualcosa in più delle promesse, mentre gli israeliani devono sentire di avere un interlocutore».

Il clima a Gerusalemme è sempre più teso. Con il protrarsi degli scontri nella Spianata delle Moschee e la recente strage nella sinagoga di Har Nof, il Custode di Terra Santa teme che la religione possa incidere maggiormente sul conflitto israelo-palestinese. «La componente religiosa ha sempre avuto un ruolo importante – spiega – oggi però rischia di divenire il fattore predominante. Le rispettive autorità cercano di calmare le acque, ma ho paura che sia troppo tardi».

In un quadro tanto delicato non è difficile immaginare le ripercussioni sull’ormai decimata comunità cristiana. Se un tempo i cristiani potevano ambire ad un ruolo di mediatori, il loro numero è troppo esiguo per nutrire alcuna speranza di influenzare le parti in lotta. «Ormai siamo irrilevanti – afferma padre Pizzaballa – Siamo troppo pochi e per di più divisi al nostro interno. Non riusciamo a trovare un accordo neanche su chi debba pulire che cosa all’interno della Chiesa del Santo Sepolcro».

Intanto i fedeli continuano ad abbandonare la Terra Santa, anche a causa dell’impatto negativo che le tensioni stanno avendo sul turismo, uno dei pochi settori che offre loro possibilità di impiego. «Negli ultimi due o tre mesi, ben diciannove famiglie cristiane hanno lasciato Betlemme per l’Europa o l’America». A favorire l’emigrazione è anche la tragedia che si sta consumando nel vicino Iraq per mano dello Stato Islamico. «Alla luce delle violenze subìte dai fratelli nella fede iracheni, nei cristiani di Terra Santa si rafforza la convinzione che in Medio Oriente non vi sia più posto per loro».

Padre Pizzaballa ritiene che il 2014 rappresenti uno spartiacque per la storia della cristianità mediorientale, specie a causa delle violenze commesse da Isis in Iraq e dell’esodo di centinaia di migliaia di fedeli ad abbandonare la Siria. «Quest’anno è stato per il Medio Oriente, ciò che la prima guerra mondiale è stata per l’Europa. Nulla sarà più come prima. In Siria, ad esempio, dovremo ricostruire la comunità cristiana ed anche i rapporti con la maggioranza musulmana. Si tratta di sfide enormi da affrontare».

Articoli correlati

6 commenti

  1. F'ocauld

    Il Progetto sionista: dividere il mondo arabo e provocare l’esodo dei cristiani :

    Ad integrazione della denuncia di padre Pizzaballa riporto l’interessante opinione di un analista libanese, Talal Salman – As Safir, esperto delle questioni Medio Orientali :

    I fondatori di molti organi di stampa araba in Egitto, come Al Ahram, Dar al Hilal, Al Muqtataf e la maggior parte delle pubblicazioni culturali e scientifiche, erano tutti cristiani libanesi, che sono stati chiamati Al Shauwan (Siria o levantina) dagli egiziani .

    Questi pensatori cristiani arabi furono i primi a lanciare l’allarme sui pericoli del sionismo. Essi denunciarono la creazione di un entità israeliana in Palestina come instaurazione sostenuta dall’Occidente colonialista. Israele non ha cessato di fatto a seminare il terrore tra la gente dellOriente arabo, con il fine di fare in modo che ogni cittadino arabo dovesse vedere il suo vicino come un nemico e per dissolvere l’identità araba in un mare di specificità religiose ed etniche rivali.

    A seguito degli accordi franco britannici di Sykes-Picot, quelli che aprirono la strada alla dichiarazione di Balfour, la Francia e la Regno Unito operarono allora una divisione del Mashrek (Medio Oriente) arabo e hanno creato nuove entità politiche, Stati, tutti fragili e incapaci di mantenere la propria indipendenza ma utili per spianare la strada per la creazione dell’entità sionista nella terra di Palestina all’ombra della impotenza araba.

    Il nemico israeliano ha scatenato successivamente le sue guerre con il sostegno degli Stati Uniti contro queste nuove nazioni arabi vulnerabili, come era la conseguenza inevitabile di tale divisione e disgregazione.

    La religione ebraica è stato utilizzata nella creazione di Israele, ma questo servì solo a coprire il progetto di colonizzazione del Medio Oriente arabo sponsorizzata dagli Stati occidentali, che hanno continuato a sostenere Israele per farlo diventare il loro gendarme nella zona e mantenere un egemonia militare completa rispetto ai suoi vicini arabi.

    Questo piano, che non è cambiato dalla creazione dell’entità sionista, continua a mettere a rischio al momento attuale gli stati arabi che si trovano adesso nel pericolo di un nuovo processo di disintegrazione attraverso la guerra civile o possibilità di grave crisi politica. Tutti questi fattori mirano a consolidare Israele, indebolire il mondo arabo, per renderlo incapace di resistere alla pressione del nemico e ridurre le nazioni ad entità ancora più piccole, una che si affrontino tra di loro con divisioni fondate su linee religiose o etniche.

    L’altro obiettivo è quello di porre fine all’esistenza del cristianesimo in Medio Oriente, quello che sempre si era opposto al sionismo e potrebbe generare simpatia in Occidente. Si tratta di un progetto sionista, anche se gli autori sono gruppi estremisti islamici, che vengono gestiti e finanziati dai nemici dell’Islam e dell’arabismo. Il progetto sionista è supportato da alcuni paesi occidentali che cercano di mettere sotto il proprio controllo la ricchezza e le risorse di questa parte del mondo .

    Talal Salman – As Safir
    Talal Salman was born in Lebanon in 1938. In 1957, he started his career with Al-Hawadeth weekly. In 1974, he founded As-Safir daily, which would reach the second largest circulation of Lebanese newspapers after An-Nahar. He was the spokesman of the “Islamo-progressive” left wing during the Lebanese civil war.

    Fonte: Al Manar

    1. Menelik

      Ma che palle ancora co sto complottismo sionista!!!!!
      A sto punto bisogna dire VIVA ISRAELE !!!!
      Anche se prima di leggere overdose di complottismo sionista e yonanismo mentale poco mi fregava di Israele e lo guardavo come un’isola lontana.
      Ma invece di lessarsi la mente con questi complottismi che solleticano alcune menti ancora meglio del Sudoku, perché non ci mettiamo a pensare seriamente come tirare su un corpo d’armata agguerrito che dia manforte ai Curdi e infligga perdite di uomini e mezzi ai daesh tali da ridurli alla sconfitta?
      E si arrivi ad accusare di alto tradimento quelli di loro che tornano in Occidente, come proposto da Cameron?
      E in Nigeria cosa vogliamo fare? Stare a guardare mentre stanno occupando lo Stato un pezzo per volta?
      Ce ne sono di cose cui pensare, altro che elucubrare su Usraele e lo yonanismo mentale e le scie chimiche !!!!!!!!!!!!

    2. Leo"

      Un giornalista come Talal Salman qua in Italia ce lo sognamo. Anch’io riporto (per la gioia di quei commentatori così numerosi su Tempi che apprezzano dati, notizie, statistiche, approfondimenti, opinioni differenti) un suo articolo che parla dell’Italia.

      Talal Salman, padre del giornalismo arabo: “L’Italia ha perso autorevolezza”
      29 settembre 2014. — Opinioni

      (Talal Khrais – Beirut) – “L’Italia, con la sua politica estera, è sempre più debole e si trova ai margini dall’Unione Europea. Poteva continuare ad avere, come in passato, un ruolo di autonomia e mediazione in Medio Oriente ma oggi conta davvero poco. Da anni i governi sembrano tecnici e non politici e adottano posizioni dannose all’ immagine e all’autorevolezza di un paese molto importante nel Mediterraneo”.

      Lo dice Talal Salman, padre del giornalismo arabo, direttore di As Safir, il più importante quotidiano arabo, molto conosciuto e apprezzato in Italia. Non senza un briciolo di ironia, Salman chiede se il ministro degli esteri sia ancora Emma Bonino. Una domanda non casuale: da queste parti le cronache italiane non hanno grande spazio sui media locali. Anche la visita del ministro Federica Mogherini in Libano, responsabile della Farnesina pronta a trasferirsi a Bruxelles, è passata inosservata anche per uno dei più attenti osservatori di politica internazionale nel mondo arabo.

      “La classe politica italiana – dice Salman – aveva una politica estera autonoma e moderata, anche in piena guerra fredda, quando da una parte c’erano gli Stati Uniti e dall’altra l’Unione Sovietica. Roma non prendeva ordini da Washington e la posizione italiana rappresentava il perfetto equilibrio tra l’est e l’ovest. Con la caduta del muro di Berlino, l’Italia ha perso progressivamente il ruolo di cerniera che aveva soprattutto nel Mediterraneo e in Medio Oriente”.

      Alla mia domanda “La situazione per l’Italia è così negativa?”, Salman non ha dubbi: “Tranne qualche sussulto, si può dire che l’Italia è sparita dalla scena internazionale. Di fronte allo scioglimento del patto di Varsavia, invece di adottare con maggior convinzione una politica più autonoma, si è schierata con le posizione degli Stati Uniti, perdendo il suo protagonismo. Oggi la politica di Roma è decisa altrove”.
      Inevitabile il confronto con altri paesi. La differenza è sotto gli occhi di tutti. Basta vedere, ad esempio, come si comporta la Francia che non permette ai propri alleati di essere emarginata nelle politiche estere dell’UE e nelle decisioni internazionali. L’Italia, invece, conta sempre di meno. Spesso i viaggi dei leader italiani all’estero servono solo ai fini della propaganda interna, anche grazie alla complicità di giornalisti interessati solo alle cronache del palazzo.

      Nel colloquio che abbiamo avuto a Beirut, il direttore ed io abbiamo ricordato come il nostro giornale faceva la gara per intervistare, come è capitato a me, i grandi personaggi della politica italiana degli anni ’80 e ’90: restano memorabili le interviste a uomini del calibro di Craxi, Berlinguer, Spadolini e Andreotti. Tutti avevano rapporti con il mondo arabo e ne conoscevano pregi e difetti. Le loro posizioni erano il termometro di quanto stava accadendo in Medio Oriente, soprattutto nei rapporti con gli alleati europei e con gli Stati Uniti. E sempre memorabile fu l’intervista a Maurizio Valenzi, già sindaco di Napoli, uno straordinario uomo di cultura che combatteva con i partigiani tunisini per la loro indipendenza.

      Anche la crisi ucraina irrompe nella discussione: “Che senso ha l’allargamento delle sanzioni anti-russe, quando a perdere sarà l’economia italiana”. Al direttore ricordo che il Centro Studi di Confindustria prevede un danno all’export nel 2014 di circa 1,4miliardi di euro. “Questo dimostra che le sanzioni sono inutili – risponde Salam – danneggiano soprattutto un paese come l’Italia che è un partner commerciale molto importante per Mosca. Il governo italiano, anche in questo, si limita ad assecondare le politiche degli Stati Uniti. La Russia non cederà di fronte alle interferenze occidentali nelle ex Repubbliche Sovietiche ed è pronta allo scontro. Per questa ragione l’unica soluzione del conflitto in Ucraina è soltanto di natura politica”.

      1. Menelik

        In un gesto di buona volontà, cosa sempre più rara per me, ho letto l’articolo saltando solo poche righe.
        Normalmente al di là di libri di chimica e tecnica agricola non vado, eccezion fatta per gli articoli di Tempi e poche altre riviste on line come lui, da cui attingo la quasi totalità delle mie informazioni sul mondo al di fuori della chimica, avendo bandito il resto.
        Francamente quell’articolo mi pare un polpettone, un guazzabuglio, un minestrone stantio e riscodellato.
        Il succo del discorso è: l’Italia dovrebbe prendere il largo dall’America e dalla Nato.
        Prima dell’89 aveva una posizione “equilibrata” tra i blocchi, quasi super partes.
        MA DOVE ????????????? Dico io.
        Dove? L’Italia è stata sempre membro della Nato, ed è stata sempre nelle mire dei servizi segreti sovietici a causa della sua posizione strategica e del forte PCI.
        Talmente nelle mire che del dossier Mitrokyn qua non ne hanno voluto sapere, se no cascavano gli altarini.
        Adesso dovremmo allontanarci dalla Nato?
        Eheheheh…così dopo Capodanno abbiamo lo sbarco delle milizie dell’isis.
        Infatti non deve comperare gli F35, non si deve dotare di sistemi di difesa moderni…….
        L’isis è in Libia, se non te ne sei accorto, subito al di là della Sicilia.
        Se non te ne sei accorto, te lo dico io.
        L’unica cosa che potrà salvare l’Italia e, aggiungo personalmente, il Vaticano, saranno …indovina….L’ESERCITO.
        E.I. = ESERCITO ITALIANO.
        E’ l’unica ancora di salvezza, non ne vedo altre.
        Perché questo Occidente, questa Europa, è vecchia, decrepita, è più di là che di qua.
        E l’ha detto anche Papa Francesco: la terza guerra mondiale E’ ADESSO, ECCOLA.
        E’ a rate.
        Adesso è laggiù, ma una parte di questo “laggiù” si sta avvicinando pericolosamente.
        E’ alla costa al di là della Sicilia.
        La Turchia ci confina con la terra, noi col mare.

        1. Focau ld

          “Adesso dovremmo allontanarci dalla Nato?
          Eheheheh…così dopo Capodanno abbiamo lo sbarco delle milizie dell’isis.”

          Di che ti preoccupi ? Mc Cain ancora in Sicilia non si è visto !

          ” Infatti non deve comperare gli F35, non si deve dotare di sistemi di difesa moderni”

          Deciditi ! O gli F35 o un sistema di difesa moderno !

          E dopo Leo dice che un giornalista come Talal Salman qua in Italia ce lo sognamo

          E ti credo, con certi lettori sarebbe sprecato :-))

        2. Von#Leo

          “L’unica cosa che potrà salvare l’Italia e, aggiungo personalmente, il Vaticano, saranno …indovina….L’ESERCITO.
          E.I. = ESERCITO ITALIANO.
          E’ l’unica ancora di salvezza, non ne vedo altre.”

          Ho intenzione di stampare questa frase, farla incorniciare ed appenderla nell’ufficio di un mio collega psicologo specialista per curare la depressione. Sono sicuro che i suoi pazienti leggendola guariranno subito.

          P.S. : Sarei tentato di aggiungere anche quella sugli F35 “alta tecnologia”, ma non vorrei che i suoi pazienti morissero….dal ridere.

I commenti sono chiusi.