Phong, il cieco che in Vietnam insegna «il braille e la fede ai bimbi non vedenti»

Di Benedetta Frigerio
07 Marzo 2015
Intervista al cattolico Nguyen Quoc Phong, che usa le tecniche più avanzate studiate negli Stati Uniti : «La disabilità non impedisce di essere felici»

phongUna delle malattie più diffuse in Vietnam è la cecità. Circa 3,9 milioni di persone sono afflitte da seri problemi alla vista. Eppure, nel paese a maggioranza buddista, sono pochissimi i centri per non vedenti. Uno dei più innovativi, Tien An, si trova a Ho Chi Minh City ed è stato fondato nel 1999 da Nguyen Quoc Phong, vietnamita cattolico che, come ha raccontato AsiaNews, ha dato speranza a centinaia di ragazzi dopo essere stato colpito anche lui dalla cecità.

DAL SEMINARIO AGLI USA. Cresciuto alla scuola di don Bosco dai missionari salesiani, Phong decise di entrare in seminario « perché a studiare e a stare in parrocchia non ero contento, mi sentivo chiamato a fare qualcosa per i più piccoli e quindi a 30 anni sono uscito», racconta a tempi.it. Per tre anni lavorò in un’azienda a Singapore finché nel 1991, all’età di 33 anni, ebbe un incidente in motorino in cui perse completamente la vista. Fu allora che si accorse che nel suo paese c’erano tantissime persone come lui e pochissimi aiuti per imparare a leggere il braille. Scopri anche che la diffusione della malattia era dovuta probabilmente all’uso di un erbicida utilizzato durante la guerra per disboscare la giunga. «All’inizio ero triste, ma poi pensai: “Forse questa è una chiamata”». Invece di demoralizzarsi, Phong trovò un programma di studi online offerto dalla Headly, una scuola per ciechi in Illinois, e capì che era possibile vivere anche nelle sue condizioni.

bimbi ciechiTECNICHE AVANZATE. Dopo gli studi e un training sempre più approfondito, «ho deciso di accettare una borsa di studio a Parigi e di approfondire l’uso di tutte le tecniche di ultima generazione per migliorare la condizione di chi non vede: piano piano Dio mi preparava a fare questo lavoro, dopo avermi dato l’opportunità di ricevere un’educazione solida, rendendomi capace di essere amico dei ragazzi e di amarli».

«POSSONO ESSERE FELICI». Così, otto anni dopo l’incidente, nel 1999, Phong fondò l’istituto per cui sono passati centinaia di ragazzi, mentre nel 2009 ha aperto una casa per bambini ciechi. L’uomo, oltre a insegnare inglese, informatica e musica, dopo aver tradotto il codice braille e il manuale internazionale di musica braille, ha tradotto anche il Vangelo, perché «so che toccare la parola di Dio aiuta i bambini a non soffrire troppo la perdita della vista». Anche per questo Phong ha capito che «la disabilità non è un fattore essenziale che impedisce di essere felici». Anzi, «ciò che importa è la dignità, che in questa casa vivano come fratelli».

«COMUNICO LA MIA FEDE». La sua opera ha ricevuto premi internazionali ed è stata riconosciuta persino dal governo comunista, che di solito non ama tutto ciò che ha a che fare con Dio. «Ciò che mi interessa è solo ridare quanto ho ereditato: lo spirito di don Bosco che insegna la bellezza della vita comune e l’importanza della famiglia, cercando di mettere i ragazzi nelle migliori condizioni per usare tutte le loro potenzialità». Tanto che «nel 90 per cento dei casi hanno trovato lavoro e si sono ben inseriti nella società. Altri producono qui i nostri libri e i supporti per ciechi». E così la scuola riesce anche a mantenersi. Phong ospita bambini di ogni credo religioso e «senza obblighi per nessuno, comunico anche la fede che ho ricevuto e che mi permette di fare quello che faccio».

@frigeriobenedet

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