
«Per battere la disoccupazione ci vogliono meno regole europee e meno fanatici dell’Euro»
Londra. Dove sta andando l’Europa? Vale ancora la pena restare ancorati al Vecchio Continente? A nord della Manica piove e tira vento e questi interrogativi sono diventati ricorrenti. Non solo in ragione del cronico scetticismo dimostrato dai britannici nei confronti della Ue, ma perché, volenti o nolenti, le sorti di Albione sono legate a Bruxelles e agli altri paesi europei.
Martin Callanan, chairman del Gruppo dei Conservatori e Riformisti dell’Europarlamento di Strasburgo, spiega a tempi.it che «sono attualmente sempre più forti le voci che si levano dalla popolazione britannica cui fa coro la maggioranza dei membri della Camera dei Comuni, facendo pressione sul Primo Ministro conservatore David Cameron, affinché il Regno Unito prenda una chiara posizione in favore di una maggiore austerità nella spesa da parte di Bruxelles».
Callan solleva apertamente la questione di una «crisi dell’Euro» e sottolinea che «tutta l’Unione non potrà occuparsi di superare la crisi economica sottostante, che deriva da una sostanziale mancanza di competitività nei confronti del resto del mondo, se prima non avrà risolto il problema Euro». Personalmente Callanan è convinto che «l’Euro sopravviverà», ma anche del fatto che «il vero nemico della moneta unica è l’insistenza di alcuni Paesi sulla tenuta dell’Euro “a tutti i costi”».
Per Callan la questione principale è invece quella di «come si esce dalla crisi» e «come si costruisce un’Europa più “leggera”». La prima urgenza «è rispondere a un mercato del lavoro in crisi che esige più flessibilità e meno interferenze da parte della burocrazia bruxellese». Per esempio? «Per esempio la Ue deve rimanere fuori da questioni quali l’orario di lavoro o da normative che vanno a determinare il tempo che un lavoratore può rimanere su una scala piuttosto che il salario e i diritti che deve ricevere un lavoratore ad interim rispetto a un lavoratore assunto a tempo indeterminato. La legislazione europea sul lavoro ha spesso buone intenzioni, ma di fatto riduce la possibilità di scelta delle persone, in particolare dei giovani, con la conseguenza di aggravare la disoccupazione».
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1 commento
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l’europa dovrebbe anche retrocedere sullla questione del trilinguismo. un anno e mezzo fa l’italia ha fatto ricorso e la corte europea di giustizia ci ha pure dato ragione, ma nulla è cambiato. colonia eravamo e colonia resteremo nei secoli dei secoli amen.