
Persino gli olandesi criticano la «rigidità ideologica» del governo olandese

Quando nel mezzo di una delle peggiori crisi economiche del Dopoguerra, causata dalla pandemia di coronavirus, l’Italia insieme a Francia e Spagna ha proposto agli altri Stati membri dell’Unione Europea di reagire insieme, adottando una forma di mutualizzazione del debito come i Coronabond, il paese che più degli altri si è opposto strenuamente è l’Olanda.
IL DISPREZZO OLANDESE VERSO IL SUD EUROPA
Il rigorismo dei Paesi Bassi, e il disprezzo di matrice calvinista verso i paesi mediterranei ritenuti spendaccioni e incapaci di badare a se stessi, è ben rappresentato dalla famosa uscita dell’ex ministro delle Finanze Jeoren Dijsselbloem, che nel 2017 da presidente dell’Eurogruppo disse: «Il Sud Europa spende tutti i soldi per alcol e donne e poi chiede aiuto».
Dijsselbloem disse poi di non essere stato compreso, ma si sa che una smentita di facciata non si nega a nessuno. Non c’è comunque molta differenza tra le sue parole e quelle pronunciate il 26 marzo durante l’acceso Eurogruppo della discordia dall’attuale ministro delle Finanze olandese, Wopke Hoekstra: «La Commissione europea dovrebbe indagare sui paesi [che vogliono i Coronabond] per capire i motivi per cui non hanno abbastanza spazi di bilancio per rispondere all’impatto economico della crisi». Non ha citato l’alcol e le donne, ma il senso della dichiarazione è identico.
«L’ITALIA È IN ROVINA, DOVREMMO AIUTARLI»
La posizione espressa da Hoekstra è stata così dura e intransigente, in un momento delicatissimo per la sopravvivenza della stessa Unione Europea, da indignare perfino gli olandesi. Così, riporta il Financial Times, due dei quattro partiti che compongono la maggioranza di governo hanno preso le distanze dal ministro, criticandolo. «L’Italia è in rovina. Per quanto mi riguarda, il primo messaggio che dovremmo mandare è: vi aiuteremo», ha dichiarato Gert-Jan Segers, leader dell’Unione cristiana. Segers non ha esplicitato il suo appoggio ai Coronabond, ma ha comunque parlato della necessità di un “Piano Marshall” per aiutare le economie del Sud.
Allo stesso modo Rob Jetten, a capo dei liberali D66, ha messo in guardia il governo di cui fa parte: «La schiettezza del nostro contabile rischia di provocare un enorme disastro diplomatico. Se non esplorassimo tutte le soluzioni finanziarie e i mezzi finanziari possibili per uscirne insieme tradiremmo la peggiore forma di rigidità ideologica».
«L’OLANDA MINACCIA IL FUTURO DELL’UE»
La polemica in Olanda è stata scatenata dalla reazione del premier portoghese Antonio Costa, che ha definito le parole di Hoekstra «insensibili e rivoltanti», tali da «minacciare il futuro dell’Ue». Alla fine anche il ministro è stato costretto alla solita smentita di facciata («mi scuso se ho mostrato una mancanza di empatia, una Ue forte è anche nel nostro interesse»), attirandosi comunque le ire del leader dell’opposizione laburista Lodewijk Asscher, che appoggia l’idea dei Coronabond:
«È un grave errore ribadire argomenti morali già sentiti nel bel mezzo di questa crisi. In questo modo mandiamo un segnale sbagliato a quei paesi che si sono riguadagnati faticosamente la credibilità agli occhi dei mercati finanziari dopo anni di austerità. Non si capisce inoltre che l’attuale choc esterno colpisce ciascuno di noi».
Secondo Adriaan Schout, dell’Istituto di relazioni internazionali Clingendael, spingere gli altri paesi europei a vedere l’Olanda come uno Stato «arrogante e incapace di cooperare», potrebbe portare anche i cittadini olandesi a desiderare di uscire dall’Ue: «È rischioso se gli olandesi cominceranno a chiedersi: “In che tipo di Europa restiamo se non ci apprezzano?”». È la stessa domanda che iniziano a farsi anche italiani e spagnoli. Il progetto europeo non è mai stato così fragile, ecco perché secondo Asscher «dovremmo iniziare a mostrarci cooperativi con quegli Stati membri che si trovano nel bisogno».
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!