
Nike e Apple contro la legge che limita la persecuzione degli uiguri in Cina

Sono tre le ragioni per cui il regime comunista cinese ha arrestato Erbakit Otarbay nel 2017 e lo ha rinchiuso per due anni in diversi campi di rieducazione nel Xinjiang: aver visitato la sua famiglia in Kazakistan, aver guardato video online sull’islam e aver scaricato Whatsapp (app proibita in Cina). Per questo il cinese residente nel Xinjiang, di etnia kazaka, è stato incatenato mani e piedi (i ceppi pesavano nove chili), picchiato e torturato a ripetizione, costretto a subire il lavaggio del cervello e a lavorare in una fabbrica di tessuti.
Il tribunale popolare degli uiguri a Londra
Otarbay, intervistato dalla Bbc, è uno dei tanti che in questi mesi stanno testimoniando a Londra davanti al “tribunale popolare” messo in piedi dagli uiguri, che cerca di arrivare a una verità sulla persecuzione sistematica della minoranza condotta dalla Cina. A partire dal 2017, almeno 1,5 milioni di persone, soprattutto musulmani, sono stati incarcerati con l’accusa di essere estremisti. Il tribunale di Londra non ha valore giuridico, politico o legale ma ha il merito di far venire alla luce autentiche storie dell’orrore, come quella di Otarbay.
Ed è per continuare a far pressione alla Cina, che nega tutte le accuse, e non finire complice del lavoro forzato a cui sono sottoposti gli uiguri, che la Camera degli Stati Uniti ha approvato ieri a larghissima maggioranza (428 a 1) una legge che proibisce l’importazione di un gran numero di manufatti provenienti dal Xinjiang, dove viene prodotto il 20 per cento del cotone mondiale e dove risiedono importanti fabbriche di lavorazione del polisilicio, fondamentale per realizzare pannelli solari e smartphone.
Nike e Apple contro la legge Usa
La legge costringerà i grandi marchi a dimostrare che nei manufatti importati dal Xinjiang non è stato utilizzato il lavoro forzato degli uiguri. Nike, Coca-Cola e Apple hanno protestato contro l’eccessiva rigidità della legge, chiedendo di ammorbidirne le clausole. È probabile che a causa di queste proteste, la norma sia bloccata o modificata al Senato.
La Camera ha anche approvato una risoluzione per demonizzare il silenzio del Comitato olimpico internazionale sulla vicenda della tennista Peng Shuai, che dopo aver denunciato lo stupro da parte di un importante membro del Partito comunista cinese è scomparsa. Riapparsa in video, non è chiaro se sia in pericolo o meno.
Foto Ansa
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