Monti dice che la sanità non è sostenibile nel lungo periodo? Facciamo come in Lombardia
Modello Lombardia per garantire la sostenibilità della sanità italiana. È questa la miglior risposta alle preoccupazioni del premier Monti e di tutti i cittadini italiani per mantenere prestazioni sanitarie di qualità anche quando le casse dello Stato inizieranno a piangere sul serio, come accadrà di sicuro a partire dal prossimo anno. Una sanità mista pubblico-privato accreditato sarà allora l’unica via d’uscita possibile.
LO DICE ANCHE MONTI. Hanno destato scalpore le recenti dichiarazioni del presidente del consiglio Mario Monti quando ha detto, intervenendo a un convegno a Palermo in collegamento video da Roma, che «la sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni». Un’ovvietà, se si considera che «la crisi ha colpito tutti e il campo medico non è un’eccezione». Ma questo è bastato a far suonare le sirene dall’allarme dei più accaniti difensori dello statalismo a tutti i costi, della “pura” sanità pubblica e guai a quella privata: «Non sosterremo mai la privatizzazione del sistema» hanno tuonato da più parti. Tanto da costringere Palazzo Chigi a intervenire: Monti «non ha messo in questione il finanziamento pubblico del sistema sanitario – ha chiarito una nota –, bensì, riferendosi alla sostenibilità futura, ha posto l’interrogativo sull’opportunità di affiancare al finanziamento a carico della fiscalità generale forme di finanziamento integrativo». «Le garanzie di sostenibilità del sistema sanitario nazionale non vengono meno – continuava la nota –, ma per il futuro è necessario individuare e rendere operativi modelli innovativi di finanziamento e organizzazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie».
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E a quali modelli potranno mai riferirsi queste affermazioni se non a quelli che, pur con i loro limiti, hanno già dimostrato la loro efficacia ed efficienza, oltreché sostenibilità, nel corso di anni come nel caso del sistema sanitario lombardo? Non sarà forse l’unica esperienza e non c’è mai limite al meglio, ma di certo la sanità della regione Lombardia costituisce un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Tanto da attirare da fuori regione il 10 per cento dei suoi pazienti. Non sbaglia dunque Il Foglio diretto da Giuliano Ferrara quando auspica che «se vogliamo prendere sul serio l’invito di Monti, dobbiamo estrarre dalla Lombardia la sua essenza e farne un infuso da somministrare all’intero paese».
IL CORAGGIO DI CAMBIARE. Lo spettro della privatizzazione è duro a morire. Per addolcire infatti le sue stesse dichiarazioni di qualche giorno fa, Monti, intervenendo in occasione delle celebrazioni per i 50 anni dei Nas dei Carabinieri, ha colto l’occasione al balzo: «Affermare la necessità di rendere il sistema sanitario pienamente sostenibile – ha aggiunto il premier ritornando sull’argomento – non ha nulla a che vedere con la logica della privatizzazione». Come se ci fosse davvero bisogno di precisarlo. «Servire i cittadini – ha detto – e non servirsi dei cittadini. È il passaggio morale che deve sostenere l’azione di governo del Paese. Dobbiamo parlare senza che le parole diventino veicolo di equivoci, per vedere la realtà dei problemi». «Riformare – ha concluso Monti – significa riconoscere che in passato non sono sempre state assunte decisioni responsabili. Di fronte al diritto alla salute, il criterio dell’uguaglianza è pilastro di civiltà». Ma quando lo Stato non ha più i soldi in cassa per garantirlo, forse è meglio che inizi a guardarsi un po’ intorno. Forse qualcuno potrà aiutarlo.
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Non dimenticarsi mai del San Raffaele, Maugeri, Santa Rita e per ultimo ma non meno grave l’Ospedale di Bergamo.
E, soprattutto, non dimenticarsi mai che che le storie dei suddetti ospedali non sminuiscono per nulla i buoni risultati della sanità lombarda, riconosciuti da tutti.