Ma quale lunga mano di Cl! Ecco cosa è successo all’ordine dei medici di Milano

Di Benedetta Frigerio
05 Dicembre 2011
Quattro medici di Arte Medica, la lista che secondo Corriere e Repubblica voleva mettere le mani sull'ordine lombardo, raccontano la pesante campagna mediatica che li ha screditati con argomenti falsi e ridicoli. «Noi abbiamo parlato a tutti spiegando il nostro programma, gli altri volantinando gli articoli contro di noi»

La sconfitta della lista “Arte Medica” alle elezioni dell’Ordine dei medici di Milano sarebbe la sconfitta di Comunione e liberazione. “Vince lo Snami. Medici al voto, battuta la Lista dei Ciellini” (Libero 20.11.11). “Vince la Lista Snami. Nessun seggio a Cl” (Corriere della Sera, 29.11.11). Sono i titoli alcuni dei principali quotidiani all’indomani dei risultati delle elezioni. La lista “Riscatto Medico”, a cui ha aderito solo lo Snami, ha preso 2.000 voti, contro gli 850 di “Arte medica” (lista a 6 sigle) e i 160 dell’associazione “Evoluzione Medica”. 

Questi i risultati di una campagna elettorale che ha fatto coincidere la lista di Medicina e Persona, Sumai, Anaao, Cimo, Fimmg, Fimp, con Comunione e Liberazione e la Regione Lombardia del ciellino Roberto Formigoni. Si legge sul Corriere del 15 novembre: «L’assessorato alla Sanità vuole contare di più anche all’interno dell’Ordine dei Medici». «La lunga mano di Cl sull’ordine dei medici che conta 24 mila iscritti», scrive lo stesso giorno Repubblica

Non si può non percepire un contrasto tra quanto si legge sui quotidiani e il racconto dei quattro medici di Cl impegnati all’interno dell’ordine ad aprire canali di dialogo a trecentosessanta gradi. Sono Angiolino Bigoni, Raffaele Latocca, Leandro Aletti e Francesco Brasca. «In questi anni – spiegano – abbiamo lavorato insieme a tutte le parti per il bene della nostra professione. Questo ha creato un largo consenso, per cui siamo riusciti ad abbassare la spesa dell’iscrizione all’ordine o a prendere posizione su temi quali il testamento biologico o la vicenda Englaro sempre trovando una posizione comune». Risultati, in effetti, a cui sono giunti pochi altri ordini. «L’obiettivo che metteva insieme noi, non in lista come ciellini ma come professionisti, e i membri di altre associazioni o sindacati è sempre stato lo stesso: la difesa della deontologia medica», spiega Latocca, additato dal Corriere come uno dei personaggi più “potenti” del mondo ciellino. «Come se fossi chissà chi», chiosa sorridendo. 

Perché allora la scelta di non correre più con lo Snami? «Con il recente cambio di presidenza, che rappresenta solo i medici di medicina generale, si era cominciato a discutere esclusivamente di problemi relativi a questa categoria. E l’ordine stava diventando una sua espressione», spiega Leandro Aletti, identificato da Repubblica e Corriere come il «noto medico antiabortista». «Ogni giorno c’era qualcuno dello Snami che andava in Regione a lamentarsi a nome di tutto l’ordine per qualsiasi nuova proposta fatta ai medici di base. Semplicemente per questo, insieme a tanti altri, abbiamo deciso di correre separati. Abbiamo poi chiesto a Luca Merlino, un medico che lavora nella direzione regionale lombarda, di candidarsi affinché potesse fare da “interfaccia” con la Regione stessa e portasse, a nome di tutti e come è sempre stato in passato, la linea e le perplessità dell’ordine», spiega Latocca. «Ma proprio quest’ultimo episodio è stato usato per una violenta battaglia politica che ha portato ad identificare “Arte Medica” con Cl e col Pirellone».

Non solo. «Noi – spiega Brasca – abbiamo fatto una campagna elettorale centrata sui contenuti che è un peccato siano stati oscurati dalla stampa. Questa interpretazione data dai media, oltre ad essere piena di imprecisioni, ha svuotato di ogni contenuto professionale queste elezioni. Ne è la prova il fatto che ai seggi hanno volantinato un articolo del Corriere, fazioso e unicamente rivolto contro di noi, anziché il loro programma per questo triennio». Le intimidazioni sono state anche verbali. Chiunque entrava al seggio si sentiva dire che si sarebbe dovuto vergognare se avesse dato il suo voto ai ciellini. «D’altronde, si capisce, per lo Snami il risultato era diventato questione di vita o di morte: l’identificazione tra il sindacato e l’ordine in questi mesi è divenuta tale che una sconfitta avrebbe anche significato la fine del sindacato. Per noi non era e non è così. Non siamo mai stati insieme contro qualcuno o per la difesa di una poltrona, altrimenti ci saremmo ricandidati con loro».

Rifareste questa scelta? «Sicuramente», rispondo i quattro medici. La lista era composta da 19 candidati e, pur con pochi mezzi a disposizione («un budget 10 volte minore rispetto a quando si correva con il sindacato»), è riuscita a raccogliere 850 voti. «È la nostra unità al servizio di tutti che ci siamo giocati. E non finisce qui», affermano dispiaciuti per la violenza della campagna, ma evocando qualcosa di così irriducibile da essere naturalmente inviso al potere.

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