Milano non può continuare a crescere solo per pochi

Di Deborah Giovanati
05 Luglio 2025
Il capoluogo lombardo rischia di diventare una città stanca in cui i fragili sono invisibili. Bisogna rimettere al centro la persona e la comunità, il Comune non deve essere il protagonista
Milano
Milano vista dalla cima del Duomo in una foto del 2020 (Ansa)

Milano è una città che amo profondamente. Perché, nonostante tutto, conserva una vitalità fatta di volti, di gesti quotidiani, di esperienze generose. Ma oggi più che mai, ho la sensazione che Milano rischi di diventare una città stanca, dove la frenesia soffoca l’ascolto, e dove chi è fragile, una famiglia con un figlio disabile, un anziano solo, una giovane madre, si sente spesso invisibile.

Da tempo, il mio impegno in Consiglio comunale nasce da una domanda semplice e radicale: che volto ha la città per chi la abita davvero? Perché troppo spesso Milano viene raccontata attraverso grandi eventi, numeri, progetti ambiziosi. Ma il vero segno di civiltà sta in come una città si prende cura dei più piccoli, di chi ha bisogno, di chi ogni giorno fatica a tenere insieme lavoro, casa, salute, scuola.

Una Milano che rimetta la persona al centro

Credo in una Milano che rimetta al centro la persona e la comunità, non come retorica, ma come criterio operativo. Una città che ricostruisca un tessuto sociale lacerato, dando fiducia e responsabilità a quei soggetti che da sempre la tengono in piedi, quelli che chiamiamo generalmente i corpi intermedi.

Parlo di cooperative, associazioni, parrocchie, fondazioni, realtà del volontariato e del terzo settore. Sono loro che intercettano il bisogno prima dell’istituzione. Sono loro che danno risposte dove la burocrazia si ferma. Ma oggi, invece di essere protagonisti, troppo spesso sono ignorati, messi in fila, affamati, talvolta trattati come fornitori, non come alleati. È ora di cambiare paradigma: il Comune non deve essere il protagonista. Serve un patto stabile tra istituzione e società civile, dove ciascuno si senta responsabile della casa comune.

Una città che cresce solo per alcuni

Questo vale anche per il grande tema della rigenerazione urbana. Non possiamo più permetterci una città che cresce solo per alcuni, che rigenera spazi ma dimentica le relazioni. Una città che investe in edifici smart ma lascia soli i suoi quartieri popolari, o crea “isole di eccellenza” circondate da periferie svuotate. Rigenerare davvero significa ricucire, non dividere. Vuol dire immaginare spazi accessibili, dove le famiglie possano stare, dove i ragazzi trovino alternative alla solitudine, dove la bellezza non sia il privilegio di pochi ma una possibilità per tutti.

Leggi anche

Una rigenerazione vera deve partire da chi quei quartieri li abita, non imporsi dall’alto. Serve una pianificazione che coinvolga i cittadini, che ascolti le realtà locali, che dia spazio a progettualità condivise. Non servono solo nuove piazze, servono luoghi di appartenenza, dove la città torni a essere nostra, non solo dei tecnici o dei costruttori.

Un’amministrazione che non tema la complessità

Milano ha bisogno di un’amministrazione che accompagni, che si lasci interrogare, che non abbia paura della complessità. Una città è viva quando le sue parti collaborano, quando l’energia sociale non viene schiacciata ma valorizzata.

Da anni chiedo una maggiore efficienza amministrativa, non per ottimizzare i flussi, ma per restituire dignità e fiducia ai cittadini. Ogni famiglia che attende una risposta per l’assistenza a una persona con disabilità, ogni madre che lotta per un posto al nido, ogni educatore che tiene in piedi una comunità senza sostegno pubblico, ci sta dicendo una cosa: Milano non può permettersi l’indifferenza.

Non ci servono politiche di facciata, ma una politica che riparta dalle relazioni. E da un’idea chiara, Milano non è solo una città da gestire, è una casa da custodire insieme. Una città che si prende cura, che genera legami, che include e non esclude, che non fa delle fragilità un ostacolo ma un’occasione per riscoprirsi comunità.

Leggi anche

Milano torni all’altezza delle sue persone

Se sapremo riscoprire questa strada, fatta di prossimità, responsabilità condivisa, e uno sguardo più umano sulle cose, allora Milano tornerà davvero ad essere all’altezza delle sue persone.

E se lo dico, è perché questa città l’ho scelta. Sono arrivata a Milano da un paesino del cremonese da giovane, e qui ho trovato le mie opportunità: ho incontrato mio marito, ho trovato lavoro, abbiamo messo su casa e costruito una famiglia. Milano ci ha accolto, ci ha fatto crescere. Ma oggi, quella stessa città sembra spingerci fuori, per il costo della vita, per la fatica di conciliare lavoro e famiglia, per la distanza crescente tra chi genera valore e chi prende le decisioni.

Non possiamo accettare che Milano diventi una città che esclude proprio coloro che contribuiscono a costruire comunità, relazioni, futuro. Dobbiamo fermare questo processo. È il tempo della corresponsabilità, della cura, del coraggio. Perché la Milano del domani comincia oggi, da chi ancora ci crede.

Deborah Giovanati è consigliera comunale a Milano nel gruppo di Forza Italia

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.