Ottiene sempre più consensi e appoggi l'”Operazione dignità” lanciata in Libia dall’ex generale Khalifa Haftar, che nell’ultima settimana ha sferrato un’offensiva a Bengasi, nell’est del paese, contro le milizie islamiste e a Tripoli contro il Parlamento, costringendolo a sospendere i lavori.
ELIMINARE LE MILIZIE ISLAMISTE. L’obiettivo dell’ex generale è riportare la stabilità, eliminando quelle milizie islamiche che hanno combattuto contro Gheddafi e ora stanno prendendo il potere in diverse parti del paese. Haftar, che ha condotto i suoi attacchi con aviazione e carri armati, ha ottenuto l’appoggio dell’ambasciatore libico alle Nazioni Unite, di due ministri, anche se la notizia non è confermata, dell’aviazione dell’esercito, del secondo battaglione di Sicurezza stanziato nel sud del paese, delle Forze speciali stanziate a Bengasi, della Marina e di parte dell’intelligence.
«COLPO DI STATO». Il governo ha chiamato il suo tentativo di prendere il potere «colpo di Stato», mentre l’ex premier Ali Zeidan, fuggito in Europa dopo essere stato deposto, ha dichiarato di «sostenere la lotta al terrorismo dell’esercito». In realtà da quando è finito il regime di Gheddafi, lo Stato libico praticamente non esiste e non riesce a controllare il paese, che vive un periodo di pericolosa instabilità, con le milizie ribelli islamiste e non che hanno preso il comando di città, aeroporti, porti e centri petroliferi.
«STABILITÀ ATTRAVERSO LA SHARIA». Il gruppo, dopo aver dichiarato che farà guerra al nemico, ha rivendicato l’obiettivo di portare «la stabilità» ma «attraverso la sharia islamica» e ha chiesto a tutte «le tribù decenti e onorabili della Libia» di combattere l’ex generale. Ma Haftar ha già ottenuto l’appoggio delle potenti milizie di Zintan e sembra che anche altre tribù siano pronte a porre fine al caso e all’instabilità che regnano sovrani in Libia. Anche con l’uso della forza.