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L’emergenza sarà lunghissima: andiamo al voto con le mascherine

La pandemia ha chiarito che è Roma a volere la secessione dal popolo della Lombardia e di ogni regione in quanto tale. Meglio cambiare governo

Luigi Amicone
04/04/2020 - 1:45
Politica
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Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede

Cronache dalla quarantena / 21

Mentre son qui che scalpito da patriota perché l’Italia l’ho nel sangue caldo di padre abruzzese, madre pugliese, figlio sardo, moglie valtellinese, figlie brianzole, secondogenita e io stesso nato milanese. E mentre son qui che vorrei tornare al Sud da Masaniello, in buona compagnia di amici dal sangue caliente, per sollevare il popolo contro l’inganno definitivo che sono i Cinque stelle e l’informazione impaludata su Roma, sinistra e destra che sia.

La speculazione antinordista, l’introdursi pian pianino della patrimoniale che vuole Beppe Grillo e, infine, le belle forme della Maria Elena Boschi utilizzate per evocare una Marianna de noantri, ovvero la distruzione definitiva dell’Italia con lo statalismo centralista che abbiamo bocciato nel referendum Renzi. Ecco, mentre confusamente mi sale l’umore nero al cervello e penso a che cavolo di combattimento sono destinati i nostri figli per sopravvivere allo Stato fascio-giudiziario fallito grazie alle menti migliori aggiogate al moralismo e finalizzate al proprio portafoglio lindo, mi arriva il contributo di un gran bravo strizza cervelli.

Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
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Psicoanalista freudiano, ma anche acuto analista della politica da una scrivania di una antica casa e casata di illuminismo lombardi, forse risalente addirittura ai Manzoni. Ve lo porgo così come mi è arrivato, mentre proseguo la mia conversazione spinosa e privata con la stimata vicesindaco di Beppe Sala, Anna Scavuzzo; fantessa ammirevole che mi fa venire solo il dispiacere di come sia stato possibile che fior fior di cattolici (come la suddetta) si siano fatti intenerire, deviare e, infine submettere, dallla grigia ecclesia expostneo Pci. Ci verranno a idealizzare il sistema amorevole cinese? Sì, perché infine non c’è niente di meno morale – e niente è più pericoloso per la morale – di una visione morale del mondo.

Ma tornando a bomba, ecco il reattivo pensiero dell’amico strizza cervelli il cui nome non rivelerò mai, se non sotto minaccia di voto di scambio.

«Mi sembrava ben che dovessero vedersi prima o poi le conseguenze del fatto “geo-sanitario-politico” che in questa epidemia l’Italia è divisa in due, è divisa dalla linea dell’Appennino: a nord e a est dell’Appennino, fino alle Marche, l’epidemia c’è; a sud e a ovest dell’Appennino l’epidemia semplicemente non c’è (e non ha altre chance per continuare a non esserci che continuare l’orrenda serrata); per questo sta emergendo sempre più l’intollerabilità del fatto che siano quelli della non-epidemia a voler governare noi dell’epidemia, sequestrando la nostra competenza originaria (sussidiarietà!), ad occuparci di noi stessi; possibile che nessuno abbia sentito un brivido almeno di imbarazzo nel vedere la truppa dei medici cubani con le bandierine in mano ramazzati da quella testa di vitellino di Luigi Di Maio che sta usando l’epidemia (altrui) per una incomprensibile “politichetta” estera? Vuoi dirmi che per la burocrazia romana è più facile autorizzare i cubani che non una leva di sanitari italiani?

Io sono rabbrividito sentendo Andrea Orlando, della loro volontà di ritorno della sanità al centro romano, sfruttatore politico-burocratico delle nostre regioni; le cose che scrivi riportano d’attualità la tematica della secessione: in questo caso è chiaro che è Roma con i lazzaroni del Sud che vuole fare secessione dalla realtà del Nord se la sussidiarietà non vale per le malattie, in cui tocca ai colpiti, per primi, di sapere e fare, perché ne va della loro vita in tutti i sensi, allora per che cazzo d’altro vale?».

Approvo tutto. Eccetto il “lazzaroni del Sud” che un po’ è retorica altoatesina, un po’ è realismo dell’andata a vedere dove trionfa il cinque stelle del reddito di cittadinanza. Ho bel sangue terrone nelle vene. E sono persuaso che solo dall’alleanza Lombardia-Sud può venire la liberazione (anche perché, come diceva il mio prof Gianfranco Miglio, «storicamente i lombardi hanno un limite: non fanno guerre civili»). E allora non abbiamo che da sperare in un rigurgito di onore longobardo e patto di sangue con caudini, sanniti e magnograeculi. Prima che Roma, Unni de noantri, definitivamente vampirizzi i popoli italici.

Cosa voglio dire in fondo in fondo? Mi sovviene una seconda mandata dell’amico freudiano:

«È il centralismo romano ad essere secessionista, paradossalmente, fa sistematicamente e incostituzionalmente secessione dal popolo di ogni regione in quanto tale: prima del virus eravamo nella morsa mortifera della burocrazia, della magistratura al suo servizio, dei media al servizio di entrambi. Nell’intervista con Fornasieri, Stefano Zamagni dice con forza una cosa: che lo Stato non è la Repubblica, che la Costituzione è la Costituzione della Repubblica, parla della Repubblica, che comprende non solo lo Stato, ma per esempio i corpi intermedi. Quello che ci scandalizza oggi nel rapporto Stato-lombardi, vale nel rapporto con ogni popolo regionale: loro, già col referendum di Renzi, cercano di ridurre le Regioni ad una pura e semplice articolazione burocratica dello Stato, dando o togliendo competenze; ma se le Regioni sono elette democraticamente questo dovrebbe pur significare qualcosa: la magistratura non ha appunto negli ultimi anni perseguitato sistematicamente chi assumeva responsabilità regionali?».

Magnifico professore. Qui approviamo proprio tutto senza l’ombra di un dubbio. Perciò mi piacerebbe dire al presidente Mattarella, che siccome l’emergenza sarà lunghissima, meglio andare a votare appena appena si può con le mascherine, piuttosto che tenerci questi zeri al governo. Non hanno neanche un’idea di dove si trovi l’Italia, orma in tanti pezzi quante sono le città, provincie e regioni.

Vige ancora il codice degli appalti. E fine della prescrizione mai. E il trojan delle intercettazioni a gogo. E procure pronte ad uscire dal bunker. Dai e dai, se viene la fame come già sta venendo nel paesello insulare del Sud dove mi trovo e dove si raccolgono beni alimentari in chiesa, potrebbe sul serio iniziare a scorrere sangue. Perciò, prima vanno fuori dalle balle questo governo e questo Parlamento dei 300 paragrulli, e tanto meglio sarà per la salute, l’anima, le tasche e l’unità degli italiani.

Foto Ansa

Tags: Andrea Orlandoanna scavuzzoBeppe SalaCoronaviruslombardiaLuigi AmiconeLuigi Di Maioquarantenasussidiarietà
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