Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Società

La mia ora di integrazione

Ecco cosa vuol dire stare davanti al “diverso” per costruire un dialogo senza moralismo. Appunti di un inviato speciale tra i banchi di Portofranco

Rodolfo Casadei
22/01/2015 - 2:00
Società
CondividiTwittaChattaInvia

In questi giorni cupi tanti hanno tratto conforto dalle immagini dell’union sacrée francese: uomini e donne di tutti (quasi) i partiti politici, cristiani, musulmani e atei, che scendono in piazza insieme sotto le stesse bandiere, matite verso il cielo e “Je suis Charlie” scritto su di un cartello appeso al collo. Tanti si sono consolati pensando: «Quelli che vogliono la pace sono molti di più di quelli che vogliono la guerra». Ma la consolazione dura poco quando si ascoltano le voci che arrivano dai “territori perduti della repubblica”, come ebbe a definirli il titolo di un libro scritto nel 2002 da un collettivo di professori che raccontavano il razzismo, l’antisemitismo e il sessismo nelle scuole di banlieue. I quartieri periferici delle grandi città francesi sono pieni zeppi di potenziali emuli dei fratelli Kouachi. Bastava sintonizzarsi qualche sera fa sulla puntata di Servizio Pubblico di Michele Santoro (non esattamente una trasmissione populista xenofoba) per veder scorrere immagini riprese nel quartiere dei due terroristi. Si sentivano i loro compagni e coetanei prendere le loro difese ed esecrare come fascisti che se l’erano cercata i disegnatori di Charlie Hebdo trucidati. Il fallimento del modello francese dell’integrazione degli immigrati attraverso la scuola laica è apparso in tutta la sua enormità.

Lo spettatore in cerca di rassicurazioni avrà pensato: «Quella è la Francia, da noi per fortuna non è così». Errore. La differenza fra la Francia e l’Italia è solo di quantità (per ora), non di sostanza. In un altro filmato della stessa trasmissione santoriana, sono apparsi gli amici di Anas al-Italy (foto sotto a sinistra), l’ex rapper italo-marocchino di Vobarno (Brescia) che è andato a combattere e a morire con l’Isis in Siria l’anno scorso. Anche loro hanno giustificato la scelta del ragazzo, e in particolare il rapper marocchino Dr. Domino, al secolo Amine Mokdar, ha spiegato che è proprio la scuola il luogo dove i giovani musulmani si sentono osteggiati e discriminati. «Finché sei piccolo tutto va bene e non ti accorgi di niente, ma quando arrivi alle superiori le cose cambiano: ci sono quelli con la testa rasata, ci sono quelli che ti rinfacciano il fatto di essere marocchino».

La promozione di Marco
La situazione è davvero paradossale, perché tutti sono d’accordo che l’integrazione (in Francia la parola è già considerata politicamente scorretta, e si usa piuttosto l’espressione “il vivere insieme”) passa attraverso l’educazione. Tutti sono d’accordo che gli anni trascorsi a scuola sono quelli che modellano in modo decisivo la personalità: nel romanzo di Michel Houellebecq, Sottomissione, anche i Fratelli musulmani, saliti al potere in un governo di coalizione, chiedono per sé il ministero dell’Educazione, perché «la vera posta in gioco sono i bambini e la loro educazione». Ma se guardiamo a paesi pur dotati di sistemi scolastici molto qualificati come Francia e Gran Bretagna, vediamo che i risultati sono fallimentari.

LEGGI ANCHE:

Una scialuppa di migranti al largo di Lampedusa nel Mediterraneo

Perché il diritto a rimanere è più profondo del diritto ad emigrare

23 Marzo 2023
Immigrazione Francia

«L’integrazione ha fallito». Il piano “sovranista” di Valls sull’immigrazione

21 Marzo 2023

Per fortuna esperienze positive in Italia esistono. Da due anni collaboro con Portofranco, un luogo di aiuto allo studio per studenti delle superiori in difficoltà. Ogni anno 1.700 studenti usufruiscono di migliaia di ore di lezione personalizzata da parte di 500 volontari, perlopiù universitari o docenti in pensione. I giovani stranieri iscritti sono meno di un terzo del totale, ma sono almeno la metà di quelli che poi realmente frequentano i corsi. A me, che mi rendo disponibile per lezioni di italiano, storia e filosofia, per una specie di legge del contrappasso (ho battuto in questi anni quasi tutti i paesi del Nordafrica e del Medio Oriente per reportage sull’islam politico e sui cristiani perseguitati da estremisti islamici) capitano quasi sempre ragazzi e soprattutto ragazze musulmane. Anche se il mio più grande successo è stato Marco, un giovane cristiano egiziano che tutti – compreso lui stesso – consideravano un caso disperato, e che invece si è diplomato col quinto voto più alto della sua classe.

portofrancoPortofranco cambia in meglio sia chi dà – i volontari – sia chi riceve – i ragazzi. Lo si vede dai risultati scolastici, ma non solo da quelli. Posso affermare con una certezza vicina al 100 per cento che da loro non verranno fuori estremisti religiosi, o gente che rigetta in blocco la nostra società e che pratica il rancore identitario. A Portofranco i ragazzi incontrano persone che li fanno sentire importanti non perché si interessano alle loro origini o alla loro cultura. Ma perché danno gratuitamente il proprio tempo per loro. L’autostima dei ragazzi cresce impetuosamente perché scoprono che adulti italiani di estrazione religiosa diversa dalla loro li considerano abbastanza importanti e interessanti da dedicare loro gratuitamente ore di serio lavoro.

L’altra cosa che colpisce tantissimo questi adolescenti è vedere degli adulti che si tuffano nelle pagine di storia, di letteratura, di chimica o di inglese con lo stesso entusiasmo con cui si tufferebbe in piscina con gli amici. Vedono qualcuno che trae godimento dalla conoscenza delle cose e dalla relazione con le personalità del passato: scrittori, poeti, personaggi e popoli della storia. Capiscono che per essere non basta dichiarare di avere un’identità: occorre uscire da se stessi e andare incontro a ciò che è fuori di noi. Capiscono che l’identità non si afferma nel ripiegamento e nella rivendicazione, ma si realizza nel rapporto con la realtà, nell’uscire da sé per abbracciare ciò che è fuori da noi, persone e saperi. Allora tutto diventa nostro, ci appartiene, e questo nuovo avere ci permette di essere. Ricordo che quando spiegavo la Rivoluzione russa o il fascismo, Marco mi guardava incantato. Poi diceva: «Prof, si vede che queste cose le sente sue, si vede che c’entrano con lei». E io allora capivo che ce l’avrebbe fatta.

Dunque non si tratta di incoraggiare i ragazzi a manifestare la loro diversità, di “dialogare” con loro sulla base delle rispettive differenze, di “riconoscere” la loro identità. Queste sono cazzate moralistiche e sociologiche. Il vero riconoscimento, il vero dialogo avvengono su tutt’altra base: il fatto che loro si accorgono che tu parti da un’ipotesi positiva su di loro, che hai uno sguardo valorizzante su di loro che dice: «Non so nulla di te, non conosco la tua storia, non so se riuscirò a capirti, ma sono certo che in te c’è una positività e una capacità di costruire e sono qui perché voglio che vengano fuori e cambino la faccia del mondo».

@RodolfoCasadei

Tags: anas al italybanlieuecharlie hebdoEducazioneimmigratiimmigrazioneintegrazioneIslamje suis charliekouachimulticulturalismoMusulmaniportofrancoScuolastudio
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Una scialuppa di migranti al largo di Lampedusa nel Mediterraneo

Perché il diritto a rimanere è più profondo del diritto ad emigrare

23 Marzo 2023
Immigrazione Francia

«L’integrazione ha fallito». Il piano “sovranista” di Valls sull’immigrazione

21 Marzo 2023
Lavoro

«Non manca il lavoro, mancano i lavoratori, soprattutto giovani»

19 Marzo 2023

Stefano Bolla: «Insegnare è stato il mio miglior errore»

13 Marzo 2023

Migranti, non c’è lavoro senza formazione

8 Marzo 2023
Il governatore del Texas Greg Abbott intende raggiungere l’obiettivo della libertà di scelta attraverso l’espansione del sistema dell’Education Savings Account

Il Texas si ribella al woke col buono scuola: «Dobbiamo educare, non indottrinare»

7 Marzo 2023
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Caorle 2023
Video

Chiamare le cose con il loro nome. Tutti a Caorle a giugno

Redazione
6 Marzo 2023

Altri video

Lettere al direttore

Un fermo immagine tratto dalla trasmissione Rai mostra Lucia Annunziata e Eugenia Roccella durante Mezz'Ora in Più su Rai3, 19 marzo 2023 (Ansa)

Utero in affitto. La fiera dei corpi e dei sentimenti è più volgare di una parolaccia

Emanuele Boffi
21 Marzo 2023

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Chi sogna spaccature nel centrodestra per tornare al vecchio pantano
    Lodovico Festa
  • Memoria popolare
    Memoria popolare
    Quei cattolici popolari in difesa della (vera) lotta operaia e contadina
    A cura di Fondazione Europa Civiltà
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Ribadiamo: l’inchiesta di Bergamo sulla pandemia ha solo «valore catartico»
    Emanuele Boffi
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Caso Cospito. Ritorneranno gli anni di piombo?
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    La vita «ordinaria, tragica e bella» di Elena Bonner
    Angelo Bonaguro

Foto

Foto

Cura: quale integrazione tra territorio e domicilio?

22 Marzo 2023
Foto

“Bisogna pur aver fiducia di qualcuno”. Il concorso dei Nonni 2.0

13 Marzo 2023
Foto

Cosa c’è di allegro in questo maledetto paese?

10 Febbraio 2023
8/2/2014 Milano Giornata Banco Farmaceutico
punto raccolta farmaci presso Farmacia Foglia C.so di Porta Romana 56
Iconphotos/Paolo Bonfanti
Foto

Inizia oggi la Giornata di raccolta del farmaco: ecco come e perché aderire

7 Febbraio 2023
Benedetto Antelami, Deposizione dalla croce, Duomo di Parma
Foto

Davanti alla Deposizione di Antelami. Quello che non avevo mai “visto”

3 Febbraio 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Società
    • Obiettivi di sviluppo sostenibile
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist