
Johnson cade, Macron è debole, Draghi traballa. E Putin gongola

Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni da capo del governo davanti al presidente della repubblica Sergio Mattarella, che le ha respinte. Il premier si ripresenterà mercoledì davanti al Parlamento. Il governo, pur traballante e acciaccato, potrebbe andare avanti anche se i senatori del Movimento 5 stelle si sono rifiutati di partecipare al voto sul dl Aiuti.
L’Europa si frammenta e Putin gongola
Quello che ha colpito l’Italia è solo l’ultimo dei tanti terremoti politici che nell’ultimo mese hanno investito le cancellerie europee. Inutile dire che Vladimir Putin osserva da lontano e gongola, anche perché è probabile che cinque mesi di guerra in Ucraina abbiano influito sulla frammentazione del panorama politico europeo.
È vero che l’armata Brancaleone grillina, guidata da Giuseppe Conte, non ha rotto con la maggioranza di governo per ragioni legate alla guerra. Ma non c’è dubbio che le sfide poste dal conflitto, a partire dall’invio di armi, il rialzo dei prezzi scatenato in parte dalle sanzioni e dai continui ricatti di Mosca sul gas, oltre alla possibile recessione che si profila all’orizzonte, hanno contribuito a rendere più travagliato il lavoro dell’esecutivo.
La caduta di Boris Johnson
Se quello italiano fosse un caso isolato, passerebbe inosservato. Ma poiché Boris Johnson, forse il miglior alleato di Kiev, è stato costretto a dimettersi solo una settimana fa, il dubbio sugli effetti nefasti della guerra è legittimo. Anche il premier inglese non ha lasciato Downing Street per ragioni legate al conflitto in Ucraina ma per lo scandalo della nomina di Chris Pincher come vicecapogruppo del partito conservatore, nonostante fosse accusato di molestie sessuali.
La figura di Johnson era già stata indebolita da precedenti scandali, in particolare quello delle feste private organizzate nella residenza del primo ministro durante il lockdown per il Covid-19. In ogni caso il Cremlino si è affrettato a festeggiare le dimissioni: «Speriamo almeno che, un giorno, nel Regno Unito arriveranno al potere figure più professionali che saranno in grado di comprendere la fattibilità di risolvere i problemi esistenti attraverso il dialogo». Sentire Mosca parlare di dialogo nel mezzo di una feroce campagna di bombardamenti su obiettivi civili in Ucraina fa uno strano effetto, ma il cinismo di Mosca non conosce limiti.
Anche Macron e Scholz sono in difficoltà
Italia e Inghilterra non sono gli unici due paesi in difficoltà dal punto di vista politico. Anche Emmanuel Macron, in Francia, ha ricevuto una batosta elettorale inaspettata. Nonostante la rielezione a danno della sfidante Marine Le Pen, il partito del presidente (Lrem) non è riuscito a conquistare la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale e dovrà ora contrattare su tutto con i Repubblicani, quando va bene, e con gli estremi opposti della destra di Le Pen e della sinistra di Melénchon. Sarà molto dura, per non dire impossibile, per Macron portare avanti il suo programma legislativo.
Come se non bastasse, anche la coalizione semaforo in Germania è estremamente in difficoltà. Nonostante a Berlino non ci siano problemi di stabilità, l’esecutivo di Olaf Scholz si sta muovendo in modo ambiguo e ondivago sul conflitto. La decisione di chiedere al Canada di violare le sanzioni comminate alla Russia per spedire a Mosca la turbina danneggiata che sarebbe alla base dello stop di dieci giorni alle forniture di gas attraverso Nord Stream 1 ne è l’ultimo, indicativo, esempio.
La precarietà del governo Draghi indebolisce tutti
Si capisce dunque perché il presidente e capogruppo del Ppe, Manfred Weber, ha dichiarato che «di fronte alla recessione economica e alle continue sfide della guerra russa in Ucraina, l’Europa ha bisogno di un governo stabile a Roma. Gli estremisti 5 stelle non solo peggiorano le prospettive economiche dell’Italia, ma anche dell’Europa».
È impossibile sapere quanto la guerra scatenata dalla Russia e le sue conseguenze economiche abbiano influito sul terremoto politico che ha investito l’Europa nell’ultimo mese. Di sicuro l’indebolimento del fronte occidentale è esattamente ciò in cui sperava Putin.
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!