«Io, prof, ai corsi gender dove si insegna a non parlare di Cenerentola, ma di Cenerentolo»

Di Benedetta Frigerio
31 Marzo 2015
Un'insegnante ci racconta di aver partecipato a un convegno rivolto agli operatori scolastici, dove si sponsorizzavano i giochi di ruolo come a Trieste

cenerentola-ballo«Donne non si nasce, ma si diventa attraverso un percorso di aspettative che altri hanno su di noi». È solo uno degli slogan di «un processo di destrutturazione» a cui occorre educare le nuove generazioni «per liberarle dagli stereotipi imposti dalla società». Almeno così si è sentita ripetere per due ore A. M., docente di Educazione fisica di Verona, durante un incontro frutto del protocollo d’intesa fra il ministero dell’Istruzione e l’associazione Soroptimist, volto a sponsorizzare il progetto pilota “Prevenzione della violenza contro le donne: percorsi di formazione-educazione al rispetto delle differenze”.

L’APPUNTAMENTO. «Avevo saputo dell’esistenza del progetto dal sito dell’ufficio scolastico territoriale – spiega A. M. a tempi.it – e che qui a Verona si sarebbe tenuto il 15 gennaio». Rivolto dal Miur ai direttori generali degli uffici scolastici regionali al fine di formare «alcuni docenti delle scuole di ogni ordine e grado» per «favorire nei giovani l’acquisizione della cultura del rispetto, contro la discriminazione e la violenza di genere», l’iniziativa si articola in dieci moduli promossi in ogni Regione italiana da gennaio fino alla fine di maggio. «Nella data stabilita mi sono recata presso l’ufficio scolastico provinciale di Verona». Fra i relatori dell’incontro c’erano il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Verona, Stefano Quaglia, la docente di sociologia dell’organizzazione all’università di Trento e coordinatrice del Centro studi interdisciplinari di genere Barbara Poggio, la docente dell’Università degli Studi di Verona Antonia de Vita, Augusta Celada dell’Ufficio scolastico regionale Veneto e la dirigente scolastica Dina Nani.

CENERENTOLO. «Le docenti hanno parlato per due ore della necessità di destrutturare e decostrire le differenze fra i sessi a scuola, sul lavoro, negli ambiti sportivi e in tutta la società, mediante il cambiamento del linguaggio, dei testi e delle favole. Spingevano a chiamare uomini e donne con terminologie identiche, affinché i bambini capissero che la sessualità è una scelta indipendente dal sesso biologico con cui si nasce». E «si faceva notare agli insegnanti come tutto fino ad oggi, senza che nessuno se ne fosse mai accorto, fosse profondamente discriminante. Come esempi portavano le fiabe di Biancaneve e Cenerentola dove la donna è presentata o come debole e bisognosa del principe azzurro o come figura maligna. Gli uomini, al contrario, come figure forti e capaci di risolvere le situazioni». Un fatto che, spiegavano i relatori del corso, andava superato cominciando «a parlare non solo di Cenerentola, ma anche di Cenerentolo» oppure adottando «giochi di ruolo, come quello introdotto nell’asilo di Trieste, in cui i bambini si truccano o si vestono da bambine e viceversa». Attività volte a liberare i piccoli dai luoghi di oppressione come «la famiglia, la scuola, i luoghi di lavoro, i gruppi dei pari e dei contesti sportivi».

ALLARGARE LA FORMAZIONE. È stato dopo queste affermazioni che A.M. ha deciso di prendere la parola e intervenire: «Come docente di Educazione fisica ho fatto presente loro che proprio la biologia porta le donne e gli uomini ad assecondare le proprie caratteristiche, concentrandosi ad esempio sulla coordinazione nel primo caso e sulla forza nel secondo. “Come slegare le inclinazioni derivanti dalla componente fisica diversa, senza fare violenza ai ragazzi?”, ho chiesto. Altri due partecipanti hanno messo in discussione le tesi presentate. Ma i relatori, colti di sorpresa dalla nostra presenza, ci hanno liquidati chiudendo l’incontro e mi è venuto il sospetto che il suo unico scopo fosse quello di incoraggiare e comunicare una strategia a un pubblico selezionato».
Alla fine è stato chiesto ai presenti di fornire le proprie email per rendere possibile attraverso il sito dell’associazione l’accesso ai video del convegno e al resto del materiale didattico, «ma non ho mai ricevuto il permesso di entrare». Così, conclusi gli incontri che termineranno ad aprile/maggio in Lombardia, Campania, Piemonte e Valle d’Aosta, Sicilia, Liguria e Lazio con un focus sui “testi scolastici e supporti didattici in ottica di genere”, “media e stereotipi di genere”, “benessere e sessualità”, sarà possibile, come si legge sui moduli del progetto, «allargare la formazione con progetti a distanza». Grazie agli «incontri in presenza, raccolti in video e ampliati con materiali didattici», sarà costituita «la base per una piattaforma in modalità asincronica», in modo che «i/le docenti in formazione si iscriveranno e potranno parteciparvi online singolarmente (dove e quando vorranno) o collettivamente (in corsi organizzati dalle singole scuole)».

@frigeriobenedet

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30 commenti

  1. Carmela Passacantilli

    Tutti sti prof. allarmisti che si firmano con sigle…. Ma dai…
    Se la cosa è così grave come dicono ci mettessero la faccia.
    Quando circa trenta anni fa presi l’abilitazione per l’insegnamento, nella 2^ prova scritta (psicologia e pedagogia) scelsi una traccia nella quale dovevo sviluppare il concetto dei comportamenti stereotipati e tra gli esempi che portati inseriti anche quello dei personaggi delle favole.
    Trenta anni fa…
    Perciò fate il favore… Basta allarmismi…

  2. Emanuele

    Come giustamente ha sottolineato anche Lela, le vere eroine delle fiabe spesso sono le ragazze, sia nel bene che nel male, mentre i maschi sono spesso secondari, senza nome e senza storia.

    Secondo Bettelheim in realtà il rapporto matrigna/fanciulla rappresenta i conflitti interiori che le bambine attraversano per passare da bambine ad adulte (paura di crescere, desiderio di emancipazione, attrazione e timore per la sfera sessuale, etc. )

    Il ruolo pedagogico e educativo delle favole è dunque fondamentale. Si tratta di un patrimonio antropologico sedimentato da secoli.

    Se poi analiziamo Cappuccetto Rosso, la ragazzina è molto emancipata, tanto da girovagare da sola nel bosco e dare filo al lupo. La figura del lupo rappresenta l’amore passionale cui la fanciulla si concede volentieri fino a finirci a letto insieme fingendo di farsi ingannare. Il cacciatore invece rappresenta un amore più maturo.

    Per Bettelheim, è importante che i simboli erotici e sessuali siano nascosti nelle favole in modo da lavorare a livello inconscio, questo per evitare traumi (cosa di cui dovrebbero tenere conto gli esperti di educazione sessuale alla materna).

    Non mancano poi storie dove le bambine sono vere eroine, come Hansel e Gretel o Fratellino e Sorellina.

    Purtroppo adattamenti edulcorati come quelli di Disney snaturano il senso delle favole e ne sminuiscono la portata educativa. Idem, chi pensa che sia intelligente stravolgerne il senso per essere politically correct.

    1. Lela

      Perchè gli adattamenti Disney ci perdono? A mio parere non sempre.
      A volte mi sembra che acquistino una ulteriore profondità, invece.
      Faccio l’esempio della sirenetta.
      Nella fiaba originale la sirenetta si fa trasformare in umana dalla strega per stare con un uomo che non la ama (infatti lui ricorda, ed è innamorato, della principessa che lo raccoglie sulla riva dopo il naufragio, non della sirenetta, di cui nemmeno sospetta l’esistenza), patisce le pene dell’inferno per la mancanza della voce e il dolore alle gambe, e nonostante questo lo porta dalla sua amata. Lui sposa la principessa, alla fine alla sirenetta viene offerta la soluzione di uccidere il principe e tornare a casa, ma lei rifiuta, quindi muore ma non svanisce nel nulla come premio per le sue sofferenze e il suo amore.
      Tutto questo nel film Disney non c’è, ma c’è una cosa che io apprezzo molto: la sirenetta desidera una cosa che è per lei (il principe infatti è di lei che si innamora), ma la vuole ottenere nel modo sbagliato, facendo un patto con la strega, che non solo la mutila, ma la porta alla schiavitù. Alla fine è il re padre, che, dopo essersi offerto alla strega in cambio della figlia (lui, giusto, in cambio della figlia che invece non ha fatto altro che trasgredire e combinare guai), e il principe ha ucciso la strega, trasforma la figlia in donna, senza chiedere nulla in cambio, solo perchè la ama.
      La sirenetta avrebbe potuto avere quello che desiderava, se solo l’avesse chiesto e richiesto al Padre, invece che fare di testa sua e rovinarsi con la strega.
      Io trovo tutto questo affascinante e niente affatto edulcorato.

      1. Emanuele

        Secondo Bettelheim, con il quale concordo, le favole sono il risultato di secoli se non millenni di sedimentazione culturale e sociale. Hanno, in un certo senso, raggiunto un equilibrio, un compromesso tra il dire e non dire, un comunicare più con simboli ed immagini che con una trama avvincente o moralizzante.

        Il loro scopo è parlare all’inconscio, non tanto fornire la lezione morale. Sono, in altre parole, la rappresentazione simbolica dei conflitti interiori dei ragazzi (complesso di edipo, ansia da castrazione, regressioni, scoperta dell’Io in contrasto con il mondo, etc.). In effetti, quando sono state messe per iscritto dai Grimm o il Perrault in parte presero un piega morale (soprattutto quelle del Perrault) che oggi è quantomai evidente.

        Spesso queste storie sono condite da incongruenze ed assurdità narrative, ma, ripeto, vanno più considerate come una seduta psicanalitica o come un sogno vigile. Cambiarle, sempre secondo Bettelheim, ne sminuisce questa capacità di parlare all’inconscio facendole diventare storie curiose e moralizzanti, ma perdendo quell’appeal che avevano.

        Volendo estremizzare, la favole rappresenta una specie di rito di passaggio (ormai non più praticato in occidente), la maniera di vivere nella finzione quei riti che per millenni (ed ancora oggi praticati in remote culture) hanno rappresentato il passaggio da bambini ad adulti.

        Comunque, quando parlo di edulcurazione oltre allo snaturamento della trama, mi riferisco anche al tentativo di togliere quegli elementi cruenti o violenti pensando che quelli siano tramumatici per i bambini (putrtoppo questo perché pochi conoscono la dimensione simbolica e inconscia dei simboli tramandati nelle favole).

        Ad esempio, le veriosioni Disney non prevedono la morte dei primi due porcellini, non prevedono che la matrigna di Biancaneve sia messa a morte, non prevedono che alle sorellastre di cenerentola siano cavati gli occhi dagli uccelli, etc. Ma questi atti violenti, in realta, rappresentano il bambino che muore per diventare adulto (tre porcellini), la sconfitta delle paure legate alla sessulità adulta (Biancaneve), etc.

        1. To_Ni

          Bravissimo!!!

          1. Emanuele

            …Grazie, ma non è farina del mio sacco. ..

  3. Ivan

    Le differenze maschio/femmina sono biologiche, e non sono certo la conseguenza di un condizionamento socio-culturale. La teordia gender, invece sì, è frutto di forzature ideologiche.

    Credo che sia indispensabile che ognuno di noi, nel proprio ambito, non abbia paura di esprimere a voce alta e schiena dritta la propria contrarietà alla teoria gender, come ha fatto la prof. A.M. citata nell’articolo.
    Le dittature (anche ideologiche) si impongono anche grazie al silenzio delle masse.

    1. nicola

      Si impongono soprattutto con il silenzio delle masse, come è successo con il nazismo!!

  4. AndreaB

    Il rispetto per chi e’ diverso si ottiene facendo finta di essere tutti uguali? Forse si ottiene di piu’ insegnando a capire le diversita’ oggettive, il perche’ esistono… Forse si ottiene di piu’ semplicemente insegnando che odiare il prossimo e’ sbagliato. Le diversita’ fisiologiche esistono e sono evidenti e chiamando stereotipi le conseguenze naturali di queste diversita’ allontana dalla verita’ e dal rispetto.

  5. marco

    Gli omosessuali hanno sempre sostenuto che era l’omosessualità era innata e quindi,tra l’altro,incurabile,come in effetti è,visto il fallimento dei numerosi tentativi.Se è invece acquisita allora una cura,magari con scosse elettriche,già usate,alla lunga funzionerebbe.Si decidano.

    1. Cisco

      @Marco
      Ma quali scosse elettriche…non dire cretinate…

  6. paolo

    Come sempre è solo Tempi (e le altre riviste web non alleneate) a denunciare queste cose.
    Gli altri media, anche quelli che si spacciano di essere anticonformisti e dissacratori (tipo Radio 24 o Radio 105) si guardano bene dall’ aprire bocca, per paura di essere tacciati di “omofobia”.
    Il che dimostra che sono solo dei pagliacci, senza spina dorsale, servi del regime e allineati al pensiero unico dominante. Utili idioti.

    1. Menelik

      Sante parole, Paolo.
      Ben detto.
      Ho anch’io la stessa opinione dei media italiani.
      Condivido dalla prima all’ultima parola.
      Punteggiatura compresa.

  7. angelo

    Non si capisce perchè gli “stereotipi” devono essere solo i nostri, e non i loro.
    Come al solito i dittatori rossi strillano contro le “imposizioni” altrui, ma loro si sentono in diritto di imporre le loro idee. Che ovviamente non sono le loro idee, ma la Verità Rivelata.

  8. Lela

    Ma io questo accanimento sulle fiabe, che darebbero un’immagine della donna terribile, non lo capisco.
    Cerco di mettermi nei panni di questi sedicenti studiosi e di analizzare queste orrende fiabe: Cenerentola e Biancaneve, ma anche Raperonzolo, Bella Addormentata eccetera, sono fanciulle belle, buone e virtuose, con desideri di felicità e una storia più o meno triste alle spalle, e alla fine vengono salvate dal principe. Come si chiama il principe? Boh. Che tipo è? Boh. Quali i suoi desideri? Mah. Come è arrivato fin lì? Mistero. Se vogliamo fare una critica usando i criteri di questi personaggi ossessionati dal genere, e siamo intellettualmente onesti, scopriamo che il principe, in queste favole, NON SE LO FILA NESSUNO. I bambini alla fine ricordano la favola di BIANCANEVE, di CENERENTOLA, LA BELLA ADDORMENTATA. Che i principi siano gli eroi che salvano la fanciulla alla fine, mi sembra il minimo 🙂
    La verità è che la discriminazione deprecabile è sempre e solo a senso unico…

    1. saras

      E’ vero! Ma poi i bambini me li vedo a star dietro a queste frignacce… ma questi, oltre al fatto di essere ridicolmente ottusi, non sanno nulla di come funziona la mente di un bambino! Penso per esempio alle favole al contrario di Gianni Rodari, dove i buoni sono i cattivi e viceversa… beh, fa sorridere notare il fallimento di questo espediente: i bambini non possono sopportare l’idea che Cappuccetto Rosso sia la cattiva e il Lupo il buono! NOn tollerano cambiamenti di questo tipo e disdegnano queste favole, pure apprezzando invece tutte le altre favole di Rodari. Il bambino è conservativo, radicale e vuole le cose chiare e tonde. Figuriamoci se gli si viene a dire che il principe in realtà è una donna, se gli si parla di Cenerentolo! Sai che risate e che bocche storte? Poi a quell’età dove se uno ti dice che sei una femmina o lo meni o ti metti a piangere dalla rabbia, e dove le femmine disprezzano con superiorità i maschi, ben felici di distinguersi da loro… E questi dovrebbero insegnare a dei bambini?!?

  9. Q.B.

    Capita a volte di trovarsi improvvisamente di fronte a una persona all’apparenza serissima, che con tono fermo e severo afferma delle verità che percepiamo come dissonanti ma che vuoi per la sorpresa, vuoi per lo sconcerto, al momento non riusciamo a mettere a fuoco. Dopo il primo capogiro, però, riusciamo a inquadrare meglio la situazione, osserviamo l’interlocutore e ne cogliamo quella luce strana nello sguardo, la gestualità sovreccitata, il tono sopra le righe, alla fine diventa evidente il suo disagio interiore mentre noi riusciamo a mettere in fila la logica che per un attimo era stata scompigliata.

    E’ l’effetto di temporaneo depaysement che procura l’incontro con i portatori di certe forme di disagio psichico e che dura poco perché poi la ragione riprende il controllo. Sono convinto che sia sostanzialmente questo il motivo di tanta accelerazione nel portare avanti certe perverse strategie; più passa il tempo più la gente si rende conto di trovarsi di fronte a veri e propri deliri e reagirà di conseguenza.

    Vi sarà allora un tempo in cui i teorici del lghdbeas saranno derisi sulla pubblica via e non escludo gesti di apprezzamento alla Totò e il Picassò.

    Va da se che gli “ideologi” che li hanno sollecitati a lanciarsi in un attacco alla baionetta senza speranza di vittoria saranno i primi a rinnegarli.

    Ne soffriranno, purtroppo, le tante persone degnissime che vivono l’omosessualità con la consapevolezza che la condizione richiede, accanto a chiunque altro abbia avuto la sventura di vivere nell’infanzia il disagio di certe “attenzioni” educative.

  10. mery

    un progetto che si propone il RISPETTO DELLE DIFFERENZE e che mette in pratica la COMPLETA DISTRUZIONE E DESTRUTTURAZIONE DI OGNI DIFFERENZA parte proprio male . genitori, ribellatevi finchè potete.

  11. To_Ni

    Una delle cose che colpisce, oltre alla perversione ideologica, è con quale assoluta ottusità si mettono le mani rispetto su tutta una cultura che regna sul mondo delle favole. Nel leggere le favole le cose che appaiono in superficie sono nulla rispetto ai simboli che si celano. Oltre alla storia c’è un universo da interpretare. Cambiare le favole stravolge tutto nella profondità. Immaginare, per esempio, un “cappuccetto rosso ” maschio, una cacciatrice femmina e una lupa riempita con pietre, è semplicemente ridicolo. Temo che con questo andazzo si rischia che l’antidiscriminazione e l’abbattimento degli stereotipi si estenda ai classici (ricordo che già in passato qualcuno voleva mettere le mani sulla Divina Commedia …troppo omofoba) Credo di non esagerare se paragono queste tendenze, con le dovute proporzione, ma con un uguale fondo qualitativo, al comportamento dell’ISIS che distrugge i musei sacrileghi.

    1. Danicor

      Secondo me lei non esagera. Il patrimonio letterario è seriamente minacciato.

  12. Giannino Stoppani

    Con la mia povera prole costretta a convivere gran parte della giornata con madre allattante al seno e padre restio alla tricotomia avranno un bel daffare i “destrutturatori”.
    A parte gli scherzi, un saggio proverbio (credo campano) recita: chi sputa in cielo in faccia gli torna.
    Sicché anche questa utopia scellerata, come tutte le altre, perderà il confronto con la realtà effettuale e la natura umana tornerà a prevalere.
    A noi il triste compito di piangere le vittime e cercare di abbreviare la battaglia.

  13. Giannino Stoppani

    Mi ricordo di un Cenerutolo in “bar sport” di Benni.

  14. Emanuele

    «Donne non si nasce, ma si diventa attraverso un percorso di aspettative che altri hanno su di noi».

    Addirittura! Aspettative così forti da far sviluppare utero, ovaie e seni dal nulla. .. incredibile! allora i miei figli sono nati malformati, una con la patatina e l’altra con il pipino… Sarà colpa di mia moglie che desiderava la coppia? Che dite, se li carico di aspettative opposte, posso ancora rimediare?

    Certo, se questi sono gli esperti cui, secondo Fabiano & Co., dovremmo affidare i nostri figli per una educazione sessuale fondata su basi scientifiche, allora siamo messi bene. ..

    1. jb Mirabile-caruso

      Emanuele: “Sarà colpa di mia moglie che desiderava la coppia? Che dite, se li carico di
      …………….aspettative opposte, posso ancora rimediare?”………………………………….

      Può rimediare si, signor Emanuele, non nel senso di cambiare il loro genere biologico, ma certamente nel determinare lo stesso DISorientamento psichico di cui sono affetti gli omosessuali! Poi, ottenuto il conflitto sessuale tra mente e corpo, ci sono i chirurghi genitali ad attendere la chiamata ad intervenire.

      E perché non dovrei ricorrere ai psichiatri, – Lei forse mi chiederà – invece che ai chirurghi? Oh bella questa! Ma per salvarsi dalla galera con una gravissima accusa di discriminazione nei confronti degli omosessuali i quali – terrificati dalla Verità come sono in gran maggioranza – mai sopporterebbero che la loro fantasticheria venisse messa in discussione.

      Cordialmente.

  15. leo aletti

    Anche se sono convinti di destrutturare l’uomo, esso rimane maschio o femmina. Che violenza, ma non passerà, perché l’uomo maschio o femmina rimarrà.

  16. Cisco

    Certo che solo con delle discipline ridicole e inventate di sana pianta come “sociologia dell’organizzazione”, per non parlare degli “studi interdisciplinari di genere” (almeno hanno il pudore di non chiamarle teorie scientifiche) si possono propinare delle balle colossali sulla distinzione tra sesso e genere. Pretendere di combattere la violenza eliminando le differenze significa al contrario non tenere conto della realtà e quindi fare violenza alle persone. Sarebbe la famosa eterogenesi dei fini, se non fosse una strategia deliberata per creare un mondo di cenerentoli e principesse azzurre al fine di rincoglionire ulteriormente un essere umano ormai in balia dei proprio narcisistico libero arbitrio. Peraltro ci sarebbe da chiedersi – ma soprattutto rispondersi – come mai le docenti di questi corsi sono sempre delle donne…

    1. jb Mirabile-caruso

      Cisco: “Peraltro ci sarebbe da chiedersi – ma soprattutto da rispondersi -come mai
      ………..le docenti di questi corsi sono sempre delle donne…”……………………….

      Ovviamente, signor Cisco, perché le donne sono le più facili a sedursi. Non senza una ragione, infatti, il Serpente si rivolse ad Eva, e NON ad Adamo!

      Cordialmente.

      1. Lela

        No. Perché per distruggere un palazzo nel minor tempo possibile e con la massima efficacia, distruggi il pilastro portante.
        Il serpente non si rivolse a Eva perché era più facile, ma perché sapeva che corrompendo lei avrebbe corrotto il mondo. Infatti a Eva non serve discutere con Adamo, le basta allungare il frutto. Il contrario non sarebbe stato possibile.
        Non è un discorso di superiorità, eh? Solo il riconoscimento della diversità di natura per la quale Dio, per ricostruire, ha per prima cosa tirato su un nuovo pilastro: Maria.
        La Donna è il più temibile nemico del demonio, per questo la vuole alleata: essa ha il potere di essere Scala al Fattore per l’uomo, o di trascinarlo agli inferi.

      2. Cisco

        @Mirabile Caruso
        Purtroppo in questo caso il serpente sale in cattedra e cerca di indottrinare tutti senza distinzione, un vero progresso non c’è che dire: dalla mela al cetriolo.

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