Autoritarismo linguistico, dogmi secolari e woke, un’opposizione sedicente “rivoluzionaria” del tutto fasulla. «Così il potere cresce un ceto intellettuale acquiescente e conformista», spiega Carlo Lottieri. Ma liberare il palazzo delle idee è possibile
«Qual è la missione dell’Università?», chiedeva lunedì su queste pagine Giovanni Boggero, auspicando per esse una “neutralità istituzionale”. In Occidente molti atenei sono oggi attraversati da proteste che chiedono l’interruzione dei rapporti con gli istituti di ricerca israeliani per via della guerra a Gaza, sono teatro di evidenti casi di censura – professori minacciati o licenziati perché dicono che i sessi sono due, conferenze interrotte perché i relatori hanno opinioni non in linea con il mainstream progressista su temi come la razza, il genere, la politica o l’ambiente –, e sempre meno luoghi di educazione al dibattito e alla libertà di espressione.
Denunciati dai colleghi, contestati dagli studenti, "processati" dai loro stessi atenei, nel mondo anglosassone sempre più professori lasciano la cattedra prima ancora di essere allontanati – e il recente caso di Marco Bassani, sospeso dalla Statale di Milano per un meme offensivo contro la vicepresidente americana Kamala Harris p...