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«In guerra Grossman ha capito che il vero scontro è tra i singoli individui e l’ideologia»

Oggi esce in edicola "Uno scrittore in guerra" (Adelphi), con passi di articoli, saggi e taccuini di guerra del grande scrittore russo. Intervista all'esperto Giovanni Maddalena

Leone Grotti
07/05/2015 - 13:36
Cultura
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uno-scrittore-guerra-grossman«Vedendo così da vicino i fatti, Vasilij Grossman si rese conto che il vero scontro è fra i singoli individui e l’ideologia». Oggi esce in libreria Uno scrittore in guerra (Adelphi), un testo che permetterà anche a chi non conosce il grande scrittore russo, autore del capolavoro Vita e destino, «di godere sia di brani della splendida scrittura di Grossman sia dell’avventurosa vicenda personale dello scrittore».
Il libro, curato da Antony Beevor e finalmente tradotto dall’inglese, unisce a commenti e memorie sullo scrittore, lettere, saggi, articoli e parte dei taccuini di guerra tenuti da Grossman, che ha seguito in guerra come corrispondente l’Armata rossa dell’Unione Sovietica tra il 1941 e il 1945. Il risultato, come spiega a tempi.it Giovanni Maddalena, docente universitario e direttore scientifico del Centro studi Vasilij Grossman, «è sicuramente avvincente».

Che cos’è esattamente Uno scrittore in guerra?
È una ricostruzione storico-narrativa fatta da uno storico inglese, Antony Beevor, che rilegge alcuni eventi della Seconda guerra mondiale in Russia secondo la prospettiva di Grossman, considerato un testimone particolarmente importante. Beevor ricostruisce la vicenda di Grossman utilizzando proprie conoscenze sulla guerra, pezzi di biografie e di memorie sullo scrittore, insieme a brani delle opere edite, stralci di articoli scritti per il giornale dell’Armata rossa e dei celebri taccuini di guerra.

Che cosa sono i taccuini di guerra?
Grossman li compilava la sera, spesso ricordando a memoria intere interviste. Il libro è un’operazione complessa che ha avuto un enorme successo mondiale e ha contribuito alla fama crescente di Grossman. Anche se il metodo è strano e criticabile, il risultato è sicuramente avvincente e nell’edizione italiana ben tradotta da Valentina Parisi c’è un prezioso apparato sulle fonti, fatto dal direttore del centro studi Grossman Pietro Tosco, che migliora di molto anche l’aspetto filologico.

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Come l’esperienza della guerra ha cambiato Grossman?
Lui era già uno scrittore affermato. Il periodo da corrispondente ha esaltato la sua scrittura realista, attenta a ogni dettaglio, Ma gli ha anche fatto vedere da vicino il titanico confronto fra le due ideologie totalitarie, nazismo e comunismo, da un lato, e la vita delle singole persone, eroi spesso sconosciuti, dall’altro. Grossman era il solo giornalista presente sulla Riva destra del Volga, dove si svolgeva la gigantesca battaglia di Stalingrado, mentre i suoi colleghi e i membri del partito erano fuggiti sulla Riva sinistra, al sicuro.

Nel libro si parla anche del lager di Treblinka.
È stato il primo a rendersi conto di che cosa fosse avvenuto là. Data la sua capacità di raccogliere testimonianze, di essere preciso fino al minimo dettaglio, il suo racconto su Treblinka fu utilizzato come documento anche al processo di Norimberga.

Che cosa ha scoperto Grossman in guerra?
Vedendo così da vicino i fatti, Grossman si rese conto che il vero scontro è fra i singoli individui e l’ideologia. L’ideologia, di qualunque genere e tipo, diventa razionalista, giustifica tutto e schiaccia senza timore il singolo uomo in nome di principi che crede “giusti” o “buoni”. L’uomo concreto invece è fonte di qualcosa di irriducibile, la libertà, che in certi momenti è capace di rinunciare al proprio tornaconto per compiere gesti buoni e per porsi domande vere.

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Quanto ha influito questo periodo sulla scrittura di Vita e destino?
Vita e destino è un’antitesi: o la vita del singolo o il fato (destino è usato in questo senso) che l’ideologia impone. Grossman passerà il resto della vita a cercare di capire che cos’è avvenuto in quell’esperienza così forte, che era cominciata con l’omicidio della madre da parte dei nazisti ed era finita con una vittoria dal gusto amaro. Poco dopo la grande vittoria, anche Stalin aveva cominciato a perseguitare gli ebrei, chiarendo definitivamente allo scrittore l’identità delle ideologie di ogni tipo. Una volta dimenticato il singolo uomo, il gusto del rapporto tra esseri liberi, il potere diventa burocrazia e violenza. Grossman ha fatto vedere che l’ideologia è una possibilità sempre presente nell’animo umano.

Che cosa resta ancora da pubblicare del grande scrittore?
Manca un’edizione critica e completa dei taccuini, quelli solo in parte usati da Beevor. Inoltre, manca un’edizione critica di Vita e destino che ora sarebbe possibile, visto che l’originale è stato restituito all’archivio della letteratura russa dopo 50 anni di sequestro da parte delle forze di sicurezza.

@LeoneGrotti

Tags: adelphicomunismogiovanni maddalenagrossmanlagernazismoseconda guerra mondialeunione sovieticauno scrittore in guerra
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