«Mah, qui la parola deve essere data alla scienza». Con queste chiare lettere sul problema Ru486, il 31 gennaio Romano Prodi consegnava a Radio 24 il manifesto bioetico della sua coalizione. Poi l’Unione ha vinto le elezioni, quindi, almeno sulla bioetica, siamo in una botte di ferro. Sì, perché ora siamo finalmente nelle mani della scienza, quella vera. La Scienza, che durante la guerra contro la legge 40 si affidò a Monica Bellucci, attrice più brava che bella, che però quando ci vuole sa anche essere polemista puntuta. «In Italia c’è un’utilizzazione politica della religione», ha argomentato la sponsor referendaria, ospite de “Il senso della vita”, a un inspiegabilmente perplesso Bonolis: «Massì, c’è tutta una macchinazione politica per prendere voti, no?».
Ecco il punto: nell’Italia del Domani, di questa macchinazione vatican-talebana finalmente vedremo la fine. Finalmente si potrà dire ad alta voce quel che il Corsera già sussurrava in febbraio, titolando “Le nozze gay fanno bene alla salute”. Cadranno una buona volta i tabù veteroclericali contro la pillola abortiva, veti che Silvio Viale (il dottor Rosa nel pugno) aveva profeticamente definito degni di «un ministro da Ventennio».
Finalmente ci feconderemo artificialmente quando e come più ci aggrada, perché dimenticheremo quella che Magherita Hack, «divulgatrice raffinata» (Repubblica, 12/04/05) del Pdci, ha definito su Liberazione «una legge vergognosa che ci riporta ai tempi dell’Inquisizione e di Galileo». Finalmente Darwin avrà a scuola lo spazio che si merita, accanto al crocifisso, e mai più si azzarderanno idee balzane come quella della Moratti, che l’anno scorso trattò l’evoluzionismo come una teoria discutibile al pari delle altre: «A un certo punto ci è sembrato di regredire al Medioevo», testimoniò ancora Hack a Rep., sempre con grande senso della misura.
Ed è proprio questo che fa la differenza tra l’oscurantismo dei cinque anni appena trascorsi e la scienza del futuro: la cautela, la razionalità. Nel suo libro coraggiosamente intitolato Il diritto di morire, Umberto Veronesi, oncologo, già ministro ulivista e laico tutto d’un pezzo, di questa Scienza ha vergato un esempio luminoso: «La trasmissione del nostro Dna alle generazioni successive potrebbe essere letta come la versione moderna dell’immortalità, in quanto il Dna è in effetti immortale. Inoltre, trasferendosi da un corpo all’altro, riassume anche il concetto di reincarnazione». Perciò viva il Dna e abbasso i vecchietti. È quel che sottintendeva l’altro grande divulgatore italiano, Piergiorgio Odifreddi, quando, a “Matrix”, traendo le conclusioni del Codice Da Vinci, chiedeva giustamente che l’ora di religione a scuola fosse sostituita da un’ora di Dna.
Nel nome di gunther iv
Insomma, morte alle superstizioni e bentornato illuminismo. Vietato limitare la Scienza e largo alla dea Ragione con tutte le sue pillole dell’amore. E con tutti quei luminari alla Maurizio Mian, farmacologo editore del giornale dell’Unità nonché «candidato di bandiera» della Rosa nel Pugno, che ha intestato la sua «milionaria fondazione» filantropica al cane Gunther IV, figlio di Gunther: «Ma verrà il giorno che non servirà mettere la faccia di un pastore tedesco per parlare di pillola abortiva». Beh, magari siamo un po’ troppo ottimisti, ma ci sentiamo di azzardare che quel gran giorno è già arrivato.