Il Nicaragua confisca i beni offerti da Taiwan alla Chiesa e li dona alla Cina
Il presidente del Nicaragua, il sandinista Daniel Ortega, ha confiscato tutti i beni che Taiwan aveva donato alla Chiesa cattolica per consegnarli alla dittatura cinese. Si tratta dell’edificio che, sino a tre settimane fa, ospitava l’ambasciata di Taiwan nella capitale Managua e degli automezzi utilizzati dai funzionari della sede diplomatica del paese asiatico. A dare la notizia, il 26 dicembre scorso, è stato il canale televisivo Cdnn 23, uno dei pochi indipendenti rimasti nel paese centroamericano, pubblicando su Twitter il documento della Procura generale del Nicaragua in cui si comunicava il «passaggio di tutte le proprietà da Taiwan alla Cina». Comprese quelle donate all’arcidiocesi di Managua.
Taiwan condanna il sequestro
Dura e immediata è arrivata la reazione da Taipei che condanna «il sequestro arbitrario da parte del governo nicaraguense dei beni mobili e immobili che erano stati donati alla Chiesa cattolica del Nicaragua». Ma come si è arrivati a tanto? Tutto ha avuto inizio il 9 dicembre scorso, giorno in cui Ortega ha rotto tutte le relazioni con Taiwan, cessando di riconoscerla come Repubblica democratica e indipendente per dimostrare la sua ferrea lealtà alla Cina comunista, che invece considera l’isola parte integrante del proprio territorio. Sino ad allora, il Nicaragua era uno dei 14 paesi al mondo a riconoscere Taiwan. Lo Stato più importante della lista è il Vaticano.
Di fronte alla cacciata della sua delegazione dal Nicaragua, che aveva posto come ultimatum per lasciare il paese il 23 dicembre, Taiwan aveva donato tutte le sue proprietà all’arcidiocesi di Managua, come confermato dal vicario arcidiocesano, monsignor Carlos Avilés, al sito online del quotidiano indipendente La Prensa, il più antico del Nicaragua e che, per le sue posizioni pro democrazia, è stato oggetto di persecuzioni da parte della dittatura orteguista. «Hanno donato tutti i loro beni a noi e tra questi c’era anche l’edificio, che hanno offerto all’arcidiocesi. Abbiamo risposto che non c’erano problemi, ora sto lavorando sulle questioni legali per il trasferimento», aveva dichiarato a La Prensa online monsignor Avilés qualche giorno fa, aggiungendo che «qualsiasi donazione materiale qui è ben accolta, ora dobbiamo solo metterla a frutto per servire la gente».
L’odio del regime per la Chiesa cattolica
Il problema è che la Procura generale del Nicaragua, controllata al 100% da Ortega, ha detto a chiare lettere che il regime non solo ha ratificato l’esistenza di «una sola Cina», ma ha affermato che ciò «implica l’immediata registrazione di tutti i beni immobili, mobili, attrezzature e mezzi, a favore dello Stato riconosciuto, la Repubblica popolare cinese, con proprietà e dominio assoluto ed illimitato». E proprio in riferimento alle donazioni effettuate all’ultimo momento alla Chiesa cattolica da Taiwan, ha avvertito che «non c’è spazio per transazioni, trasferimenti o presunte donazioni, il cui intento evidenzia solo l’illegalità e la voracità di coloro che, con manovre e sotterfugi, si appropriano di ciò che non è loro». Per non farsi mancare nulla, la dittatura di Ortega ha anche affermato che «quelle entità che insistono su pretese illegittime e illegali saranno portate davanti ai tribunali e ricadranno su di loro le azioni giudiziarie corrispondenti».
L’azione compiuta da Ortega dimostra in modo lapalissiano due cose. La prima è il suo odio viscerale nei confronti della Chiesa cattolica che, durante la ribellione dell’aprile 2018, fu la sola istituzione a proteggere gli studenti scesi in strada, accogliendoli con le loro famiglie all’interno delle chiese del paese centroamericano per proteggerli dalla furia sandinista. Chiesa che poi tentò un’infruttuosa ma coraggiosa mediazione per il rilascio degli oltre 150 prigionieri politici. In quell’occasione la dittatura uccise almeno 328 persone, direttamente con il suo esercito ma soprattutto con i suoi paramilitari mentre il vescovo ausiliare vicario generale dell’arcidiocesi di Managua, monsignor Silvio José Báez, fu costretto a lasciare il paese a causa delle minacce, anche fisiche – i sandinisti lo picchiarono a sangue in chiesa – del regime nei suoi confronti.
Ortega si sottomette alla Cina
La seconda è la politica di totale sottomissione di Ortega allo strapotere cinese, il tutto naturalmente a scapito di Taiwan. Secondo l’analista politico ed ex deputato liberale Eliseo Núñez, inoltre, l’azione di confisca commessa dal dittatore del NIcaragua invia «un messaggio molto chiaro al Vaticano e alla Chiesa cattolica, ovvero che c’è una guerra aperta contro di loro, una guerra che ha delle conseguenze molto rilevanti visto che il Vaticano è uno dei mediatori più autorevoli al mondo in caso di conflitti come quello che si sta verificando oggi in Nicaragua».
Foto Ansa
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