La triste farsa del Nicaragua, ostaggio del satrapo Ortega
Con neanche il 50% dei seggi scrutinati, il Consiglio supremo elettorale del Nicaragua (Cse) ha già proclamato Daniel Ortega vincitore della «più grande frode elettorale della sua storia», parola di Sérgio Ramírez, scrittore premiato con il Cervantes e da un paio di mesi costretto all’esilio in Spagna per evitare l’arresto. Dati della dittatura sandinista alla mano, Ortega avrebbe ottenuto ben il 74,99% dei voti, con il 49,25% dei seggi scrutinati. Queste le cifre alle quali non crede nessuno, rese note all’alba di oggi da Brenda Rocha, la presidente di un Cse completamente dominato dal “clan” Ortega, in una giornata segnata dall’astensione, dalla repressione e dalla messa al bando di tutti i candidati degni di nota dell’opposizione.
Affluenza al 18,5% in Nicaragua
Nonostante le vie di Managua spettrali e vuote, il Cse nicaraguense ha avuto la sfacciataggine di sostenere che la partecipazione al voto sarebbe stata del 65,3%, una cifra lontana anni luce dalle stime di tutte le ong e agenzie private di sondaggi. Per Urnas Abiertas, un’organizzazione indipendente di osservazione elettorale, la partecipazione dei cittadini è stata appena del 18,5%, con un tasso di astensione dell’81,5%. Un’enormità in Nicaragua, dove il voto è obbligatorio.
«Una farsa», ha definito il voto l’opposizione, «buffonata» l’ha chiamata il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, «una pantomima» il sostantivo usato invece dal presidente americano Joe Biden. Oltre a negare la partecipazione a missioni elettorali dell’Organizzazione degli Stati americani, dell’Unione Europea e del Carter Center, il regime di Ortega ieri ha anche impedito a numerosi giornalisti dei media internazionali di entrare nel paese per seguire le elezioni, per evitare di avere «testimoni scomodi», fanno sapere dalla Cnn, che ha avuto la sua troupe bandita dal paese centroamericano.
L’eliminazione fisica degli oppositori
Al di là delle cronache degli abusi e delle violenze del regime, che proprio ieri ha arrestato altri 9 esponenti dell’opposizione, sono almeno cinque i motivi per cui le elezioni appena concluse in Nicaragua sono da considerarsi una farsa. Il primo è stata la mancanza dell’opposizione. O perché è stata uccisa, come dimostrano i 328 morti per mano dei sandinisti, quasi tutti giovani studenti, durante la sollevazione dell’aprile 2018, un’enormità se si tiene conto che il paese ha appena 6,6 milioni di abitanti (è come se in Italia fossero state uccise oltre 3 mila persone dalla polizia). Ma opposizione assente anche perché, quando non eliminata fisicamente come nel caso degli studenti, è stata incarcerata. Oggi sono infatti oltre 150 i prigionieri politici tra cui i sette principali candidati alle presidenziali che non sono nemmeno riusciti a registrarsi presso il Cse per il voto di ieri, essendo stati arrestati prima. Opposizione che se non uccisa o incarcerata è fuggita per evitare l’arresto: oggi sono 150 mila i nicaraguensi in esilio proprio come Ramírez. Pertanto, ovvio che alle presidenziali di ieri Ortega non abbia avuto avversari.
Il secondo motivo della frode conclamata è stato un Consiglio supremo elettorale al 100% al servizio di Ortega. L’istituzione è infatti composta da 10 magistrati, sei dei quali allineati al Fronte sandinista di liberazione nazionale, il partito Fsln guidato da Ortega e da sua moglie Rosa Murillo, che lui chiama “copresidente” e che ha preso di mira l’ultima istituzione rimasta in grado di mettere un freno alla dittatura, ovvero la Chiesa cattolica. La Murillo, esoterica seguace di Sai Baba, è infatti nemica giurata di vescovi e sacerdoti, che ha bollato più volte come «terroristi», «lupi disgustosi», «figli del diavolo» e «pastori travestiti».
La «strega» che mette al bando i partiti
L’unica volta che la Murillo visitò il seminario interdiocesano Nostra Signora di Fatima di Managua, sulla facciata c’era la medaglia di San Benedetto, considerata nel cattolicesimo come un’arma per affrontare il male. A metà di quest’anno, il sacerdote messicano Héctor Ramírez, ex cappellano di Fátima, identificò la Murillo come «la seconda strega più importante del mondo». Quello su cui non c’è dubbio è il potere della Murillo, superiore a quello dello stesso Ortega. Nei suoi discorsi quasi quotidiani, è lei infatti che emette ordini, rimprovera i ministri, decide le campagne, esprime desideri che finiscono poi per avverarsi, fa incarcerare e uccidere chi non la aggrada.
Il terzo motivo che dimostra la frode elettorale senza precedenti consumatasi ieri in Nicaragua è la scomparsa dei partiti di opposizione. Fece infatti scalpore la messa fuorilegge del gruppo politico Ciudadanos por la Libertad (Cxl), il principale partito di opposizione, lo scorso agosto. Tuttavia, non è stato l’unico caso. Ostracizzati negli ultimi mesi anche il Partito della restaurazione democratica (Prd) e il Partito conservatore (Pc). Perdendo la loro personalità politica, non sono stati nemmeno in grado di registrarsi al voto. I rimanenti gruppi politici nicaraguensi servono ora solo come satelliti che ruotano attorno al partito del presidente e non a caso sono stati accusati di «zancudismo», una vecchia tecnica usata in Nicaragua per formare coalizioni compiacenti che simulano un’opposizione.
Nicaragua ostaggio di Ortega
Il quarto motivo per cui Ortega è un presidente fraudolento è che non è stato consentito l’accesso alla stampa indipendente e agli osservatori internazionali. Basti considerare che non sono stati accreditati media come la Cnn, il New York Times o il Miami Herald, mentre gli uffici delle testate locali non controllate dal regime, come La Prensa e 100% Noticias, sono state da tempo occupate manu militari dallo Stato. Inoltre, né l’Organizzazione degli Stati americani, né l’Unione Europea né il Centro Carter hanno potuto inviare personale per verificare la regolarità delle presidenziali. Secondo la dittatura, ieri c’erano 170 osservatori, ma tutti espressione del comunismo internazionale e fedeli alleati del satrapo Ortega.
Infine, il quinto motivo dell’assoluta farsa compiuta da Ortega, è stata la campagna elettorale inesistente. Di fatto, non c’è stata nemmeno una campagna elettorale. Con la scusa del Covid-19, il Cse ha vietato concentrazioni superiori a 200 persone e carovane di veicoli. Ogni attività non poteva superare un’ora e mezza di durata. Inoltre i partiti di opposizione presenti sulle schede elettorali satelliti del regime non hanno fatto neanche un comizio.
L’eroica resistenza della Chiesa
Per tutti questi motivi, oggi riconoscere Ortega come presidente legittimo del Nicaragua nel suo quarto mandato consecutivo, sarebbe una iattura perché metterebbe sullo stesso piano democrazia e dittatura. Non a caso, sinora, solo i regimi di Cuba e Venezuela hanno riconosciuto il sandinista come legittimo capo di stato di un paese dove oramai oltre il 42% della popolazione vive in miseria, a differenza del clan Ortega-Murillo, che invece nuota nell’oro. Come già detto, oggi in Nicaragua l’ultimo potere istituzionale indipendente che si oppone al regime è la Chiesa cattolica, che già nel 2018 eroicamente si mise dalla parte degli studenti in rivolta, mettendo a disposizione le chiese per offrire loro rifugio dalla repressione sandinista.
I centri religiosi furono assediati dai paramilitari orteguisti e l’arcivescovo della capitale Managua, Monsignor Báez, fu prima picchiato e poi costretto all’esilio a Miami. Vedremo se la Chiesa riuscirà a intavolare un nuovo dialogo che porti alla liberazione dei prigionieri politici e a nuove elezioni regolari ma, data la deriva dittatoriale di Ortega e sua moglie, sarebbe davvero un miracolo.
Foto Ansa
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