In coma a 12 anni, rischiava la dichiarazione di “morte cerebrale”. Ma riprende a respirare. Il caso Joey Cronin

Di Benedetta Frigerio
03 Febbraio 2015
I primi esami positivi, il precipitare delle condizioni, la battaglia legale dei genitori per impedire il test che avrebbe potuto portare all'interruzione delle cure. Poi la svolta inattesa

AGGIORNAMENTO – Tre giorni dopo la pubblicazione di questo articolo, Joey Cronin, il ragazzino texano finito in coma a causa di un grave attacco d’asma, ha ripreso a respirare da solo. E la sua famiglia, contro il parere dei medici del Driscoll Children’s Hospital di Corpus Christi, ha ottenuto il via libera dal tribunale per il trasferimento in una struttura disposta a prendersi cura di lui.

ospedale-ricovero-terapia-intensiva-shutterstock_226511236Nonostante l’opposizione dei genitori e nonostante un altro ospedale sia pronto a ricoverarlo per continuare le cure, il piccolo Joey Cronin rischia di essere dichiarato morto dai medici del Driscoll Children’s Hospital di Corpus Christi, Texas, e quindi la ventilazione potrebbe essergli sospesa. Il bambino, 12 anni, il maggiore di quattro fratelli, è finito in coma il 14 gennaio scorso in seguito a un violento attacco d’asma, ha raccontato suo padre George a Lifesitenews. Pensando che si trattasse di uno shock anafilattico, i genitori gli avevano somministrato un antiallergico, chiamando i soccorsi. L’ambulanza l’aveva portato all’ospedale locale, ma data la gravità delle condizioni, Joey era stato trasferito alla struttura padiatrica. È lì che il suo cuore si è fermato: arresto cardiaco. Dopo averlo rianimato con successo, i dottori hanno pronosticato alla famiglia l’imminente morte del ragazzino.

INSPIEGABILE TRACOLLO. «Ci hanno detto – ricorda il padre – che non avrebbe superato il trauma (…) che era questione di ore». Ma nei cinque giorni successivi Joey è migliorato: «Si muoveva e apriva gli occhi». I test al cervello hanno rilevato attività cerebrale, tanto che il neurologo si è spinto a parlare con i coniugi Cronin di «un segno molto positivo». Anche gli altri medici, secondo papà George, «erano sorpresi, pur continuando ad essere negativi». Giovedì scorso, però, le condizioni del ragazzino sono cominciate a peggiorare. «Non sappiamo cosa sia accaduto, se sia stato un errore o cosa (…), quello che sappiamo è che un giorno ti stringeva la mano e il giorno dopo non lo faceva più».

BATTAGLIA LEGALE. Ora il Driscoll Children’s Hospital vorrebbe sottoporre Joey a un esame rischioso, al cui eventuale esito negativo seguirebbe la dichiarazione di morte cerebrale di Joey e la sospensione dei sostegni vitali. Ma il padre resiste: «Un altro medico ci ha detto: “Sapete, il suo cervello è gonfio (…) Non possiamo fare il gamma test. Sarebbe stupido (…) è controindicato: il sangue non scorrerebbe nel cervello perché è gonfio”». La tesi del neurologo Paul Byrne è che quell’esame è impreciso e spesso viene usato per giustificare una diagnosi di “morte cerebrale” in circostanze ambigue. Inoltre sono ancora incerte le cause dell’attacco d’asma che ha colpito Joey, ragion per cui ci sono motivi di preoccupazione anche rispetto all’iniezione di allergene nel sangue del ragazzino necessaria al test. Tuttavia l’ospedale non sarebbe disposto a cercare un’altra strada e nemmeno a lasciare che Joey sia trasferito a Houston, dove un team di medici si dice pronto a studiare il caso. Per questo Cronin si è appellato all’organizzazione di avvocati pro life Alliance Defending Freedom, per far valere il suo diritto al trasferimento del figlio. Attualmente però il gamma test è solo rimandato «temporaneamente».

@frigeriobenedet

Foto ospedale da Shutterstock

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18 commenti

  1. maurizio

    Una volta tanto,Nino,mi trovo d’accordo con te….poi bisogna trarne,coerentemente ,le conseguenze!

  2. Lucia

    L’articolo della dott.ssa Frigerio ha sollevato un dibattito anche tra noi medici. La curiosità in me e’ stata suscitata dall’indagine definita come “gamma test”. Da qui e’ partita la mia ricerca e le domande che ho rivolto ad alcuni miei colleghi. Ancora non abbiamo tutte le risposte, ma c’è’ un vivo interesse su questo argomento.
    Ecco alcune considerazioni, che considero ancora parziali e, questo sia perché la medicina e’ una scienza in evoluzione e, sia perché il caso clinico in esame e’ ancora aperto e dovremo studiarlo.

    1 – L’indagine citata come ”gamma test” e’ corrispondente alla tomoscintigrafia cerebrale di perfusione o SPECT: una tra le indagini diagnostiche necessarie a definire la morte cerebrale. (Per chi volesse approfondire c’è’ una ricca Letteratura medica a tal proposito su http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed ed un altro buon link e’ http://emedicine.medscape.com/article/1177999-overview#aw2aab6c12 )

    2 – L’articolo ripreso da http://www.lifesitenews.com fa riferimento ad un’intervista rivolta al padre del bambino. Senza nulla togliere alle competenze del padre e’ possibile che, nella concitazione degli eventi, l’emotività – com’è comprensibile in queste situazioni – abbia preso il sopravvento. Per esempio il padre del bimbo nel riportare le parole dei medici dice “il suo cervello e’ gonfio”. Ora questa terminologia non e’ corrispondente a quella comunemente da noi utilizzata, ma verosimilmente al padre del bimbo e’ stato descritto in tal modo – per agevolare la comprensione – il quadro di edema cerebrale del figlio.
    Ecco: il problema e’ che siamo di fronte non ad un bollettino medico – che per la delicatezza del caso e’ probabile sia emesso ad uno stadio di maggiore stabilità o alla fine – ma ad un discorso altrui che viene riportato ulteriormente. La giornalista fa correttamente il suo mestiere approfondendo e traendo informazioni da più fonti e porge il suo orecchio prima di tutto al cuore di un padre con tutti i limiti che questo comporta. Infatti questo e’ il suo compito cioè ascoltare ed annotare. Il giudizio – se lo vogliamo – spetta a noi.

    3 – Sono spesso colpita dall’aggressività di parole che, come fuoco incrociato, incontriamo in internet. Credo sia fondamentale che, sia tra noi lettori che tra lettori e giornalisti, ci sia un rispetto reciproco. Lo spazio dato a noi lettori dev’essere conservato come prezioso, perché in una guerra di polemiche non ci guadagna alcuno, ma anzi c’è’ il rischio di perder se stessi e gli altri in un’entropia di parole.
    L’educazione e’ tutelata dalla Legge, ma anche dal buon senso e sappiamo tutti che nell’esercizio del nostro compito cerchiamo di andare alla radice delle questioni, pur con tutti i nostri limiti umani. Non credo appropriato pertanto l’attacco alla giornalista e, questo perché semplicemente ha compiuto il suo dovere, studiando le fonti, riportandole ed in data odierna aggiornandoci sul decorso clinico del bambino. E trovo fuori luogo che per screditare la reputazione di una persona si faccia riferimento ad una massima della stessa e, mi riferisco alla frase di Testori. Non sarà un aforisma a cui siamo appassionati che ci potrà definire come persone o professionisti. Come se io dicessi che a me piace la frase “l’essenziale e’ invisibile agli occhi” ed alcuni potrebbero, basandosi su tale frase, pensare abbia un’avversità per gli oculisti…ma così non e’!

    Concludendo: anche di fronte a questo articolo lo stimolo per noi dev’essere quello di vagliare il tutto e trattenere il buono che, nel caso specifico, e’ dato dalla discussione nata all’interno di questo giornale ed anche – ripeto – tra noi medici sullo studio della definizione di morte cerebrale e, più ancora, sul senso della vita in relazione o indipendentemente dallo stato di salute che ci viene donata.

    1. Nino

      E’ raro leggere commenti così interessanti!

  3. Nino

    Chiunque, fuori dei casi di ingiuria, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la pena pecuniaria della multa da euro 258 a euro 2.582.
    Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena consiste nella pena pecuniaria della multa da euro 258 a euro 2.582 o la pena della permanenza domiciliare da sei giorni a trenta giorni ovvero la pena del lavoro di pubblica utilità da dieci giorni a tre mesi.
    Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico , la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516.

    (art. 595 Codice Penale e articolo 52 , comma 2, lettera a), D.Lgs. 28 agosto 2000, n. 274)

    1. Sebastiano

      Nino, non capisco perché hai citato l’art. del codice più inapplicato in tutta la storia della repubblica.

  4. maurizio

    Terrificante Jens!! anche il nazismo con le sue deliranti idee e la loro attuazione ai fini della purezza della razza era allo stesso livello..tradurlo,ora,sul piano economico lo riveste solo di ignobile sfruttamento affaristico…son ben altre le cause e le conseguenti soluzioni ai problemi di natura occupazionale e/qualità della vita(come si usa dire)..se,poi,queste posizioni non rispecchiano il tuo pensiero perché arrendersi così facilmente?…la realtà?..ma la realtà non é un dato fatalistico..la possiamo costruire e cambiare noi a seconda di ciò che ci muove come criterio e valore del vivere..coraggio,dunque!non rassegnamoci al peggio..noi siamo fatti per il bene!!

  5. Jens

    Io la vedo molto semplice: nella società occidentale nel pieno della crisi economica un malato terminale e/o in coma è un’inutile bocca da sfamare. Dovesse mai riprendersi, tanto lavoro non ce n’è, dunque sarebbe un costo sociale elevato.
    Questo commento non rispecchia il mio pensiero: rappresenta semplicemente l’amara realtà.

    1. Nino

      @Jens: un malato terminale e/o in coma è un essere umano e merita rispetto. Incluso il rispetto delle sue idee. Non è la realtà e mi auguro che mai lo sia. Lo è stata, in passato, quando i disabili ed i vecchi venivano inviati ai forni crematori, insieme agli ebrei, agli omosessuali ed ai dissidenti politici

    2. Q.B.

      Mi sembra che Jens abbia precisato che le frasi scritte non riflettono il suo pensiero. Mi é sembrata la sua un’amara Presa d’atto di una tremenda realtà.

      1. Nino

        Non mi sembra di aver affermato che quello fosse il suo pensiero. Ma non mi risulta che sia la realtà (per fortuna)

  6. Nino

    … bambino in come cui l’ospedale vuole staccare la spina. Contro il volere dei suoi genitori …

    Certo che letto il titolo uno si chiede come sia possibile che negli stati uniti sia ammissibile che un medico stacchi la spina ad un minore senza l’autorizzazione dei genitori. Allora si va a leggere alla fonte un po’ di notizie e si prova a dare qualche dettaglio della storia, e anche a descrivere il seguito.

    Il povero Joey Cronin è ricoverato Driscoll Children’s Hospital di Corpus Christi ed è collegato ad una macchina per la respirazione artificiale. I suoi parametri vitali sono drammaticamente peggiorati. Non so cosa sia il “gamma test” citato dell’articolo (a me vengono in mente formule matematiche, ma forse qualcuno può chiarire), quello che appare dagli articoli in inglese è che, nell’ambito dei protocolli medici previsti dal ministero della salute americano, tra gli test da effettuare per la verifica dello stato di “morte celebrale” c’è la effettuazione di un “apnea test” che consiste nello scollegare “temporaneamente” la macchina per la respirazione artificiale dopo aver iperossigenato il paziente, immettendo contemporaneamente ossigeno puro in trachea attraverso un catetere in modo da garantire sufficiente ventilazione alveolare e trasporto di ossigeno anche in assenza di movimenti respiratori. Che sono proprio quelli che vanno osservati e la cui assenza (nei 10 minuti di durata massima del test) è uno dei parametri che portano alla diagnosi di morte celebrale.

    Quindi non si trattava di staccare la spina, né di scollegare per sempre la macchina per la respirazione artificiale, ma di effettuare, in presenza di una serie di parametri estremamente negativi, uno dei test che, secondo i protocolli medici, devono essere effettuati per verificare lo stato del paziente (test che era già stato effettuato alcuni giorni prima, per fortuna con esito negativo)

    Fortunatamente non c’è stato bisogno di effettuare il test perché i parametri vitali di Joey sono leggermente migliorati, quei cattivoni dei medici del Driscoll Children’s Hospital di Corpus Christi hanno sottoposto il bambino ad una tracheotomia per facilitare sia la respirazione che l’alimentazione artificiale e, almeno fino a lunedì la situazione era stazionaria (non ho trovato notizie più recenti, quindi possiamo sperare che, in questo caso, no news good news) . Ma trovo il titolo, diciamo così, un po’ “misleading”

    1. Gatt

      Forse questo articolo è ai limiti della denuncia, Nino.
      Non meno forse dello storico “Il giudice ordina l’aborto” apparso su libero, scritto da Renato Farina (che, guarda caso, scrive anche su Tempi).

      E’ da un po’ che leggo Tempi, anche per questa tipologia di articoli. Credo sia importante capire come si muove la propaganda dei diversi poteri che convivono nel nostro paese: da Repubblica a Tempi, da Catena umana al Fatto quotidiano.
      Tempi appartiene a mio parere alle frange estreme di queste lotte di propaganda, non per scelta -mi auguro- ma per necessità data dagli attuali rapporti di forza delle parti in gioco.
      L’autrice di questo pezzo è Benedetta Frigerio, seguo da tempo anche lei. In una sua breve presentazione online (su “il timone”) cita queste frasi di Giovanni Testori:
      “Credo che ci sia un indirizzo infallibile: non sbaglierà, nonostante tutti gli errori, chi avrà voluto bene alla realtà, ossia alla Creazione. Se vuoi bene alla Creazione, puoi anche scrivere o dipingere le cose più tremende: esse sono già salvate dal Creatore fatto carne”.

      Magari la Frigerio cita queste parole intrerpretandole in tutt’altro modo, ma alla luce anche solo di questo suo pezzo non credo ci sia bisogno di spiegare quale sia l’interpretazione che io ritengo più calzante.

      Nella dimensione occidentale contemporanea- tra gli ideali di libertà e democrazia e le velocissime tecnologie di comunicazione di massa- c’è una guerra in corso tra diverse visioni della realtà, l’arma comune in mano ai giocatori è la narrazioni distorta di questa.
      Non si rendono conto i partecipanti al conflitto -o magari lo ritengono un problema marginale- che esiste una guerra trasversale a quella che combattono a suon di (…) e “verità virgolettate” sui temi più disparati:
      E’ quella di chi ritiene che un popolo libero e democratico possa – e debba- immunizzarsi da queste influenze.
      Dovrà accadere prima o poi, a forza di parlare del peso e della responsabilità che derivano dalla libertà di opinione, che non ci sarà più vantaggio a scrivere articoli come questo.
      E cosa accadrà allora? Cosa sarà allora di questa narrativa contorta e deformante?
      Spero proprio di essere ancora qui per vederlo, quando accadrà 🙂

      1. tiglat

        Che il Fatto sia un centro di potere mi trova daccordo. Per il resto, l anomalia sei tu e tutti coloro che diffondono e difendono la cultura della morte.

        1. .gat.

          Mai espresso opinioni sulla “cultura della morte”, tiglat, ma su come è scritto questo articolo.

          Quando faccio notare in altri giornali che il classico b titolo ” si butta dal tetto perché gay ” è del tutto fuorviante ed anche potenzialmente infamante, visto che non solo in genere non hanno elementi riguardo i motivi del suicidio, ma meno che mai hanno elementi per sapere se il ragazzo fosse gay o meno, mi danno dell’omofobo!
          Ma anche li, che te lo dico a fare, non mi esprimo in merito a temi di identità sessuale, ma a temi di giornalismo…

          Ma tu, tiglat, sei in grado di discernere tra un articolo probabilmente onesto che supporta le tutte battaglie, e uno probabilmente disonesto che- comunque- supporta le tutte battaglie? O ti è indifferente? Oppure basta che il tema e l’indirizzo dell’articolo siano in linea con il tuo pensiero per non porti il problema di capire se quello che leggi è vero, falso o qualche fantasiosa via di mezzo?

          1. Gatt

            scusa i refusi tiglat, l’ho scritto al cellulare… è “le tue battaglie” ovviamente, non “le tutte battaglie”.
            Comunque le domande con cui chiudo la risposta al tuo commento non sono retoriche, vorrei sapere davvero cosa ne pensi.

    2. giovanna

      Come al solito, untuoso Nino, le tue precisazioni sono di una inutilità imbarazzante.
      Cosa avresti aggiunto ? Un bel tubo.
      I medici volevano sottoporre il ragazzino ad un esame molto pericoloso, giusto per sentirsi autorizzati a staccare la spina: esattamente quello che hai riportato tu e che avresti fatti tu con i tuoi fantomatici figli.

      E ti sta bene la comunella di quest’altro, con un commento così insulso che non se ne leggevano da parecchio, a parte i tuoi.
      E scusate, tutti e due, se non entro nel merito, dato che è difficilissimo entrare nel merito di chi non dice nulla, sebbene con una diversa sfumatura: l’untuoso Nino non aggiunge nulla, Gatt sproloquia sul nulla, dato che non si riferisce assolutamente a questo articolo, ma parla a vanvera, così, perché ha tempo da perdere.

    3. Cisco

      @Nino
      Diciamo che la Frigerio ha tratto una conclusione autorizzata dalla prassi che viene attuata con esami di quel tipo. Il sospetto dovrebbe venire anche dal fatto che l’ospedale non vuole ascoltare il parere dei genitori, che mi sembra indispensabile nel caso di presenza di un minore. Critichiamo pure il titolo, ma resta la realtà di un mondo – soprattutto americano e nordeuropeo – che vuole risparmiare sulla pelle di anziani e malati.

      1. Nino_

        @Cisco: diciamo che la Frigerio è stata molto superficiale perché non ha letto i post successivi a quello che ha linkato scritti dallo stesso blogger. Diciamo che l’Apnea Test è un test “obbligatorio” perché previsto da un protocollo medico (poi su può sempre dire che il protocollo è sbagliato, ovviamente). Diciamo che quel test, se eseguito seguendo le regole, non è pericoloso. Diciamo che quel test, sul ragazzino, era stato eseguito già un’altra volta senza problemi. Diciamo soprattutto che nessuno voleva staccare la spina contrariamente a quello che dice l’articolo.

        Dopodiché se mi porti degli esempi reali in cui il mondo – soprattutto americano e nord europeo – vuole risparmiare sulla pelle di anziani e malati ne possiamo parlare, perché sono il primo a condannare qualunque azione che vada in quella direzione.

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