«Il presidente della Repubblica François Hollande ci ha detto che intende depositare un progetto di legge sul fine vita a marzo». È stato il presidente onorario del partito radicale di sinistra (Prg), Roger-Gérard Schwartzenberg, a confermare una voce che in Francia circola da settimane: Hollande baratterà una legge sull’eutanasia in cambio della fedeltà dei radicali, che hanno minacciato di non appoggiare più la maggioranza di governo.
LA PROMESSA DI HOLLANDE. Il leader del partito socialista pensa a una legge sul fine vita dall’inizio del suo mandato e a gennaio 2014, in pieno scandalo Gayet, ha dichiarato in conferenza stampa che avrebbe legalizzato l’eutanasia. Il terreno viene preparato da anni: nel dicembre del 2013 la conferenza dei cittadini ha dato parere positivo sia al suicidio assistito «per persone in grado di intendere e di volere» sia all’eutanasia «da autorizzarsi dopo un confronto tra i parenti dei pazienti e una commissione medica per malati terminali non in grado di esprimere la propria volontà».
«NO AL SUICIDIO ASSISTITO». In precedenza, nel luglio 2013, il Comitato etico consultivo nazionale (Ccne), seguendo l’esito del rapporto Sicard, si era espresso contro l’introduzione «di suicidio assistito ed eutanasia» ma aveva aperto a un cambiamento della legge Leonetti del 2005 perché venissero contemplate anche «le disposizioni anticipate di trattamento e la sedazione terminale».
«EUTANASIA IPOCRITA». Al contrario del rapporto del 2013, però, la sintesi riconosce che la sedazione terminale presenta un problema di «applicazione» che «merita di essere approfondito». Perché, come ammesso da un membro del Ccne, Régis Aubry, parlare di sedazione terminale significa dirigersi verso una forma di «eutanasia ipocrita». Ora Hollande potrà usare questo rapporto come meglio crede ma l’accordo rivelato dai radicali fa già capire verso quale direzione andrà l’azione legislativa del governo francese.