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Francia. Vincent Lambert non morirà di fame e di sete: i medici rimandano il caso a ministero e procura

Conclusa la «procedura collegiale» dell'équipe dell'ospedale di Reims, dove è ricoverato l'uomo. Alimentazione e idratazione non saranno sospesi, per adesso

Leone Grotti
22/07/2015 - 2:00
Esteri
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vincent-lambert-famiglia

AGGIORNAMENTO. Nel primo pomeriggio di oggi, giovedì 23 luglio, i media francesi hanno iniziato a battere la notizia che Vincent Lambert «per adesso» sarà mantenuto in vita. «Contro tutte le attese», spiega ad esempio Le Parisien, la dottoressa Daniela Simon, responsabile del reparto dell’ospedale di Reims in cui è ricoverato il 38enne tetraplegico, ha deciso di non sospendergli l’alimentazione e l’idratazione. «Colpo di scena all’ospedale di Reims», commenta il sito di Libération. In realtà la conclusione della «procedura collegiale» aperta il 15 luglio proprio per stabilire definitivamente la sorte dell’uomo, è descritta da quasi tutti come una non-decisione. L’ospedale ha infatti deciso di “girare” il caso al ministero della Sanità francese e (di nuovo) alla magistratura. Alla procura della Repubblica, secondo i giornali (vedi Le Point), i medici chiedono che sia designato un rappresentante legale per Lambert, dato che la famiglia è divisa sul suo destino, e avrebbero anche denunciato un «progetto di rapimento» nei suoi confronti. Comunque sia, almeno per il momento, Vincent Lambert non morirà di fame e di sete.

L’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione di Lambert era stata autorizzata a inizio giugno anche da una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, ma la decisione finale spettava ai medici dell’ospedale di Reims, che per questo hanno avviato la «procedura collegiale» terminata oggi.

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VINCENT LAMBERT. Il caso di Vincent Lambert ha fatto il giro del mondo. L’uomo è entrato e uscito dal coma nel 2008, a 32 anni, in seguito a un incidente d’auto. Attualmente è in stato di coscienza minima e secondo numerose perizie può migliorare la sua condizione medica. Nonostante abbia subìto danni al cervello irreversibili, Vincent respira in modo autonomo, non è attaccato a nessuna macchina e risponde agli stimoli. L’uomo infatti non è in fin di vita, è semplicemente handicappato. Nel 2013, però, la moglie Rachel, che da anni non vive più in Francia accanto a Vincent, ha fatto interrompere l’alimentazione al marito senza informare nessuno. Quando i genitori l’hanno scoperto per caso, hanno ordinato ai medici di ricominciare a nutrirlo. Ne è nata una battaglia legale che avrebbe potuto concludersi oggi.

CONFLITTO DI INTERESSI. Nei giorni scorsi, la parte della famiglia di Vincent che vuole mantenerlo in vita (i genitori più alcuni suoi fratelli, mentre altri sono d’accordo con la moglie) aveva denunciato un conflitto di interessi: i medici designati per condurre la “procedura collegiale”, e quindi decidere della sorte di Vincent, erano Daniela Simon e Ana Oportus, entrambi definiti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo i «medici consiglieri» della moglie Rachel, che vuole far morire il marito.

IL NODO DELL’OSPEDALE. Anche per questo i genitori avevano chiesto all’ospedale universitario di Reims di permettere il trasferimento del figlio. Viviane e Pierre hanno sempre accusato l’ospedale di non curare più il figlio, non facendogli fare le necessarie sedute di fisioterapia e non fornendogli neanche una sedia a rotelle, mentre ci sono molte cliniche che si sono dette disponibili a prendersi cura dell’uomo a Gard, Morbihan e Parigi.

«VOGLIAMO PRENDERCI CURA DI LUI». Persino un ospedale polacco, il Hospicjum Dom Opatrznosci Bozej della città di Bialystok, ha cercato di ottenere il trasferimento di Vincent. Il medico Tadeusz Borowski-Beszta ha scritto in una lettera ai colleghi di Reims: «Il consiglio di amministrazione della Società degli amici dei malati di “Hospicjum” ha adottato una risoluzione che autorizza il capo della clinica ad accogliere il signor Vincent Lambert come paziente, se il suo entourage è d’accordo. Noi vogliamo prenderci cura di lui e proteggerlo dall’esecuzione della sentenza della Corte di Strasburgo».

«TENTATIVO DI ASSASSINIO». Nonostante le richieste dei genitori, senza addurre motivazioni, l’ospedale di Reims si è rifiutato di lasciar partire Vincent. Per questo, il 17 luglio, la madre Viviane ha fatto causa all’ospedale per «privazioni, cattive cure, sequestro, detenzione carceraria, arbitraria e illegale», nonché «tentativo di assassinio di persona vulnerabile». Il procuratore della Repubblica di Reims, Fabrice Belargent sta esaminando il caso e deciderà nei prossimi giorni se condurre indagini aggiuntive o lasciar cadere il caso.

VINCENT MIGLIORA. I genitori di Vincent hanno nell’ultimo mese diffuso un video in Francia dove si vede che il figlio non è affatto in fin di vita, o attaccato a diversi macchinari per poter vivere, ma è in buona salute, per quanto handicappato. Inoltre, dispongono di perizie mediche che affermano che Vincent ha ricominciato a deglutire da solo e che quindi può migliorare. Nonostante questo, la Corte europea dei diritti dell’uomo si è rifiutata di discutere di nuovo il suo caso, dopo la sentenza di morte emessa il 5 giugno, perché non ci sarebbero «novità sostanziali».

L’ESPERTO DI HOLLANDE. A sorpresa, la pensa diversamente il professore Olivier Lyon-Caen, neurologo e consigliere del presidente François Hollande su tutto ciò che riguarda la sanità. Parlando con Viviane il 2 luglio l’ha rassicurata sul fatto che, essendo migliorata la salute di Vincent fino ad oggi, «nuove analisi mediche sono necessarie per decidere se debba essere trasferito o meno». Al momento, però, queste nuove analisi non sono state eseguite.

L’APPELLO DEI VESCOVI. La Francia aspetta di sapere che fine farà dunque uno dei suoi «figli più fragili». Martedì 21 luglio la diocesi di Lione ha pubblicato un comunicato congiunto di nove vescovi francesi, tra cui il cardinale Philippe Barbarin, con il quale i prelati hanno voluto lanciare «un appello alle autorità politiche, giuridiche e mediche in unione con molti altri, credenti e non. Chi deve giudicare sappia che dietro la persona di Vincent Lambert è in gioco il simbolo della vita più fragile per l’avvenire della nostra società».

«NON È IN FIN DI VITA». Causare «in modo deliberato la morte di Vincent Lambert» avrà ripercussioni gravi sulla società francese: «Princìpi come “Non uccidere” (…) sono stati considerati valori fondamentali fino ad ora. Se vi rinunceremo, non si capisce come i medici potranno continuare a pronunciare il giuramento di Ippocrate». Oggi, concludono i vescovi, «il nostro fratello Vincent non è in fin di vita e molti ospedali specializzati si sono dichiarati pronti ad accoglierlo. Che cosa lo impedisce?». Perché si vuole a tutti i costi far morire Vincent, se lui non ha neanche mai espresso questo desiderio? È la domanda che si fanno anche i genitori: «Che l’ospedale di Reims non voglia più occuparsi di Vincent, noi possiamo capirlo. Ma ciò che è davvero incomprensibile e scandaloso è che si rifiutano di renderci nostro figlio perché noi stessi con aiuti esterni possiamo prenderci cura di lui».

@LeoneGrotti

Foto Vincent e Viviane: Ansa

Tags: chiesa cattolicaEutanasiaFranciamedicireimsstrasburgovescovivincent lambertvitaviviane lambert
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