«Diciamo la verità – esordisce Natale Forlani, presidente di Italia lavoro e portavoce del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro – quando abbiamo presentato il nostro Manifesto non avremmo mai pensato che, nel breve volgere di qualche mese, sarebbe diventato di così grande attualità». Il Forum si ritroverà a Todi il 17 ottobre e metterà intorno a un tavolo – per ragionare di futuro, impresa, famiglia e molto altro – tante, quasi tutte, le associazioni d’ispirazione cristiana che vivono nella realtà italiana. Fanno parte del Forum Cdo, Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Mcl, Acli e, appunto, Italia Lavoro di Forlani. Ma all’appuntamento hanno poi aderito anche molti altri, dall’Azione cattolica a Sant’Egidio, dall’Agesci ai Focolarini.
«Il Manifesto – spiega Forlani – è un punto di demarcazione, delimita l’area entro la quale ci muoviamo. Dice chi siamo e cosa vogliamo. Siamo nati dopo il discorso del Papa a Cagliari nel settembre 2008, quando il Santo Padre chiese al mondo del laicato cattolico un più consapevole coinvolgimento nella sfera politica del nostro paese. Allora, urgeva in noi il presentimento che qualcosa stesse cambiando e che si stesse esaurendo la storica egemonia politica e sindacale di una certa sinistra. Cosa possiamo fare? ci chiedemmo allora. Di lì in poi sono nate tante iniziative su famiglia, lavoro, riflessioni sulla società a partire dalla Caritas in veritate, ragionamenti sul nostro Sud…». E ora? «E ora non possiamo fare a meno di ragionare sul deterioramento della situazione politica, dei problemi connessi al nostro debito pubblico. Forse è il momento di fare qualcosa di più».
Questo “di più” è al centro di molte speculazioni. Che cosa vogliono fare i cattolici? Rifare la Dc? Una Dc 2.0, come hanno scritto alcuni? «Chi si sofferma su questi tipi di ragionamenti è fuori strada. Invito sempre tutti a fare un serio esame di coscienza. Voglio dire: dobbiamo essere consapevoli dei nostri limiti e dobbiamo evitare di essere nostalgici. Sappiamo che il percorso che abbiamo intrapreso è difficile e oneroso. Abbiamo alle spalle un’esperienza politica cattolica che è stata contraddistinta da una diaspora. Ma soprattutto, ed è questo che vorrei far capire anche a tanta stampa, noi non siamo un’organizzazione elettorale. Noi siamo un gruppo di organizzazioni che ha dei valori ben precisi, che fanno riferimento alla dottrina sociale della Chiesa, e possiamo dare un contributo al paese assieme – e sottolineo “assieme” – ad altri. Non vogliamo fare un partito, non vogliamo cacciare Berlusconi, per essere chiari fino in fondo».
Forlani vuole mettere in luce, innanzitutto, «la novità che è questa unità. Nel Forum ci siamo tutti. Chiedo: può un paese come il nostro pensare di affrontare il futuro facendo a meno dei cattolici, dell’umanesimo cristiano?». Il futuro, appunto. «Guardi, ho capito che cosa vuole chiedere. Ma la verità è che nessuna sa come si riorganizzerà la politica dopo Berlusconi. Quel che possiamo fare, ora, date le condizioni, è cercare di muovere dei passi nella giusta direzione. Noi dobbiamo unirci e dire assieme cosa vogliamo fare».
Anche perché, che ci sia qualcosa che non va «è palese. Che una fase storica stia per chiudersi è chiaro a tutti. Le premesse e le promesse della cosiddetta Seconda Repubblica sono inadeguate ad affrontare il presente, servono altri percorsi. Bisogna ripartire dalle famiglie e dalle imprese, rimettere al centro la persona, chiedere con sempre maggiore forza che ci sia più società e meno Stato. La politica deve ritornare ai suoi valori fondanti e, mi sia consentito di dire, parafrasando il cardinale Angelo Bagnasco, che anche i comportamenti devono essere più sobri, improntati ad un maggiore spirito di servizio».
La confusione è tanta, nota Forlani. «Metà del paese non sa chi votare. Tra questi italiani, tanti non sono solo animati da sentimenti di antipolitica, molti sono spaesati e basta. Ma ripeto: il nostro scopo non è diventare un partito. Non ci interessano i giochini di palazzo. Vogliamo mettere in campo delle proposte perché siamo preoccupati per un paese che vediamo molto confuso».