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Fine vita. «I grillini si sono fatti l’alibi per lasciare tutto in mano ai giudici»

Intervista a Antonio Palmieri dopo il mancato accordo in commissione sul testo base da presentare per scongiurare l'intervento della Consulta sul suicidio assistito

Caterina Giojelli
02/08/2019 - 1:45
Politica
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Nessuna intesa, nessun accordo, «un buco nell’acqua»: così il relatore del M5s Giorgio Trizzino al comitato ristretto istituito presso le commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, riunito il 31 luglio. «Il Parlamento non è pronto a compiere questo passo». Il riferimento non è solo al fatto che il comitato non sia riuscito a produrre un testo base per convergere su una proposta di legge che risponda a quanto prescritto dall’ordinanza della Corte costituzionale con la quale i giudici hanno invitato il Parlamento a modificare entro un anno l’articolo 580 del codice penale e disciplinare l’aiuto al suicidio. Ma soprattutto al fatto che il Parlamento non sia stato in grado di rispondere a quella parte della popolazione italiana «priva di una visione religiosa» e che «considera il singolo individuo come unico arbitro del proprio destino»: secondo Trizzino ad essa «e a tutti coloro che non sono in grado di affrontare sofferenze intollerabili è necessario dare una risposta».

UN ALIBI AL FALLIMENTO DELLA MAGGIORANZA

In diciotto anni di esperienza parlamentare Antonio Palmieri ricorda solo un caso (nella scorsa legislatura, tema: la riforma elettorale) in cui i lavori di un comitato ristretto non abbiano prodotto alcun testo: «È inaccettabile come Trizzino voglia imputare il “fallimento del Parlamento” a un derby tra laici e cattolici», spiega Palmieri a tempi.it, «a un derby tra chi, secondo lui, farebbe il tifo per la sofferenza ingiustificata e chi invece, come lui, è favorevole all’umana pietà nei confronti di chi soffre. Ma qui non c’è nessun derby, nessuno è schierato dalla parte sofferenza. Trizzino cerca di costruire un alibi rispetto a un fallimento che coinvolge in primis le forze politiche della maggioranza. Buttarla sui derby non consente di svolgere un lavoro serio a un Parlamento che deve e che vuole svolgere fino in fondo il proprio ruolo».

Tutti i gruppi parlamentari sono infatti favorevoli a intervenire su una rimodulazione dell’articolo 580 del codice penale. Niente eutanasia sul tavolo, precisa Palmieri, bensì un tentativo da parte dei Cinque Stelle di svilire il ruolo del Parlamento e la sua funzione legislativa, «usando il paravento della sofferenza. Che ripeto, non è il tema su cui la Consulta ci ha chiesto di legiferare».

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LA NARRAZIONE GRILLINA

I dodici mesi di tempo sono ormai quasi trascorsi, ma dopo la “fumata nera” dal comitato ristretto, l’ipotesi che saranno i giudici a dirimere la questione si fa sempre più concreta. «Nei Cinque Stelle prevale l’idea di attendere la data del 24 settembre e il conseguente pronunciamento della Consulta, senza nuove deliberazioni parlamentari, confidando che essa possa depenalizzare il reato di aiuto al suicidio ma anche spingersi più là. Da Leu al Pd, da Forza Italia alla Lega, siamo invece disposti fino all’ultimo a cercare di produrre un testo. Questa spaccatura, nella narrazione dei grillini e dei media, diventa “i cattolici vogliono imporre ai sofferenti il loro dogma sul fine vita”. Ma non siamo a catechismo, siamo nel Parlamento italiano. Ricordo che ad oggi con la legge sulle Dat qualunque persona in qualunque momento può già chiedere la sospensione delle cure, comprese idratazione, nutrizione e respirazione artificiale, considerate dalla legge sul testamento biologico alla stregua di trattamenti sanitari, e accedere alla sedazione profonda. Il tema della sofferenza non è un tema, così come non sono a tema l’autonomia e la libertà, che sono già garantite dalla legge. L’accordo va trovato sull’articolo 580».

IL M5S TIFA PER I GIUDICI

La scelta deliberata («non so se del relatore o dei Cinque Stelle: Trizzino prima dice al comitato ristretto che intervenire è un fatto “non di partito ma di coscienza”, poi però parla a nome del Movimento») di lasciare ai giudici la disciplina di temi fondamentali, quali la vita e la morte, priverebbe di fatto il potere legislativo del suo ruolo fondamentale, e la maggioranza dei parlamentari è pronta a osteggiarla fino all’ultimo. «I grillini vogliono la depenalizzazione, mentre tutto il centrodestra e il Pd sono per la riduzione delle pene. Poi ci si divide sui beneficiari della riduzione: secondo la proposta della Lega (il ddl di Alessandro Pagano) dovrebbe interessare solo gli stretti congiunti. Su questo il Pd è ancora diviso».

LA MACCHINA DELLA PROPAGANDA

Intanto però la macchina della propaganda è partita: da un lato l’associazione Luca Coscioni commissiona e divulga l’esito di un sondaggio in base al quale il 93 per cento degli italiani sarebbe favorevole all’eutanasia, una percentuale plebiscitaria che non ha riscontri («si tratta di un sondaggio incredibile nel senso etimologico del termine, cioè da non credere»), dall’altro il Comitato nazionale di bioetica è costretto a un comunicato correttivo dopo che quasi tutti i media hanno riportato la notizia del parere favorevole.

Commenta Palmieri: «Il Comitato di bioetica si è espresso in audizione in modo sorprendente rispetto alla sua funzione, dimostrando di essere diviso almeno quanto i membri della Corte, che nel testo della loro ordinanza hanno di fatto espresso due posizioni non conciliabili. Il tema, certo, è complicato e di difficile composizione. Naturalmente un intervento spetta in prima battuta alla maggioranza, vedremo ora come si dipanerà la dialettica. Da parte nostra – conclude Palmieri – valuteremo a settembre se presentare una nostra proposta di legge».

Foto Ansa

Tags: alessandro paganoAntonio Palmiericorte costituzionaleEutanasiafine vitasuicidio assistito
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