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È tutto sigillato, ma il lavoro mediatico-giudiziario a Milano non si ferma

Pare siano 22, fino a ieri, i fascicoli di indagine aperti per epidemia e omicidio colposi in plurime Rsa lombarde. Non succede in nessuna parte del mondo travolto dalla pandemia

Luigi Amicone
23/04/2020 - 4:00
Politica
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Scorcio di Milano chiusa per emergenza coronavirus

Cronache dalla quarantena / 40

Mentre la povera Spagna assiste anche lei a una strage di vecchietti (ma non butta per aria i luoghi di degenza dei vecchietti alla ricerca di colpevoli dell’epidemia assassina nelle Rsa). E mentre si muove, la pur socialista Spagna, nel solco di George Soros (il premier Pedro Sánchez ha fatto propria la proposta di Soros dei “bond perpetui”). Ecco, mentre si muove anche la Spagna, che è arrivata dopo e che sta andando sotto col virus peggio di noi, ieri Il Sole 24 Ore ha titolato in prima che “Pubblica amministrazione, Stato e i comuni sono chiusi per Covid. È tutto fermo”. Non si vede un soldo. E per dirla ancora col Sole, «ci vuole un commercialista» per compilare anche solo il modulo di accesso (per ora virtuale) al prestito garantito dallo Stato alle imprese.

È tutto fermo. Tutto sotto vuoto Covid. Tutto sigillato. Fatta eccezione, però, per le attività delle procure lombarde. E in particolare, quella di Milano. Dove ferve il lavoro di indagine e su ipotesi di reato molto serie: epidemia e omicidi colposi. Mica noccioline. Ti chiudono dentro e buttano via le chiavi. Vige in Italia l’obbligatorietà dell’azione penale. Mica è colpa della procura se il Gad Lerner, gli esposti anonimi, gli esposti sindacali, gli esposti parentali, hanno paventato tali gravi reati nelle Rsa di Lombardia e specialmente milanesi.

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Pare siano 22, fino a ieri, i fascicoli di indagine aperti sul tema epidemia e omicidio colposo in plurime Rsa, a partire dal noto Trivulzio. Non succede in nessuna parte del mondo travolto dalla pandemia. Ma noi, sia Tangentopoli o Coronavirus, è dal ’92 che tutta la merdaccia del pianeta si concentra qui in Lombardia. Nel posto dove c’è il cuore del Pil e la casa di tutte le imposte italiane. Perciò, anche nel tragico tempo della più grande penuria materiale, paura, morte e chiusura stagna di ogni attività e vita sociale, in Lombardia, e specialmente a Milano, il lavoro mediatico-giudiziario non si ferma mai.

Ieri Libero ha documentato che nelle Rsa emiliane i vecchietti stanno messi peggio che in Lombardia. Però sembrerebbe che sotto il Po si vada con i piedi di piombo. Mentre sopra il Po, cominciamo a preoccuparci un po’. Ma tutte queste irruzioni della Guardia di finanza nelle residenze per anziani, ambulatori, ospedali, non rischiano di scioccare e traumatizzare un po’ ospiti e gli operatori sanitari? Non rischiano di allargare il solco tra pazienti e sanitari, di inasprire il senso di frustrazione tra gli operatori (vedi medici martellati dalle denunce e che chiedono amnistie in anticipo) e di spingere verso la direzione di un generale alzabandiera della bandiera bianca, la fuga dalle responsabilità, la medicina difensiva, la fine di ogni spirito decisionale, il trionfo della mediocrità, della vigliaccheria… in poche parole: sanità allo sbando e tracollo delle buone pratiche e delle buone cure?

E poi, un domani, questo agire giudiziario che nasce da comprensibile umanissima discrezionalità nel valutare esposti in contingenze fattuali da “medicina di guerra”, siamo sicuri che non potrebbe essere sanzionato, considerato il contesto in cui la discrezionalità ha valutato di irrompere con i suoi bracci militari di polizia giudiziaria nell’ambito di uno stato di calamità e di emergenza nazionale, da parte di altri e più alti organi giudiziari dello Stato?

E non potrebbe essere, un domani, che tra un esposto e l’altro si affacciasse anche la figura di reato di uso spropositato dell’obbligatorietà dell’azione penale, uso eccessivo del monopolio della forza legittima da parte di un organo dello Stato, il tutto confluendo (tanto per fare una ipotesi non estremamente paradossale) nell’accusa di “interruzione di pubblico servizio” o di “turbativa della regolarità di svolgimento di un servizio di pubblica necessità” (art. 340 Cp)? Con l’aggravante dell’agire, sia pure sotto lo scudo dell’obbligo – la legge prescrive anche l’uso del buon senso e della prudenza nell’esercizio dell’azione penale – in presenza di uno stato di gravissima eccezionalità, calamità ed emergenza sanitaria, nazionale e mondiale?

Ehi, cari colleghi, vi state interessando del problema? E poi, vi state chiedendo se hanno fatto più male gli errori di Regione Lombardia o quelli di un governo che dichiarava di avere «tutto sotto controllo», sconsigliava di indossare mascherine e condannava gli «inutili allarmismi»? Vi state interessando, cari colleghi, di fare arrivare alle procure della Lombardia, e specialmente a quella di Milano (perché nel resto d’Italia pare sia tutto fermo, vuoto e sigillato) notizie di reato come quella che abbiamo testé qui fornita ieri e testé qui adesso?

Vedete cosa documenta palesemente questo video, come le centinaia di video analoghi circolati in questa quarantena? Che se proprio vogliamo tirare in ballo il reato di “epidemia e omicidio colposo”, perdonate, ma non dovete prendervela solo con gli ultimi anelli della catena di comando. Dovete risalire alla cima di chi, nel governo e nei capi di partito al governo, nella famosa settimana che il virologo Andrea Crisanti ha indicato come decisiva nella diffusione del contagio in Lombardia, ha detto ai cittadini e, dunque anche agli ultimi anelli di operatori nelle Rsa, che «la mascherina non serve» e «basta con gli allarmismi». Che «è solo una influenza». E cin cin! Vecchietti, forza con gli aperitivi!

***

Ps: dopo aver chiuso questo articolo mi imbatto in una rassegna stampa in cui spicca un titolo de La Stampa che mi sembra ancora più preoccupato di quanto sopra espresso con moderazione e senza essere io del Consiglio superiore della Magistratura: “In Lombardia tornano i processi di piazza. Dalla procura di Milano un attacco politico”. Parola di Alessandro Lanzi, membro del Csm.

***

Ps2: informo Gad Lerner e tutta la canea anti Fontana e anti Gallera al seguito, secondo la quale il Pio Albergo Trivulzio sarebbe in odore sulfureo e assassino anche perché avrebbe aderito – a sentir loro • alla sconsiderata delibera di Regione Lombardia dell’8 marzo che dava precise direttive alle Rsa che, essendo private o Fondazioni, dice la delibera dell’8 marzo, «su base volontaria» avessero aderito alla delibera medesima. Il problema è, caro Gad Lerner & C, che abbiamo scoperto che anche questa base manca: possibile che nella tua inchiesta non l’avessi scoperto anche tu, buon Lerner? In realtà il Pio Albergo Trivulzio NON è tra le 15 Rsa che hanno aderito alla delibera di Regione Lombardia dell’8 marzo scorso. Dunque il Pat ha fatto tutto da solo. Ergo: cosa ve la siete presa a fare con la Lombardia, se il Pat è pure una fondazione e, udite udite, è pure guidata nientemeno che da un Cda di cui 3 consiglieri e il presidente sono di nomina comunale? Fate una bella errata corrige. L’indirizzo giusto per le doglianze e la polemica politica è: Comune di Milano, giunta Pd, sindaco Beppe Sala.

Foto Ansa

Tags: CoronaviruslombardiaLuigi Amiconemagistraturaquarantenasanità lombardia
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