Danno di “regime” e di “fake news” a tutti. Ma di regime c’è solo la loro propaganda
L’epopea della fase 2 / 25
Avete visto la signora che sbarca clandestina a Lampedusa con la tuta da jogging e il barboncino al guinzaglio? Ma che paese delle banane e dei barboncini bianchi siamo?
Dopo quattro mesi di informazione a dieta integrata – Libero random, 15 giorni di abbonamento al Corriere online, Tempi naturalmente e Dagospia a tutte le ore del quotidiano – dico la verità, riaccendere la Rai e, in generale, la tv che non mi intratteneva dal 6 marzo scorso, è stato un po’ come entrare al Cimitero monumentale di Milano.
C’è di peggio? Sì. Per esempio leggo che Viktor Orbán sarebbe, anche per l’editoriale principe di apertura del Corriere della Sera, anzi, per il fior fiore dei principi politicamente correttissimi che hanno diretto il Corriere della Sera, cioè per l’illustre e ora storico anche in Rai Paolo Mieli, nientemeno che il capo di un «regime».
Com’è vero. L’Italia è dieci anni che non riesce a vedere uno straccio di governo votato dal popolo. Negli stessi anni, l’Ungheria ha votato quattro volte e quattro volte ha plebiscitato l’Unione civica ungherese di Viktor Orbán, Fidesz, partito che ho visto nascere io stesso nella Budapest dei primi anni Novanta. Semplicemente liberale ma non stupido. Non assoggettato ai paradigmi leccapiedi clinton-obamiani dell’Europa di googlandia.
Ammettiamolo. Orbán ha semplicemente rimesso in moto alla grande una società, l’economia di un paese, un popolo annientato dal totalitarismo rosso. Ha dato lavoro ai giovani, finanziato la vita nascente, le famiglie; ha finanziato l’acquisto della prima casa, della prima auto, i bonus bebè, tutte le forme di impiego possibili… Insomma, il «regime» di Orbán ha fatto ciò che sarebbe normalissimo in un mondo non alla rovescia come è quello in cui è precipitata l’Europa occidentale e la stessa America. Vedi le vie di Portland, Usa, dove una massa di violenti cretini sta cercando di distruggere la società della libertà (e il Corsera applaude i cretini)
Orbán ha risollevato dalla polvere una società distrutta da un secolo di comunismo che proseguiva anche dopo la caduta del Muro grazie a una aristocrazia di politici e attivisti socialisti puntualmente finanziati dall’Unione Europea (e naturalmente Unione Europea finanziatrice di ideologia, uffici Lgbt e leggi Zan, che supportano tutta roba molto allegra: aborto, droga libera, matrimonio indifferenziato, proselitismo gay, sterminio di massa dei malati incurabili e non dignitosi di vivere eccetera).
In breve gli attacchi all’Ungheria, così come alla Polonia e a tutto ciò che in Europa viene narrato come “regime”, “fascista” e “razzista”, occorre in larga parte cestinarlo come musica euro minchiona per assoggettare i popoli al neocolonialismo globalista. Il Potere.
Questi maledetti imbecilli. Vanno a spasso per i mari con quella diversamente carina Carola Rackete per piangere e pescare i lingotti di carne umana trafficati dalle mafie e dalle camorre. Ma guai a scatenare un rovesciamento di paradigma. Invece del diritto di morire a vent’anni di paraculismo dei diritti e di redditi di cittadinanza, libertà. Libertà di fare, libertà di scuole, libertà di imprese di formazione, libertà dalle carte, libertà dai tribunali, libertà di azioni private che integrano, formano mettono al lavoro pure gli immigrati di cui abbiamo bisogno. Ma su basi razionali. Non sulle pippe dei nostri scrittori dalle facce da camposanto. Con politiche estere e flussi contingentati. Marina militare davanti alle coste libiche. E pezzi di artiglieria di grosso calibro per dissuadere gli schiavisti a mettere in mare i barchini della povera e ricca gente. Infine, naturalmente, procuratori della Repubblica mandati a spaccare pietre allo scoglio di Capraia se si permettono di sormontare la decisione politica.
Non puoi più affondare la Sicilia, riempire le stazioni italiane di pisciatoi all’aria aperta, le piazze di spacciatori, le strade di vagabondi, gli angoli bui di stupratori. Sono sul continente da neanche una settimana e già vien voglia di rientrare all’isola che non sarà del tutto felice, ma insomma anche se il governatore è sovranista, è così bella e buona che pure l’incazzatura per un’Italia fatta cornuta e mazziata, ti passa addosso come acqua sulla roccia dell’Asinara.
Guardateli. Per non confessare che prima di occuparti di un governatore della Lombardia che alla fine di quel che sembra un pasticcio famigliare non ha fatto spendere un cent alla sua Regione e, anzi, ce li ha messi di saccoccia propria. Prima di sparare sui carabinieri a casaccio perché Cucchi (brutta storia che ci hanno mangiato sopra per dieci anni) o perché tre delinquenti in divisa a Piacenza. Ecco prima di questi spari e scandali ricorrenti che possono capitare nelle migliori famiglie, dovresti mettere in fila e in una commissione di inchiesta fattori e personaggi che hanno condotto l’Italia a essere quello che è: l’ultimo paese d’Europa da che eravamo tra i primi – anni Ottanta, Craxi, Andreotti, Giovanni Paolo II.
Che c’entra il Papa? Beh, volete discutere il prestigio e il centro del mondo che fu Roma nel primo decennio di pontificato di Wojtyla, fino alla caduta del Muro? Poi vennero i comunisti delle procure, i comunisti in Parlamento e i comunisti finto madonnari alla Oscar Luigi Scalfaro. I danni che avevano fatto i loro avi per un secolo all’Est Europa i nipotini li hanno esportati in Italia. Ed eccoci qui perché quelli dell’Est erano almeno comunisti seri e ferrigni. Questi sono solo mangiatori di Pil.
Dunque ecco a noi Zingaretti. Uno che ha fatto la peggiore sanità. Il peggiore acquisto di palazzo della Provincia. Il peggior carico di mascherine. E adesso eccolo qua che predica da un pulpito quasi papal-giovan-paolin-francescano. Un gesuita molto ma molto minore. Ma con la Rai e la stampa illuminata che va dal veltroniano direttore del Corsera al Domani del fu Carlo De Benedetti, che lo raccontano come un Bismarck dal cuore santo e il cervello arieggiato. Ma come si fa?
Zaki d’Egitto, clandestini salta fossi in fuga malata per l’Italia, orsi M49 in Trentino. Ho letto pure questa sull’assoluzione per l’aiuto dato a un uomo malato a suicidarsi: «Il reato c’è, ma credo nei nobili intenti». Mica si stanno accorgendo che il mondo è un posto pieno di pericoli oltre che di vallate alla Heidi e buoni sentimenti alla Mulino Bianco (e per favore, Barilla, scusati se hai detto “mamma” e “papà”). No. Pensano che dai e dai la gente la rendi scema. Pensano di ribaltare l’incazzatura che c’è nell’aria e trasformare in voto (al Pd e dintorni) il clima di decadenza, vuoto di autorevolezza, disarmo di ogni autorità, disordine e confini gruviera.
E dire che non è successo ancora nulla. Mettete in fila quelli che negli anni addietro hanno fortemente voluto l’umiliazione del Parlamento italiano e la sottomissione all’Europa al reggimento dei “diritti riproduttivi” cosiddetti (che non ce n’è uno che non sovvenzioni la morte: la morte in pancia, la morte dell’anziano che disturba la serenità delle assicurazioni sanitarie, la morte dei malati mentali, la morte dei bambini incurabili, la morte della sovranità delle nazioni, la morte della varietà dei popoli, in breve: la morte del cristianesimo).
Ma attenzione ragazzi, googlandia e i fottitori delle meraviglie alla Facebook e Instagram possono anch’essi fare una brutta fine. Il Covid ha preso il posto dei futuri luminosi predicati dai peracottari della Silicon Valley. E i coloni di provincia italiani, perdono smalto e popolarità. Chessò, una Michela Murgia che usa l’intelligenza per accaabadare l’intelligenza (neologismo per accaabadora, cioè colei che dà il colpo di grazia all’incurabile invece di andare alla Exit di Berna), piuttosto che un Gad Lerner che poteva sforzarsi di averne di più dopo tutto quello che ha visto passando da direttore di Lotta continua a collaboratore del Fatto Quotidiano.
Riflettete ad esempio su uno dei tanti paradossi attuali. Due antichi giornali concorrenti di sistema si sono scambiati i ruoli. Il Corriere della Sera, che dovrebbe essere un interprete della borghesia milanese, si cala il passamontagna (come per altro già faceva negli anno Settanta con Piero Ottone, però almeno Ottone pubblicava in prima pagina Pasolini, adesso chi c’è? Ah sì, Gramellini, tecnicamente bravissimo, appunto, uno scarrafone bellissimo a mamma sua) assieme a un pugno di violenti limacciosi di Portland con articoli che non sono cronache ma sfottò di Trump piuttosto che di un capo della polizia. E alla Repubblica, che dovrebbe invece essere un giornale mummificato di gens romana, tocca invece indicare sprazzi di giornalismo addirittura non con la manetta progressista al naso.
Si capisce perché cresce la valanga di testate, blog, post e tutto un panorama di informazione tagliata in casa che questi dei Palazzi chiamano semplicemente “odiatori” e “fake news” (adesso si permettono di fare pure le liste di proscrizione, check list, fact checking e andate a cagare). Questi non hanno capito che sono nudi anche se si credono ancora re.
Ho visto Zingaretti in prima serata Rai intervistato su tutto lo scibile politico europeo, tranne che sui fattacci romani che lui ha visto e vede molto ma molto da vicino. Ci mancava solo il tempo che farà (ma per quello lo sappiamo, c’è la trasmissione condotta da un miliardario democratico in luogo di un lassativo).
Ma oltre alla grossa mancia che, elemosinanti, abbiamo ottenuto in Europa, da fanalino di coda che siamo dai primi della classe che eravamo (poi il dopo Muro americano regalò l’Italia alle procure, che a loro volta sono state scolpite dall’artista delle correnti Luca Palamara, non trovate pazzesca anche solo questa rivelazione? Lo avete capito adesso perché lo scultore rischia la pelle?), dov’è lo sviluppo? I progetti di ripresa e sviluppo delle isole e della penisola italiana?
Dopo questo benedetto Covid, sono ancora più convinto che l’unica cosa da fare per sfangarla è mettere in mora qualche migliaio di leggi che sulla mafia statalista, giudiziaria e sindacale fanno restare a galla solo ed esclusivamente lo Stato pappone romano. Il maggior responsabile dell’arretratezza del Sud e del saccheggio del Nord.
Non c’è stata nessuna trattativa Stato-mafia. È lo Stato-mafia che riproduce se stesso in forme diverse ma sempre nichiliste di sperpero, opacità, irrazionalità al solo scopo di mantenere ciò che Franz Kafka profetizzò come «le carte dei ministeri sono le catene dei popoli». Carta-carta o carta-digitale di adesso, è lo stesso.
Regione Lombardia ha messo sul piatto 3,5miliardi e mezzo di investimenti per Covid. E il governatore è finito inquisito. Il commissario straordinario del governo, tale Domenico Arcuri, non è stato capace di fare arrivate una mascherina in un mese. Poi, non pago del fallimento che ha pure ammesso, è andato in tv a dire che «le mascherine saranno vendute a 50 cent». Cosa che ci ha fatto ottenere altri ritardi per la semplice e ovvia ragione che il commissario italiano chi è per ordinare al mercato internazionale delle mascherine il prezzo a cui vendere in Italia? E così, prima i cinesi hanno mandato i carichi di mascherine in Francia e Spagna, dove le vendevano a 1 euro. E qui siamo riusciti a perdere anche le mascherine più sicure che costavano soli pochi cent in più.
Ma dove sono finiti i soldi stanziati dal governo per comprare macchinari e fabbriche per produrre dispositivi sanitari in autarchia? È una domanda che giriamo volentieri alla signorina Gabanelli, visto che il suo giornalismo si avvale di molti indimenticabili dossier. E comunque, in tutto questo, Fontana è stato dato in pasto ai cani. Arcuri è stato promosso ai vertici del canile statale. Scusate le metafore. Però è un po’ così.
Stando sull’isola bella avevo dimenticato che in Italia c’è un tale portavoce del primo ministro che è su tutte le copertine dei giornali di gossip e il primo ministro non sente nemmeno il refolo di un sospetto collettivo italiano: “Sai, forse lo potresti coprire di una liquidazione d’oro, ma lascia perdere uno così in cima al governo”. Non siamo nelle mani di governanti ridicoli, benché la propaganda (questa sì, di regime, caro Mieli) li descriva bravissimi nell’elemosina in Europa. Siamo sotto i piedi di gente ignorante e arrogante. Avanti così e verranno fuochi simili a Portland. Per fortuna. Ma se capiteranno, purtroppo per noi saranno più simili a quelli di Reggio che a quelli di paglia.
Foto Ansa
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