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«Qui è un disastro, nessuno ascolta i sindaci travolti da sbarchi e rischio Covid»

Contagi, centri al collasso, turisti che scappano. Intervista a Ida Carmina, sindaco M5s di Porto Empedocle: «L'intera costa è allo stremo. E non ditemi che sono salviniana: il governo ci lascia soli»

Caterina Giojelli
27/07/2020 - 2:30
Interni
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«Li hanno alloggiati sotto una tensostruttura temporanea, li stanno sottoponendo ai tamponi, il sole picchia e ci saranno oltre 40 gradi lì sotto. Sono 380 persone e stasera ne arriveranno altre 200. Stamattina, appena sono arrivata per parlare con l’ufficiale sanitario, c’era un’ambulanza che stava portando via una mamma con la sua bambina che si erano sentite male per il caldo. Bambini? Non so dirle quanti sono, ma ho visto piccoli di due o tre anni aggrappati alle madri. Io non so più a chi devo rivolgermi, dove metterli, si parlava di addirittura di rialloggiarli in mare».

Venerdì sera era stremata Ida Carmina, sindaco Cinquestelle di Porto Empedocle, prima destinazione dei trasferimenti da Lampedusa dove sono sbarcati oltre 800 migranti in 48 ore, 15 imbarcazioni solo in una notte con a bordo persone provenienti da Libia, Tunisia, Bangladesh. L’hotspot sull’isola è al collasso, ci sono mille migranti, dieci volte la capienza massima prevista, «se il governo non proclamerà lo Stato di emergenza per Lampedusa lo farò io», ha dichiarato il sindaco Totò Martello denunciando l’approdo continuo di nuovi barchini e la presenza sulla banchina di una cinquantina di migranti in attesa che venga deciso dove smistarli.

Per alleggerire la situazione del centro d’accoglienza, la prefettura ha disposto trasferimenti verso Porto Empedocle su traghetti di linea. Un pasticcio, spiega a Tempi Ida Carmina, «per questo avevo richiesto la Moby Zaza, per evitare trasporti di questo genere di persone di cui non conosciamo la provenienza né lo stato di salute: presumibilmente sono stati trasportati col traghetto di linea anche le persone risultate poi positive al Covid dopo il trasferimento dalla Sicilia alla Basilicata». 

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DA POTENZA A BRINDISI, «NON MANDATECENE PIÙ»

Una parte dei 38 bengalesi accolti nelle strutture di Potenza e Irsina, in provincia di Matera, è già stata trasferita all’ospedale militare Celio di Roma, ma il sindaco di Potenza Mario Guarente (Lega) resta sul piede di guerra: «Queste persone sono arrivate con un certificato di negatività al test sierologico che io ho avuto modo di leggere, test evidentemente inattendibili», ha detto minacciando «barriere umane» e denunce, «anche della ministra Lamorgese che si è assunta la responsabilità di mandare in giro per l’Italia gente infetta».

Preoccupazioni condivise dal sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi (centrosinistra, coalizione formata da Pd, Leu e liste civiche), che dopo la fuga di 30 degli 80 tunisini inviati da Lampedusa, tra cui l’unico risultato positivo al tampone e messo in isolamento, chiede al governo «protocolli specifici che prevedano il tampone subito dopo lo sbarco e collocazione in strutture idonee, fornite di personale formato per gestire tale situazione». Ma chiede soprattutto un’altra cosa: «Non inviateci altre persone».

«COSA FACCIAMO CON I MINORI POSITIVI?»

Regole certe sulle procedure da seguire le chiede anche il sindaco di Roccella Jonica, Vittorio Zito (lista civica), alle prese con l’accoglienza di un gruppo di migranti minorenni in un hotel adibito a centro di accoglienza, quattro positivi a Covid: «Siamo un comune di primo sbarco, fuori dal circuito dello Sprar e della rete del Viminale. Di solito i giovani migranti vengono trasferiti entro 24-48 ore dal loro arrivo. Adesso, con il coronavirus, non è più così. Ma cosa dobbiamo fare?».

Zito ha spiegato bene all’Huffington Post la situazione per i minori non accompagnati: di norma restavano affidati al sindaco finché non veniva individuato dalle prefetture il centro più idoneo. Con l’arrivo di Covid invece, il Viminale ha dapprima raccomandato al momento dello sbarco tampone e quarantena, poi un decreto della Protezione civile ha affidato alla Croce rossa l’individuazione del luogo in cui passare la quarantena, infine, il decreto rilancio, senza distinguere tra cittadini e migranti, ha attribuito alle Regioni, tramite le aziende sanitarie, il compito di decidere tra assistenza domiciliare oppure in luoghi ad hoc, morale: «La competenza a decidere dove trascorrere la quarantena è del ministero dell’Interno o delle Regioni?».

«VENGANO QUI I RADICAL CHIC DI ROMA»

Quando all’inizio del mese il governo ha ordinato il trasbordo dei 180 migranti della Ocean Viking al traghetto-quarantena Moby Zaza in rada a Porto Empedocle e lo sbarco da questa dei primi 169 stranieri che avevano terminato l’isolamento (42 rimasti sul traghetto, di cui 30 risultati positivi al Covid, che si sarebbero sommati ai 180 recuperati dalla Ong), il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha esultato: «Finalmente – ha twittato – i problemi si risolvono, non si cavalcano, soprattutto quando si tratta di vite umane». E Ida Carmina è andata su tutte le furie: «Vengano qui, invece di fare i radical chic dai loro uffici di Roma. Venga qui Orfini, che passa da queste parti solo se c’è da fare il bullo insieme alla Rackete. Guardino in faccia i negozianti, i cittadini che hanno dovuto chiudere e sono in lacrime».

Nonostante il suo appello a Conte, al ministro Lamorgese, ai romani da salotto sia stato ripreso e rilanciato da tutti i media, attirandole critiche da colleghi sindaci e alleati di partito, nessuno si è presentato a Porto Empedocle a vedere cosa sta accadendo: «Proprio perché si tratta di vite umane sfido chiunque a chiamare accoglienza questa situazione. Io ho sempre sostenuto che andasse gestita dalla mano pubblica con mezzi dello Stato e ho chiesto a Zingaretti invece di esultare su Twitter di chiamare il ministro alla Difesa e verificare la possibilità di trasporto con mezzi militari. Nessuna risposta».

«SFIDO CHIUNQUE A CHIAMARMI RAZZISTA»

Secondo i dati del Viminale nel 2019, dice Carmina a Tempi, «abbiamo contato circa 3.500 sbarchi, ora siamo quasi a 12 mila e non siamo neanche ad agosto: ci attende almeno un mese pieno di nuovi approdi. Siamo una terra di emigrazione, non ci sono razzisti, sfido chiunque a darmi della salviniana. Faccio il sindaco da quattro anni ma da insegnante ho sempre promosso il nautico nel ciclo scolastico: quest’anno abbiamo avuto i primi diplomati e il voto più alto l’ha ottenuto una ragazza scesa da un barcone qui pochi anni fa. Il problema dell’accoglienza ora però va affrontato in termini di sicurezza dei migranti e dei cittadini. I primi mesi sbarcavano assembrati, senza mascherina. Banalmente: come si fa a ora imporre il distanziamento nelle tensostrutture o nei centri ultra affollati con le temperature assurde estive, bambini che si sentono male, senza pensare che possano dare in escandescenze? La situazione va risolta quantomeno in tempi brevissimi».

IL CAOS TAMPONI E TRASFERIMENTI

Lampedusa non era attrezzata per i tamponi. Aveva iniziato con i test sierologici ma il caso della Basilicata ha reso urgente l’invio del macchinario per effettuare i tamponi faringei («Test sierologici sbagliati? Può capitare che ci siano falsi positivi o falsi negativi», aveva ammesso a Repubblica Francesco Cascio, direttore dell’ambulatorio sull’isola, stremato da condizioni, tempi e numeri ingestibili, «io a tutti coloro che accusano dico: venite qui a vedere come lavoriamo e capirete»), «ma finora – prosegue il sindaco di Porto Empedocle – i trasferimenti sono avvenuti in base a certificazioni mediche delle autorità di Lampedusa che andavano comunque riscontrate. Adesso l’indicazione è fare i tamponi ed è quello che stiamo facendo a Porto Empedocle, senza i risultati non possono essere “distribuiti”, immagino che senza certezza delle condizioni di salute nessun paese accetti l’ingresso. Ripeto: non è più un problema “migratorio” ma sanitario. Per questo insieme agli altri sindaci dell’Agrigentino avevamo lanciato un appello al governo chiedendo provvedimenti urgenti e non più soluzioni improvvisate per accogliere i migranti utilizzando luoghi poco sicuri e un appello anche alla Commissione europea».

«NESSUNO FA VACANZA TRA GLI SBARCHI»

La risposta dell’Europa è stata a dir poco laconica. Per la Commissione esistono solo gli hotspot, «ma qui a Porto Empedocle non ci sono hotspot. Siamo una comunità Covid free, tuttavia le ricadute sono state drammatiche: viviamo del turismo dei mesi estivi, abbiamo patito il lockdown, speso soldi per attrezzare locali, alberghi, appartamenti, e ora riceviamo disdette. Chi va in vacanza vuole stare tranquillo e chi si sente tranquillo leggendo di sbarchi, tamponi, traghetti-quarantena, due navi, la Sea Watch e la Ocean Viking, sequestrate e ormeggiate qui?».

Insiste la non-salviniana: «Tralasciando il fatto che Moby Zaza era stata richiesta per evitare che i migranti sbarcati a Lampedusa viaggiassero col traghetto di linea e adesso si è optato per farne rifugio delle navi delle Ong, dal punto di vista sanitario non abbiamo avuto alcuna conseguenza: in rada al porto significa a miglia di distanza, la Moby Zaza quasi non l’abbiamo vista, e a parte l’episodio della Sea Watch i controlli sugli equipaggi non hanno rilevato problemi. Ma dal punto di vista dell’immagine sì e speriamo che qualcuno ne tenga conto».

«NON SOLO LAMPEDUSA, TUTTA LA COSTA SOFFRE»

Porto Empedocle è diventato il primo approdo alla terraferma di quasi tutta la migrazione dal Mediterraneo («mi dicano, porto per porto, quanti ne sono sbarcati da loro»), la risposta di Carmina a chi assicura che si sta occupando dell’emergenza è una sola: «Per affrontare i problemi bisogna conoscerli e verificarli. Quando un sindaco chiama, non chiama a caso: qui a sud del sud non c’è solo Lampedusa, ma una costa intera in difficoltà. A Siculiana, nel centro di accoglienza di Villa Sikania, ci sono state fughe di migranti, poliziotti aggrediti, è difficile per tutti tenere a bada la situazione».

A marzo a Porto Empedocle, in piena pandemia, continua a raccontare Carmina, «sono stati allocati 128 migranti nell’ex hotel Tiziana, una struttura del tutto inidonea a fronteggiare eventuali casi di Covid: oltre al peso degli sbarchi nel porto siamo il comune a maggiore densità abitativa della provincia, come facciamo a predicare il distanziamento e una gestione del controllo sanitario pensando di collocare centinaia di persone di sconosciuta provenienza in zone densamente abitate? Io rappresento a Porto Empedocle l’autorità sanitaria e non smetterò di denunciare la situazione. Ma la mia continua ad essere una voce nel deserto». 

Ansa Foto

Tags: Accoglienzalampedusaluciana lamorgeseMigrantiporto empedoclesalvatore martello
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