La preghiera del mattino

Come cambia l’equilibrio del mondo con l’allargamento dei Brics

Di Lodovico Festa
30 Agosto 2023
Rassegna ragionata dal web su: l’ingresso di Arabia Saudita e Iran nel consesso dei paesi emergenti alternativo all’Occidente, i punti di forza e di debolezza delle “potenze” del Sud globale, il ruolo di Russia e Cina
Brics
Il primo ministro indiano Narendra Modi, il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa e il presidente cinese Xi Jinping durante i lavori dell'ultimo summit dei Brics (foto Ansa)

Sul sito di Tgcom 24 si scrive: «L’allargamento dei Brics con altre sei nazioni (Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) “rappresenta un nuovo capitolo nella collaborazione dei paesi emergenti e in via di sviluppo”. Lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping nel corso della conferenza stampa finale del 15esimo summit dei Brics, in Sudafrica. Xi ha quindi espresso “soddisfazione” per gli accordi raggiunti».

Al di là di tutto, l’iniziativa di Pechino nel mettere insieme Arabia Saudita e Iran rappresenta un colpo per la politica estera americana.

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Su Startmag Carlo Pelanda dice: «La caratteristica principale del Sud globale è che, in prospettiva, avrà un incremento demografico notevole mentre il Nord, inteso come G7, conoscerà una stagnazione demografica. Anche la Cina avrà enormi problemi demografici. L’attenzione vera sul Sud globale rimanda dunque al fatto che sarà una potenza demografica superiore ai due blocchi cinese e occidentale: questi ultimi includono complessivamente circa 3 miliardi di persone, mentre il Global South ne conta 5».

Pelanda sottolinea con intelligenza il fattore demografico come rilevante per l’influenza che il Sud del mondo avrà su tutto il pianeta.

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Sulla Nuova Bussola quotidiana Anna Bono scrive: «Si può dire che in effetti finora come gruppo abbiano realizzato assai poco. “Da quando hanno incominciato a incontrarsi non hanno mai concluso né ottenuto nulla” è il commento tagliente, sostanzialmente condivisibile, di Jim O’Neill, l’economista che ha coniato l’acronimo nel 2001, in origine Bric, perché il Sudafrica è entrato a far parte del gruppo solo nel 2011. Intervistato dal Financial Times alla vigilia del summit, O’Neill ha confermato il suo giudizio: “Quello che possono cercare di ottenere, al di là di un forte simbolismo, proprio non lo so”. Considerando poi i risultati economici di ciascun paese, O’Neill osserva che avrebbe fatto meglio a chiamare il gruppo Ic – India e Cina – perché le performance economiche degli altri tre Stati, da quando il Brics è nato, sono state molto deludenti, tutt’altro che da paesi emergenti».

La Bono invita a considerare con attenzione i risultati concreti che i Brics sono riusciti a realizzare in questi anni.

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Su Formiche Giulio Tremonti dice: «Non vedo grande unità, nemmeno nell’opposizione all’Occidente, in quanto mi pare che nei Brics domini l’opposizione tra loro, in particolare tra Cina e India. E poi non vedo grandi prospettive di sviluppo, il quale passa dalla scienza e la scienza passa per la libertà. In India di libertà ce ne è in un certo grado, ma non certo in Cina. Trovo quindi difficile vedere un grande futuro per i Brics, un sistema nei quali Russia e Cina sono la parte principale, o almeno pensano di esserlo, ma ambedue senza libertà».

Il punto di vista di Tremonti è come sempre interessante anche per ragionare sul futuro del Sud del mondo.

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