Cnt riconosciuto governo ufficiale di Libia, bombe anche per il Ramadan
Il Gruppo di contatto ha riconosciuto i ribelli del Consiglio nazionale transitorio come «legittima autorità di governo in Libia». E’ questo il risultato più importante della quarta riunione del gruppo di consultazione sul Paese nordafricano svoltasi a Istanbul, che ha deciso un’intensificazione della pressione militare su Muammar Gheddafi con i bombardamenti che proseguiranno anche ad agosto, durante il Ramadan.
Il riconoscimento del Cnt, favorito dall’avallo del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton e liquidato da Gheddafi come “irrilevante”, favorirà lo scongelamento dei fondi all’estero sequestrati al regime e che ora potrebbero trasformarsi in aiuti vitali per la popolazione civile. Bengasi stima in tre miliardi di dollari le necessità per i prossimi mesi. Il capo della diplomazia Usa ha spiegato che il Cnt ha fornito «importanti assicurazioni» che perseguirà riforme «inclusive sul piano geografico e politico» per adempiere agli obblighi internazionali della Libia e gestire i fondi in modo trasparente.
Alla riunione, a cui hanno partecipato una quarantina tra ministri e organizzazioni internazionali, è stato anche convenuto che dovrà essere soltanto l’inviato Onu, Abdel-Elah al-Khatib a negoziare un accordo con Tripoli e Bengasi. «Su di lui si accentreranno tutti i contatti diretti che vari Paesi, tra cui l’Italia, hanno condotto nelle ultime settimane con esponenti del regime», ha spiegato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. L’obiettivo è mettere fine allo stallo di cinque mesi di combattimenti con un cessate il fuoco e la nascita di un governo provvisorio in cui siano rappresentati sia i ribelli che il regime. Il passo successivo, si legge nel comunicato finale, dovrà essere la convocazione di un’Assemblea nazionale con tutte le componenti del Paese.
Di certo, di questo processo non potrà far parte Muammar Gheddafi, a cui è stato rivolto un nuovo invito a farsi da parte dopo 41 anni al potere. «La presenza di Gheddafi e della sua famiglia non può avere nessuno spazio», ha ribadito Frattini, «non si tratta di stabilire se ma solo come e quando Gheddafi lascerà il potere e resta solo da vedere se dopo debba restare in Libia». Intanto i ribelli continuano ad avanzare verso il centro petrolifero di Brega. Nell’offensiva lanciata giovedì hanno avuto tre morti e una settantina di feriti.
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