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Cinque chiese attaccate in Pakistan nel 2012. «Giudici non fanno niente per andare in Paradiso»

Rapporto sulle violenze religiose in Pakistan contro i cristiani e le altre minoranze: solo nel 2012 sono state attaccate cinque chiese, tre templi Indù saccheggiati e un minareto di una moschea Ahmadi distrutto.

Leone Grotti
17/01/2013 - 12:51
Esteri
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Nel 2012 in Pakistan sono state attaccate cinque chiese, tre templi Indù sono stati saccheggiati e un minareto di una moschea Ahmadi è stato distrutto. Gli Ahmadi sono musulmani di estrazione sunnita, giudicati eretici perché il fondatore ha affermato di essere il nuovo profeta. Questo l’elenco delle violenze ai danni delle minoranze religiose in Pakistan stilato dalla Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana. Tutti gli attacchi sono stati commessi da “persone non identificate”, a parte il minareto che è stato demolito dalla stessa polizia del Punjab, lo Stato pakistano dove avvengono più violenze settarie.

«GOVERNO CONNIVENTE». La Costituzione pakistana difende in teoria la libertà religiosa e di culto ma secondo la Commissione diritti umani del Pakistan, guidata da Hussain Naqi, se le violenze sono aumentate nel paese a stragrande maggioranza islamica rispetto agli anni precedenti la colpa è di un «misto di assenza di buon governo, connivenza e paura sempre da parte del governo». Tutti gli attacchi, infatti, sono stati effettuati da folle di estremisti islamici fomentati da imam con discorsi infuocati contro gli infedeli.

ATTACCATI 27 TEMPLI IN 4 ANNI. Secondo la Corte Suprema «le minoranze sono discriminate perché la polizia non investiga abbastanza quando si verificano questi casi. Nessuno si interessa di condannare gli assalitori e così viviamo nell’impunità». Il problema dunque, secondo l’avvocato costituzionale Salman Akram Raja, «non è la mancanza di leggi ma di applicazione della legge. I politici hanno paura di difendere le minoranze e poi non vogliono perdere voti». Anche per questo negli ultimi quattro anni in Pakistan sono stati attaccati 27 luoghi di preghiera, senza che mai venisse trovato un colpevole.

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GIUDICI IN PARADISO. Senza parlare poi della legge sulla blasfemia, le cui accuse si rivelano secondo le statistiche nel 95 per cento dei casi false e strumentali (basti pensare a Rimsha Masih e Asia Bibi). Eppure, come dice Naeem Shakir, avvocato che ha difeso in tribunale molti cristiani falsamente accusati, soprattutto nel Punjab, i giudici islamici condannano e gli avvocati si rifiutano di difendere le minoranze «perché credono che se lo faranno avranno una posizione inferiore agli altri in Paradiso». Secondo il direttore del Ncjp Peter Jacob, l’unico modo per migliorare la situazione sarebbe «approvare una legge che punisca esplicitamente la violenza contro le minoranze», in modo che non possa essere ignorata da polizia, avvocati e giudici.

@LeoneGrotti

Tags: ahmadiasia bibiblasfemiaCristiani Perseguitatiestremismo islamicoindùIslamlegge sulla blasfemia pakistanlibertà religiosancjpPakistanpeter jacobrimsha masih
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