Il Deserto dei Tartari
Caso Cospito. Ritorneranno gli anni di piombo?
La strada è segnata, facili sono le profezie. L’Italia conoscerà una nuova stagione di violenze di piazza e di terrorismo contro esponenti delle istituzioni dopo la morte annunciata di Alfredo Cospito. Il disegno è trasparente, le fasi dell’operazione sono facilmente riassumibili, vanno al di là della volontà degli attori, non sono il frutto di un complotto ma dello spirito del tempo e dell’inerzia della storia italiana. La sequenza sarà questa: l’anarchico muore in carcere al 41 bis in conseguenza di uno sciopero della fame, terroristi uccidono un funzionario dello Stato e aggrediscono militanti del principale partito di governo, militanti del principale partito di governo si scontrano nelle scuole, nelle università e nelle piazze con militanti dell’estrema sinistra, il governo approva leggi eccezionali per fare fronte all’ondata di terrorismo e di violenza politica, la sinistra parlamentare prende le distanze dalle nuove misure “liberticide” e si mostra comprensiva verso i disordini di piazza e i “compagni che sbagliano”, esponenti della sinistra parlamentare diventano a loro volta bersaglio della violenza estremista delle opposte fazioni, la sinistra parlamentare propone un “compromesso storico” per riportare l’ordine nel paese attraverso un governo di unità nazionale presieduto da una personalità al di sopra delle parti, il presidente del Consiglio prodotto delle elezioni del 25 settembre 2022 viene rimosso e la sinistra parlamentare torna al governo. Le proteste di piazza e gli attentati terroristici non cessano immediatamente, ma gradualmente si estinguono.
Se il fascismo non c’è, bisogna inventarlo; se non si riesce più a inventarlo perché i potenziali “fascisti” fascisti non sono più o non lo sono mai stati, bisogna resuscitarlo. Costringere il governo alle maniere forti, allo Stato di polizia, alle leggi eccezionali è l’unico modo di resuscitare il fascismo. A quel punto si rifà il Cln, il Comitato di liberazione nazionale che libera l’Italia dal nuovo fascismo e crea le condizioni per il ritorno alla normalità (non tutto di un colpo, gradualmente: dopo il 25 aprile per quattro anni si continuò ad ammazzare fascisti veri e fascisti immaginari che erano solo nemici ideologici o di classe, oggi le cose non andrebbero troppo diversamente).
Cospito è nella posizione win/win
A Cospito è stato applicato il 41 bis in data 5 maggio 2022, ma ha iniziato il suo sciopero della fame a oltranza solo il 19 ottobre 2022, tre settimane dopo le elezioni politiche che avevano visto la vittoria del centrodestra e tre giorni prima del giuramento del governo Meloni. L’anarchico è stato condannato per due attentati terroristici, il primo dei quali mirava a causare vittime fra le forze dell’ordine.
Normalmente si definisce terrorista colui che per le sue idee è pronto a uccidere avversari politici e rappresentanti delle istituzioni, anche se il sistema liberale e democratico gli offre la possibilità di esprimere liberamente i suoi programmi e di sottoporli al vaglio degli elettori. Ma è una definizione monca: il terrorista è disposto non solo a uccidere, ma a morire per i suoi obiettivi politici; nel terrorista la morte altrui e la propria sono sullo stesso piano, ed è proprio la disponibilità a sacrificare la propria vita che ai suoi occhi conferisce legittimità morale alla scelta della lotta armata che comprende l’eliminazione fisica degli avversari politici.
Con lo sciopero della fame a oltranza che verrebbe interrotto solo nel caso di abolizione della misura del 41 bis Cospito si è messo, dal suo punto di vista, in una posizione win/win: o lo Stato cede alle sue pressioni e abolisce il 41 bis (non solo per lui ma per tutti i condannati con sentenza definitiva), e questa sarebbe una vittoria politica; oppure lo Stato non cede, lui muore e diventa un martire della causa e si creano le condizioni per una fase rivoluzionaria della storia italiana: anche in questo caso l’esito è una vittoria, ancora più importante dell’eventuale cedimento dello Stato su una misura di detenzione contestata da molte parti. I martiri politici producono seguaci e imitatori, perché riassumono in sé la figura dell’eroe e quella della vittima, le due figure che nell’epoca dell’emotività al potere maggiormente influenzano l’opinione pubblica e ricattano moralmente i governi.
Il voto del Cnb
A questo proposito bisognerebbe aprire una finestra sulla mozione votata da una minoranza di 9 consiglieri del Comitato nazionale di bioetica (condivisa da altri 2 che hanno partorito una terza mozione) secondo cui al recluso va riconosciuto il diritto di rifiutare i supporti vitali in forza della legge sulle Dat, la Dichiarazioni anticipate di trattamento. Giustamente la maggioranza del Comitato (19 membri su 33) ha invece dichiarato che le Dat non sono applicabili in nessun caso quando la decisione non ha carattere terapeutico, ma mira a condizionare altri e a ottenere beni diversi da uno stato di serenità di fronte a una patologia. Lasciando da parte la discussione sui supporti vitali che non rappresentano in nessun caso terapie vere e proprie su cui si possano effettuare dichiarazioni anticipate di trattamento, colpisce la stupidità politica dei 9+2 consiglieri di minoranza del Comitato di bioetica. Sembrano non capire (o forse fanno finta di non capire) che l’eventuale rifiuto dei supporti vitali da parte di Cospito rappresenterebbe un atto di natura politica i cui effetti ricadrebbero sull’intera comunità nazionale, e non la decisione soggettiva e privata di un malato che vuole accelerare la propria morte.
Altra forma di stupidità si rinviene nel pregiudizio culturale che ha condotto molti occidentali a immaginare che solo nella testa dei terroristi jihadisti omicidio e suicidio siano congenitamente intrecciati. Non è affatto così: sin dai primi del Novecento gli attentatori anarchici erano consapevoli che i loro attacchi potevano concludersi anche con la propria morte, colpiti sul posto o condannati al patibolo.
Gli anni di piombo
L’attuale sinistra parlamentare appare destinata a ripercorrere le orme del Pci e di parte del Psi negli “anni di piombo”: prima una equivoca solidarietà con i manifestanti antigovernativi, la denuncia di provocazioni e di eccessi polizieschi e il sospetto di una strategia della tensione, poi un impegno più marcato a difesa delle istituzioni a partire dal momento in cui anche i politici del loro schieramento diventeranno vittime degli estremisti di sinistra. Non si può dimenticare che per molti anni le Brigate Rosse furono presentate come “sedicenti” sulle pagine dell’Unità e su quelle del Giorno negli articoli di Giorgio Bocca, che invece si diceva sicuro della natura fascista degli aderenti a Comunione e Liberazione. Ci volle l’omicidio del sindacalista Cgil Guido Rossa per mano brigatista, gli assalti di Autonomia Operaia al comizio di Luciano Lama all’università di Roma, l’articolo di Rossana Rossanda che ammetteva che i brigatisti facevano parte dell’”album di famiglia” del comunismo perché la sinistra social-comunista di allora comprendesse con gli estremisti non si poteva più flirtare.
Nessuno può credibilmente accusare la sinistra parlamentare di oggi di essere al servizio di un disegno come quello delineato all’inizio di questo commento. Certamente non lo è nei termini di una volontà lucida e consapevole. Ma lo è inconsciamente, mossa da pulsioni che non può riconoscere, ovvero sospinta da una volontà schopenhaueriana, da una cieca energia che trascina.
Destra e sinistra
Cosa si può fare per impedire alla profezia di sventura di realizzarsi? Si può cercare di dissuadere i presumibili protagonisti e beneficiari: spiegare ad anarchici e neo-brigatisti che le loro azioni andranno soltanto a vantaggio del ritorno della sinistra post-comunista e liberal-radicale al governo dell’Italia, non certo della rivoluzione. Non ci sarà nessuna rivoluzione, ma una restaurazione. E si può cercare di dissuadere la sinistra parlamentare dall’alimentare il gioco al massacro che la riporterebbe al potere, facendole notare che costerà un prezzo molto alto che finiranno per pagare tutti, anche alcuni dei loro esponenti di punta.
Si può anche invitare il governo Meloni ad essere più astuto, e a trovare la maniera per disinnescare la bomba, metaforica e reale allo stesso tempo, che l’anarchico Cospito ha innescato. Senza entrare nei dettagli: chi ha tanti consiglieri non ha bisogno di consigli. In gioco non c’è solo la vita di Alfredo Cospito, ma di tanta gente giovane e meno giovane che in questo momento non ha alcun sentore di potersi trovare al centro di un mirino. Come tanti giovani e meno giovani della metà degli anni Sessanta, i cui nomi oggi compongono la lista delle vittime del terrorismo in Italia degli anni Settanta e Ottanta.
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1 commento
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E’ molto credibile quello che dice. D’altra parte sarebbe l’unico modo per la sinistra di riprendersi il potere prima della fine della legislatura.