Brescia, qui dove si attende l’annuncio della beatificazione del pontefice di Concesio, Paolo VI, il sindaco Emilio Del Bono invita per una lectio magistralis Hans Kung, il teologo noto per le posizioni critiche proprio nei confronti della natura del papato. E la conferenza che il 25 giugno prossimo ospiterà al Teatro Grande della città il docente svizzero è destinata ad attrarre su di sé critiche, già lanciate questa mattina da un lungo editoriale del Giornale di Brescia. «In discussione non vi è la libertà di Kung di parlare e illustrare le proprie idee», scrive il direttore Giacomo Scanzi, «ci chiediamo tuttavia qual è il senso storico e civico di questa scelta istituzionale da parte della città».
PAOLO VI E KUNG. Il quotidiano bresciano ricostruisce con precisione e cautela i rapporti del teologo “contestatore” con la Chiesa e il soglio pontificio. Già spinosi all’epoca di papa Montini, contrariato di fronte a «quel libro che gli diede tanto dolore: “Infallibile? Una domanda” (uno dei primi testi di Kung, ndr). E poi “Structures de l’Eglise”, giunto a Paolo VI con dedica e professione di obbedienza, con la sua copertina sbiadita e quell’appunto del Papa: “Libro polemico” portatore di una “mentalità protestante in seno ai cattolici”, che “sente di pelagianesimo”».
Le posizioni di Kung sono note, “eterodosse” in più punti rispetto a quanto annunciato invece da Roma: la figura del papa e la natura della Chiesa, la morale sessuale e il sacerdozio femminile, fino ad arrivare all’eutanasia, cui lui stesso, malato di Parkinson, ha detto di pensare attraverso il suicidio assistito.
Gli scontri più accesi sono stati sul finire del Novecento, con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma «uno degli snodi della sua battaglia polemica è stata ed è – scrive Scanzi – la virulenta contestazione dell’enciclica di Paolo VI “Humanae Vitae”: l’ideale sacramentale (e perciò certamente divino, ma proprio per questo misterioso) della famiglia e della procreazione cristiana viene ridotto da Kung a restaurazione medievale, fino ad accusare il documento paolino e le sue successive affermazioni dei pontefici sul tema, “la causa principale della diffusione dell’Aids nel mondo”».
DOMANDE AL SINDACO. Ma questo è solo uno dei punti che mettono in contrasto Kung col papato di Paolo VI e il solco da lui tracciato attraverso il suo magistero, sullo sfondo di un’epoca tanto delicata come gli anni Sessanta, tempo di modernità e Concilio Vaticano II. Per questo, ravvisa il Giornale di Brescia, è quanto meno discutibile la scelta di invitare in città Kung proprio nel periodo di una possibile beatificazione di Montini. E ne chiede conto al sindaco Del Bono, cattolico del Pd: «Vuole essere forse l’accreditamento di una nuova lettura, adattata ai tempi, della Brixia Fidelis? La scelta appare quanto meno equivoca. (…) Viene celebrato il personaggio senza nemmeno sapere bene quali sono le idee che professa? La scelta direbbe di una città ingiustamente superficiale e senza memoria». E chiude: «Nel rispetto delle convinzioni di ciascuno, vorremmo dalla nostra città chiarezza non reticente di idee e d’identità. Che dirà, infine, la Chiesa bresciana nel momento in cui uno dei suoi figli, e di sicuro non ultimo, sta per salire all’onore degli altari proprio per la “sovrumanità” con cui ha rilanciato scelte difficili, in nome della sofferta fedeltà alla Verità?».