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La preghiera del mattino

L’errore più grave della leader dem è stato trattare da stupidi gli elettori

Lodovico Festa
30/05/2023 - 9:50
Blog
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Daniele Silvetti, primo sindaco di centrodestra di Ancona grazie alla vittoria al secondo turno delle elezioni amministrative domenica 28 maggio
Grazie alla vittoria domenica 28 maggio al secondo turno delle elezioni amministrative, Daniele Silvetti è il primo sindaco di centrodestra di Ancona (foto Ansa) ra

Su Dagospia si riprende un articolo di Adnkronos dove si scrive: «Sui sette comuni capoluogo al voto, i dem vanno verso la vittoria soltanto a Vicenza (strappandola al centrodestra) con Vincenzo Possamai, il giovane candidato sindaco che si è distinto, rispetto al Pd nazionale, chiedendo che nessun big partecipasse alla campagna elettorale. I dem vanno verso la sconfitta ad Ancona che non solo è l’unico capoluogo di regione in corsa, ma che non era mai stata governata prima dal centrodestra. Un’altra roccaforte che se ne va. Come in Toscana dove i dem speravano nel “ribaltone”. Ma niente da fare: le roccaforti rosse Pisa, Siena e Massa vanno confermandosi definitivamente come ”ex”. Male anche a Brindisi dove i dem sostenevano Roberto Fusco dei 5 stelle e dove non si è riusciti, neanche in questo caso, ad organizzare un’iniziativa elettorale comune con Schlein e Giuseppe Conte. Male anche il primo turno in Sicilia: il centrodestra si aggiudica Catania dove Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani sono stati venerdì scorso a chiudere la campagna elettorale».

Mentre dalla Gran Bretagna alla Spagna i partiti di opposizione (siano di destra o siano di sinistra) fanno il pieno di voti alle amministrative, in Italia la sinistra subisce una sconfitta clamorosa che ha anche un evidente senso politico. Qualche imbecille ironizza sul fatto che una personalità dello spettacolo come Arisa chieda di dismettere un’opposizione isterica verso Giorgia Meloni, di cui pure la cantante non condivide molte posizioni. Che anche persone così schiettamente anticonformiste come Arisa chiedano il dialogo con il nuovo governo dovrebbe far ragionare chi non si limita a ruttare sentenze sui social. L’isteria antimeloniana, dunque, senza dubbio, ha pesato sul voto spingendo tanti “pigri” di centrodestra a non disertare le urne.

Ma decisivi sono stati innanzi tutto gli errori di Elly Schlein: da Brescia a Vicenza è evidente come solo l’alleanza con il terzo polo consenta al Pd di essere vincente. Inoltre la neosegretaria ha commesso un grave errore nel non curare i rapporti con l’area cattolica del suo partito, con il risultato di trovarsi, come le ha spiegato Lorenzo Guerini, il Papa che duettava allegramente con Giorgia Meloni sui temi della natalità. Pensare che per il rapporto con i cattolici bastasse quell’imbroglione, furbo ma strategicamente stordito, di Dario Franceschini è stato fatale.

Ancora più grave è stato il comportamento della neo segretaria del Pd sulla tragedia romagnola: far finta di non essere stata vicepresidente della Regione emiliana con delega alle questioni climatiche e di non dover quindi sottoporsi a un articolato esame sulle scelte compiute da “amministratice” ha trasmesso il messaggio a parte rilevante degli elettori che lei li considera stupidi. Una persona meno sventata della Schlein non avrebbe commesso questo errore capitale di offendere l’intelligenza dei cittadini, per di più alla vigilia di un voto.

* * *

Su First online Ugo Calzoni scrive: «Tra gli sconfitti il silenzio sta diventando rumoroso. Anche nelle confidenze le analisi della secca sconfitta sono scarse ed approssimative. Nemmeno le ragioni di un trionfalismo distribuito a piene mani sino alla vigilia trovano un loro perché? Si pensava forse di poter risalire il fiume dopo 15 anni dalla conquista della Loggia senza aver arato e poi seminato di nuovo il terreno della società civile, economica e culturale delle città? Di quella isolata vittoria cittadina non si sono mai approfondite le ragioni e i punti di forza, preferendo mantenere in vita i fasti di quella stagione per garantire a pochi i sempre più scarsi spazi politici della città. In quel tempo (si licet) intorno al candidato ciellino si sommarono la forza trainante di un Berlusconi combattivo, il regno di Formigoni in Regione e la potenza organizzativa, economica e fidelizzante della Compagnia delle opere: talmente forte e intrigante da occupare con un suo alto dirigente persino la direzione generale della potentissima Associazione industriale bresciana. Su questi pilastri si era aggiunto, alla vigilia delle elezioni, l’endorsement pubblico di Giuseppe Camadini, l’altra faccia del Giano economico-politico-religioso che aveva in Giovanni Bazoli l’opposto profilo indiscusso: profili non confliggenti ma diversamente convergenti in unum! Ebbene tutte queste condizioni da anni non esistono più. Rinverdire i trionfi cittadini d’antan con una fotografia di personaggi ormai datati immortalati intorno a Rolfi ha suonato come l’anticamera dell’insuccesso registrato di lì a pochi giorni. In questi dieci anni (tranne Fi che ha incamerato il risultato elettorale della Meloni) lo schieramento del centrodestra non solo non ha saputo rinnovarsi ma non ha saputo aprirsi ai nuovi motori della società cittadina ormai identificata nei servizi e nel terziario. Le due università. I due grandi ospedali cittadini. Gli ordini professionali. I motori economici come la multipotente A2a o BresciaMobilità. Questi sono i soggetti che determinano e governano la crescita e lo sviluppo del capoluogo dopo la scomparsa definitiva delle banche secolari come la San Paolo e il Credito agrario. Cosa hanno saputo fare gli uomini del centrodestra cittadino se non rivendicare qualche posto nei consigli di amministrazione laddove per statuto era un fatto d’obbligo? La prova elettorale di questa miopia o supponente disattenzione verso le nuove dinamiche sociali? I grandi comuni della provincia nella stessa tornata elettorale di Brescia hanno traslocato armi e bagagli nel centrodestra».

Ecco un’analisi svolta da una persona particolarmente intelligente come Calzoni sulla maldestra gestione del centrodestra a Brescia, è un’analisi che non vale solo per la sua città. Qualche riflessione di questo genere probabilmente dovrebbero fare coloro che hanno guidato il centrodestra a Verona, Udine e Vicenza, e sicuramente a Milano.

* * *

Su Fanpage Francesco Cancellato scrive: «E poi il sindaco in persona ha tentato di spostare l’attenzione. “Il tema vero è che nelle città del mondo c’è tanto disagio in giro, tante persone poco equilibrate, tante situazioni delicate. Questa è una questione di cui si parla veramente poco: si parla tanto di immigrazione, si parla poco di quante persone problematiche ci sono in giro per la città. Poi a volte si vedono i risultati”, ha dichiarato. Per quanto possa essere vero che si parla troppo di immigrazione e troppo poco di assistenza ai più deboli, che peraltro dipende proprio dal Comune, non è di certo questo “il tema vero” da affrontare rispetto quello che è successo davanti all’università Bocconi. Quello dell’aiuto alle persone in difficoltà, anche per motivi psichici, è un altro tema, sicuramente importante, ma non c’entra nulla con la violenza messa in atto dalle forze dell’ordine che rispondo a lui e alla sua giunta».

Picchiare una persona caduta per terra mi sembra un’azione praticamente impossibile da giustificare. E dunque, pur non rinunciando a tutta la mia diffidenza per le sentenze emesse dai social, credo sia opportuno rendere conto rapidamente ed esaurientemente, nelle forme istituzionali necessarie, dell’operato dei vigili milanesi coinvolti nella vergognosa vicenda citata. Detto questo, il comportamento di Beppe Sala anche in questa occasione come in tanti casi (dal Pio Albergo Trivulzio, allo stadio di San Siro, alla sicurezza della Stazione centrale, e oggi anche al Museo della Resistenza) mi pare ispirato alla massima: “Se c’ero, dormivo”.

* * *

Sul Blog di Beppe Grillo Beppe Grillo scrive: «La scorsa settimana ho fatto visita a Sustainable City, un distretto cittadino di Dubai sostenibile, senza traffico e soprattutto senza alcuna spesa per i cittadini. Un distretto zero. Ogni elemento è stato costruito avendo come obiettivo la riduzione dello spreco energetico, dello spreco di acqua, di plastica e di ogni sorta di inquinante. L’orientamento delle ville è studiato apposta per trarre massimo vantaggio dal sole e dall’ombra. Tutte le ville sono orientate a nord, questo è anche importante perché, oltre ai pannelli solari, si fa in modo di utilizzare il meno possibile l’aria condizionata. Ogni elemento è verniciato con una amalgama che riflette gli Uv, che devia molta luce solare e riduce il calore termico. “L’acqua che esce dai lavabi, dalle lavatrici e dalle docce è acqua filtrata e riciclata. In generale tutta l’acqua che viene usata è separata in due flussi. Non viene sprecato nulla e tutto il possibile è pensato per il riuso. Il tanto verde che si vede infatti viene annaffiato proprio con questo metodo. Addirittura lungo il quartiere ci sono stagni di stoccaggio”».

Uno vale uno e Dubai vale Milano o Roma, discutere di scelte di politica urbanistica senza storia, senza cultura, evocando solo scelte tecnologiche e non ragionando sui complessi interventi antropologici che località così segnate dal loro passato come quelle italiane richiedono, è tipico di quella barbarie politico-intellettuale che i grillini hanno fatto esplodere nella nostra società.

Tags: alluvione emilia romagnaBeppe GrilloBeppe Salabresciacentrodestracentrosinistradubaielezioni amministrativeelly schleinGiorgia MeloniMilanoMovimento 5 Stelle
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