Austria, il mistero delle due adolescenti sparite: sono fuggite in Siria per darsi al “sexual jihad”?

Di Redazione
22 Aprile 2014
Scomparse da 10 giorni, si sono fatte vive solo attraverso Facebook con annunci da kamikaze. Ma le foto con velo e mitra sono ritoccate

austria_siria_ragazze_islamSi chiamano Samra Kesinovic e Sabina Selimovic, sono due ragazze rispettivamente di 16 e 15 anni figlie di famiglie bosniache immigrate a Vienna negli anni Novanta, e da dieci giorni sono sparite dalla capitale austriaca. Destinazione del loro viaggio: la Siria, dove le due starebbero combattendo la “guerra santa”. O per lo meno è questa l’ipotesi più accreditata dopo i primi giorni di indagini, supportata anche da alcune immagini che le due ragazze hanno postato sulla propria pagina Facebook.

SEXUAL JIHAD. «Non ci troveranno mai». È uno dei messaggi che le giovani hanno scritto nei rispettivi profili sul social network dopo la loro scomparsa. Successivamente Samra e Sabina hanno pubblicato alcune foto che le ritraggono coperte dal velo, quello con stampata sulla fronte la shahada, la formula con cui i jihadisti testimoniano la propria fede. «La morte è il nostro scopo», continuano i post. Per molti sarebbero le prove che la loro fuga è stata pianificata per fuggire in qualche campo d’addestramento in Siria e praticare quella che ormai viene indicata come “sexual jihad”: partecipare alla lotta armata concedendosi fisicamente ai combattenti uomini.

L’IMAM RADICALE. Le famiglie delle due ragazze però continuano a non credere possibile che le giovani siano realmente scappate di loro volontà, e sono convinte che i messaggi su Facebook siano stati scritti da qualcun altro: magari qualcuno che le ha ingannate e costrette ad andare in qualche paese arabo con la forza, per darle in sposa a qualche uomo. Ci sono però altri dettagli che fanno sospettare una loro fuga verso la Siria: a partire dal fatto che le due scomparse frequentavano una moschea austriaca il cui imam è Ebu Tejma, leader islamico noto per le sue posizioni radicali.

austria_siria_ragazze_jihadIL VOLO E I MESSAGGI NEL DIARIO. La polizia avrebbe inoltre ricostruito le comunicazioni telefoniche che le due avrebbero avuto con alcuni uomini: questi ultimi le avrebbero convinte a lasciare Vienna e in questo passaggio sarebbe risultato decisivo un cugino di Samra, che le avrebbe dato una mano ad andare in Germania organizzandole pure un matrimonio senza che i genitori sapessero nulla. Un elemento che trova conferma anche in un dettaglio scoperto dalle famiglie delle ragazze: le adolescenti si sarebbero imbarcate su un volo per Adana, città turca non lontana dal confine siriano. E nel diario di scuola delle giovani sarebbero emerse alcune lettere in cui le scomparse dicono esplicitamente di «essere andate a combattere per l’Islam in Siria» e di «aver scelto la strada giusta».

LE FOTO RITOCCATE. Ci sono però alcuni particolari che invitano l’Interpol alla cautela, e sono tutti legati alle foto postate dalle giovani su Facebook: alcune di queste sarebbero ritoccate in maniera evidente. Una, in particolare, ritrae Sabina che regge un kalashnikov, davanti ad alcuni uomini armati (vedi qui sopra a sinistra): la foto che però fa da sfondo è vecchia e facilmente scaricabile online. Ci sarebbero sospetti anche per un altro scatto, dove le ragazze sono ritratte completamente velate e con l’indice della mano destra rivolto verso il cielo: le dita sarebbero state aggiunte a computer.

LE ALTRE FUGHE IN SIRIA. Secondo i giornali austriaci, le due teenager sono diventate la faccia pubblica con cui chiamare i fedeli musulmani di Vienna a partecipare al jihad in Siria. Allungando così la lista di europei partiti per combattere il regime di Assad e mai più tornati. L’ultimo si chiamava Adbullah Deghayes, aveva 18 anni e veniva da Brighton, Inghilterra: era il nipote di Omar Deghayes, ex detenuto a Guantanamo. Nessuno sapeva che era andato in Siria, nemmeno suo padre, il primo che ha scoperto della sua morte: «Non sappiamo nulla del suo decesso. La sola cosa che sappiamo è che è stato ucciso in Siria».

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