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Arcivescovo di Granada: Attaccano il libro della Miriano? Noi pubblicheremo il sequel

«Chi fomenta le polemiche non è interessato alla donna e alla sua dignità. Vuole solo attaccare il popolo cristiano che non si sottomette alla cultura dominante. A breve "Sposala e muori per lei"»

Francisco Javier Martínez Fernández
16/11/2013 - 17:11
Società
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Dopo le difese di Camillo Langone, riceviamo e pubblichiamo il comunicato con cui l’arcivescovo di Granada, Francisco Javier Martínez Fernández, ha voluto rispondere alle critiche che tre partiti iberici e alcuni media hanno rivolto contro la decisione della casa editrice Editorial Nuevo Inicio di tradurre e pubblicare il libro Sposati e sii sottomessa di Costanza Miriano.

Impegni legati alla mia missione mi hanno finora impedito di seguire l’artificiosa polemica a riguardo dalla pubblicazione del libro Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura, scritto dalla giornalista italiana Costanza Miriano, edito in Spagna da Editorial Nuevo Inicio. Non è mia intenzione difendere il libro, che si difende da solo, né tantomeno giustificare il suo titolo o quello del suo sequel (che sarà pubblicato a breve), che forma un dittico con il primo e che si intitola Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura. È questo, infatti, un compito che spetta alla loro autrice, che peraltro, lo ha già fatto più volte, all’interno e al di fuori del libro. C’è forse bisogno, del resto, di ricordare che entrambi i titoli si ispirano quasi letteralmente a un passaggio della Lettera agli Efesini di San Paolo (Ef. 5, 21), e che la sottomissione e la donazione – l’amore – di cui si parla in quel passaggio non hanno nulla a che vedere con le relazioni di potere che avvelenano le relazioni tra l’uomo e la donna (e non solo quelle tra l’uomo e la donna) nel contesto del nichilismo contemporaneo? Nemmeno ho la pretesa di giustificare la posizione della casa editrice, che ha una propria voce e che sta svolgendo il suo compito diffondendo un’opera che – ne sono al corrente – sta aiutando molte persone.

Dal campo pastorale ed ecclesiale, che è quello che a me compete, desidero soltanto segnalare che l’opera è stata positivamente accolta dall’Osservatore Romano come “evangelizzatrice” e che la sua autrice Costanza Miriano è stata recentemente invitata a partecipare al seminario sulla dignità della donna, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici in occasione del XXV anniversario della pubblicazione della Lettera Apostolica del Beato Giovanni Paolo II Mulieris Dignitatem. La lettura dei due libri, inoltre, è stata raccomandata dal Pontificio Consiglio per i Laici e dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Questi termini di paragone nella vicenda indicano, con maggior chiarezza di certi commenti della stampa, che la posizione della casa editrice su questi due libri è in accordo con l’insegnamento della Chiesa, e che altre raccolte della stessa, dove sono pubblicati anche libri di autori non cattolici, intendono essere un “areopago” della nuova evangelizzazione, uno spazio di dialogo e di riflessione sulla fede cristiana nel contesto del mondo contemporaneo. Per questo motivo la casa editrice rappresenta un umile ma prezioso strumento pastorale al servizio della Nuova Evangelizzazione. Le sue pubblicazioni, infatti, sono contraddistinte dall’amore all’uomo, all’umano, la cui pienezza si rivela e si comunica in Cristo, oltre che da una grande libertà rispetto al dogmatismo della cultura dominante. In questo contesto, pertanto, la polemica generata da questo libro – il cui contenuto è in accordo con gli insegnamenti sull’amore sponsale di Giovanni Paolo II, ma che non pretende essere nulla di più se non la preziosa testimonianza di amore e libertà di una donna cristiana di oggi – risulta tanto ridicola quanto ipocrita. Ogni persona moderatamente informata sa perfettamente, a questo punto, che il libro, e anche la mia povera persona, non siamo altro che un pretesto. Coloro i quali fomentano e agitano questa polemica sono mossi da altri interessi e altri motivi, che non sono precisamente la difesa della donna o la preoccupazione per la sua dignità. Si tratta, piuttosto, di attaccare l’unica istituzione – l’unico settore della società, l’unico segmento di popolo vivo – che resiste ad ogni tentativo di addomesticazione da parte di quel rullo che è la cultura dominante: il popolo cristiano. Questo è il vero ostacolo, tutto il resto sono scuse. Persino il momento scelto per sollevare tutto il rumore che si è fatto è stato scelto in funzione di questo fine.

Tanto la storia della letteratura, quanto, in questo momento, gli scaffali delle librerie, sono pieni di libri che, talvolta in modo ironico, talaltra con la massima serietà – effettiva o presunta che sia –, insultano o si prendono gioco di sacre verità, dal matrimonio alla maternità, dalla libertà di educare a un significato profondo del vivere alla realtà della fede che professa gran parte del nostro popolo. Per di più, questi insulti e prese in giro godono della protezione della libertà di espressione. Libertà di espressione che – mi sia permesso ricordarlo – è un’invenzione cristiana. Solo in un terreno cristiano, infatti, avrebbero potuto fiorire tutte le grandi critiche alla religione del XIX secolo – Feuerbach, Nietzsche, Comte, Freud e Marx, solo per ricordare alcune di quelle più importanti –, alla Chiesa, che oltretutto è da sempre disposta a ricerverle con gratitudine nella misura in cui esse documentino un tentativo di ricerca del vero. Al di fuori del grande fiume della tradizione cristiana il futuro della libertà nel nostro mondo è ben più nero.

Il giudizio e l’opinione personale circa l’opera che ha destato le polemiche, così come è per qualsiasi altra opera letteraria di ogni tipo essa sia, o circa qualsiasi pronunciamento della persona, sono, ovviamente, liberi e legittimi, ma non l’offesa, l’insulto, la calunnia. Né quest’opera né alcuna mia dichiarazione hanno mai giustificato in alcun modo, scusato e ancor meno promosso un solo atto di violenza contro la donna. Mentre, invece, favoriscono e facilitano la violenza contro la donna una legislazione che liberalizza l’aborto e ugualmente tutti quegli interventi che indeboliscono o addirittura eliminano il matrimonio, nella misura in cui tendono a lasciar cadere tutta la responsabilità di un’eventuale gravidanza interamente sulla donna, lasciata a se stessa ed escludendo il maschio da ogni forma di responsabilità. So che l’autrice ha già chiesto a chiunque volesse rivolgere simili accuse al suo libro di farlo con precisione, specificando la pagina e il paragrafo dove dovesse essere contenuto un qualsiasi tipo di giustificazione o scusante di una pur minima forma di violenza nei confronti della donna, perché, al netto delle gratuite squalifiche che qualcuno può fare e delle grossolane manipolazioni, è consapevole che nessuno potrà trovarne. Come nemmeno potrà trovarne nelle mie parole. Semplicemente perché simili affermazioni che taluni gratuitamente mi attribuiscono non sono mai state da me pronunciate né da altri uomini di Chiesa a me vicini né tantomeno appartengono alla tradizione cristiana. Chi mi accusa può farlo soltanto fraintendendo le mie parole, il cui contenuto è noto e pubblico, anche perché la mia predicazione deve svolgersi sempre in pubblico, dalla cattedra episcopale che la Chiesa mi ha affidato.

Tags: Cásate y sé sumisacostanza mirianosessismosposati e sii sottomessaviolenza donne
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