Agenda per le Pmi che non vogliono sciupare la ripresa economica
L’economia italiana, tra alti e bassi, sembra essere ripartita. E nel contesto industriale si deve sottolineare il ruolo svolto dalle piccole-medi imprese. Il dato sulla raccolta dei Pir (piani industriali di risparmio) non è passato inosservato agli occhi degli investitori e non: a settembre, nelle casse dei gestori dei Pir sono entrati 95,6 milioni di euro, e anche il mese scorso la parte più consistente dei flussi è andata sui prodotti bilanciati che a livello di patrimonio rappresentano la tipologia più rilevante del segmento. Ma tante sono le sfide che attendono le imprese. Economia circolare, nuovi modelli di finanza, big data e industria 4.0 sono solo alcune delle tematiche che dovranno solcare le Pmi italiane per continuare ad alimentare la crescita industriale.
CIRCOLARITÀ È EFFICIENZA
Non c’è impresa senza visione. Una visione che deve orientarsi entro il terreno dell’economia circolare, un business che nello scorso anno valeva quasi 300 milioni, in crescita rispetto al 2016 ma che non è facile da realizzare. Circolarità è anche efficienza. Per esempio, nell’impiantistica di ingegneria il dato, il software, in genere viene utilizzato dopo il progetto, e invece l’efficienza – creare un impianto di minori dimensioni, più sostenibile – vuol dire anche mettere il dato al servizio di tutto un progetto, ma prima di tutto costruirlo. Alcune Pmi hanno lanciato quindi una sfida affinché tutti i loro impianti partano dal software e poi abbiano la parte ingegneristica del ferro: una sfida epocale.
INTERNET OF THINGS
Vi sono aziende che investono percentuali importanti del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per automatizzare la produzione e il controllo. L’obiettivo è quello di cavalcare l’Iot (Internet of things) anche perché basta guardare alla business unit di energy efficiency e smart mobility per comprendere come il mondo sta cambiando, e che l’economia circolare è un fenomeno inarrestabile.
A CACCIA DI RISORSE
L’attenzione si sta spostando dal B2C al B2B, dove gli investimenti sono più robusti nel lungo periodo mentre nei prossimi 3-5 anni sono previsti incrementi significativi degli investimenti nelle startup digitali. Evidentemente le aziende hanno così tanto bisogno di risorse che non sempre passano attraverso il sistema bancario; e in questa direzione, la grande vitalità che sta vivendo l’Aim ne è la dimostrazione, anche alla luce dei Pir. C’è voglia di avvicinarsi alla Borsa, con un’idea di liquidità di medio-lungo periodo (almeno cinque anni); al di là quindi di un momento difficile per i mercati, se ci sono storie di successo gli investitori sono molto sensibili al riguardo.
NON SOLO CAPITALI
Oltre al venture capital, le giovani imprese in cerca di risorse possono attingere ai fondi europei. I paesi che meglio hanno attinto ai fondi europei sono l’Inghilterra e la Spagna, mentre in Italia l’aumento della burocrazia ha causato ritardi notevoli. Per meglio sfruttare queste opportunità occorre avere un piano di sviluppo a 3-5 anni e fare un’analisi delle opportunità a supporto del piano industriale.
INFORMAZIONI CHE VALGONO ORO
Il tema dei big data è sempre più attinente al business delle Pmi sia per il calo dei prezzi della tecnologia sia per la crescita dell’offerta. L’utilizzo dei dati è al centro anche delle strategie di alcuni istituti bancari che hanno capito l’importanza di elaborare in ottica predittiva le informazioni in loro possesso utilizzandole poi in un’ottica commerciale e proattiva.
Foto impresa da Shutterstock
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