Perché i risparmiatori abbandonano le polizze vita
Nel 2023 le gestioni separate (speciali gestioni finanziarie prudenziali create dalle compagnie assicurative) sono rimaste praticamente al palo, con rendimenti lordi mediamente intorno al 2,90 per cento ma poco competitivi rispetto ad altri strumenti finanziari come i titoli di Stato e conti di deposito.
Nei primi 9 mesi del 2023 il saldo tra entrate e uscite del mercato vita nel nostro paese è risultato negativo per oltre 15 miliardi di euro, in picchiata rispetto ai 10 miliardi dei primi sei mesi e di quasi 30 miliardi se paragonato ai primi nove mesi del 2022. Questo perché molti investitori sono usciti dalle vecchie polizze di ramo I che in Italia rendono in media meno del 2 per cento netto annuo per investire direttamente sui titoli di Stato con il Btp decennale italiano che oggi garantisce un rendimento attorno al 3,3 per cento, comunque il doppio di un anno e mezzo fa, prima che la Bce cominciasse ad alzare i tassi.
Del resto, le polizze vita sono state acquistate come strumento per fronteggiare gli anni duri dei tassi zero sino al 2022. Questi strumenti sono infatti riusciti ad offrire rendimenti positivi e senza rischio anche quando i titoli di Stato non avevano ritorni, tenendo al riparo i risparmi investiti. Infatti, sulla base delle norme vigenti il patrimonio della gestione separata è investito in titoli che, sino a quando rimangono all’interno della gestione e non vengono venduti, sono valorizzati al prezzo a cui sono stati inizialmente acquistati.
Successivamente e in prossimità delle scadenze dei titoli in portafoglio le gestioni hanno acquistato nuovi strumenti finanziari a basso rendimento, generando così un graduale calo dei rendimenti delle gestioni medesime. Dal mese di agosto 2022 abbiamo vissuto una fase di forte rialzo dei tassi di interesse, che si protrae ancora oggi e come naturale conseguenza, i titoli di Stato hanno iniziato a rendere più di prima, mentre la rigidità dei rendimenti, la stessa che tutelava i risparmiatori durante le fasi di mercato negative, diventa ora un impedimento alla propositività: quando riusciranno le gestioni separate a riacquistare appeal?
Va da sé che le gestioni hanno comunque cominciato a beneficiare degli investimenti effettuati in questo nuovo contesto di tassi in crescita, nonostante un rendimento al di sotto di quello offerto dai titoli di Stato. Un esame dei dati disponibili sui rendimenti delle gestioni evidenzia un incremento di circa 15-20 punti base negli ultimi dodici mesi; l’effetto non è così clamoroso per ora, perché i rendimenti si aggiustano solo gradualmente al rialzo dato che le gestioni beneficiano dei maggiori rendimenti solo sulle nuove sottoscrizioni o sul reinvestimento dei titoli in scadenza. Occorre però ricordare che nella scelta di un investimento a medio-lungo termine si deve tenere presente le specificità tipiche delle gestioni assicurative, il cui scopo principale è il consolidamento dei rendimenti nel lungo termine, proteggendoli dalle oscillazioni di mercato.
Ma tutto questo non è stato sufficiente per fermare i riscatti registrati negli ultimi mesi, tant’è che la nuova liquidità canalizzata dagli investitori, anziché essere investita a tassi più elevati, viene spesso utilizzata per fronteggiare i riscatti e perciò non si riesce a concretizzare quel riallineamento indispensabile con i tassi attuali.
Le fuoriuscite più importanti, secondo quanto segnalato da Banca d’Italia, sono state eseguite da titolari di polizze di importi rilevanti (oltre i 500.000 euro). D’altra parte le compagnie sono coscienti di quanto sia centrale frenare ulteriormente i riscatti, fenomeno che può essere limitato facendo il più possibile leva sul rapporto con l’assicurato. Il fenomeno comunque potrebbe arrestarsi o addirittura invertirsi quando la Bce tornerà ad abbassare i tassi.
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