
Usa, Ucraina, Nato: chi ha sabotato davvero il Nord Stream?

Chi ha sabotato il Nord Stream? Forse non gli Stati Uniti, come aveva suggerito in un lungo articolo il giornalista investigativo Seymour Hersh, ma un «gruppo pro-Ucraina». Lo scrive il New York Times citando un report dell’intelligence americana e sottolineando che non esistono prove che l’attacco sia stato ordinato da Volodymyr Zelensky o condotto per conto del governo di Kiev. Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, ha smentito categoricamente la ricostruzione.
Pochi dettagli sul sabotaggio del Nord Stream
I funzionari americani che hanno avuto accesso al report non hanno rivelato molti dettagli. In particolare, non hanno chiarito come sia stata organizzata o condotta l’operazione, né quale tipo di ordigno abbiano utilizzato gli attentatori per far saltare in aria i gasdotti, né se gli autori materiali del sabotaggio siano di nazionalità ucraina o russa.
L’intelligence americana riterrebbe però che «gli esperti sommozzatori» che sono riusciti a piazzare l’esplosivo a 80 metri di profondità «non sembrano lavorare per l’esercito o i servizi segreti».
La Nato «sa» chi ha finanziato l’attentato
Più dettagli compaiono in un’indagine di Die Zeit, condotta insieme a Ard e Swr, e pubblicata ieri in contemporanea al Nyt: un commando di cinque uomini e una donna con passaporti falsi avrebbe affittato una barca a Rostock, in Germania, da un’azienda polacca di proprietà di due cittadini ucraini il 6 settembre e l’avrebbe utilizzata per dirigersi il 26 nell’area interessata dall’esplosione. L’indagine non cita fonti.
Il Times ha invece scritto che le intelligence dei paesi occidentali conoscerebbero «da mesi» il nome dello sponsor ucraino che ha finanziato l’attentato. Questi non avrebbe alcun legame con il governo di Kiev, mentre sarebbero stato funzionari della Nato a coprire il suo nome per non compromettere il rapporto tra Ucraina e Germania.
Il procuratore federale in Germania, in un comunicato, ha affermato di aver perquisito a gennaio la presunta barca utilizzata per portare a termine l’operazione trovando tracce di esplosivo. Restano però dei punti oscuri: il Der Spiegel, ad esempio, scrive che pochi giorni fa l’intelligence tedesca avrebbe detto al premier Olaf Scholz di non avere alcuna novità sul sabotaggio. Come si conciliano queste notizie?
Per la Russia sono solo «fake news»
La Russia, attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito l’ipotesi veicolata dai media americani e tedeschi «una palese e coordinata fake news».
A fine febbraio la Russia aveva chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di avviare un’indagine indipendente per capire chi fossero i responsabili del sabotaggio al Nord Stream. Ma diversi paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti, respinsero la proposta sostenendo che Mosca voleva soltanto distogliere l’attenzione dal conflitto. Entro fine marzo la proposta potrebbe essere messa i voti, al momento restano aperte tre diverse indagini in Germania, Svezia e Danimarca.
Ancora troppi dubbi sul Nord Stream
Le rivelazioni del Nyt lasciano aperte molte domande: com’è possibile che un nucleo di oppositori, senza il sostegno di un apparato statale, sia riuscito a procurarsi quasi 500 chili di esplosivo e sia stato in grado di posizionarlo in profondità, per poi farlo detonare a distanza, senza essere visto o intercettato, in un braccio di mare percorso da molte navi all’interno della zona economica esclusiva di ben due paesi, Svezia e Danimarca?
La nuova ipotesi sul sabotaggio è radicalmente diversa da quella fornita da Hersh l’8 febbraio. Secondo il premio Pulitzer l’operazione segreta sarebbe stata organizzata dalla Cia con l’assenso di Joe Biden e della Norvegia e portata a termine da sommozzatori della Marina americana. Casa Bianca, Cia e Pentagono hanno definito «completamente falsa» la ricostruzione, basata su una sola fonte militare americana.
Il Nyt scagiona la Russia e accusa l’Ucraina
Il report diffuso dal Nyt, così come l’indagine di Die Zeit, fanno comunque il gioco di Mosca perché, contrariamente a quanto sostenuto da molti politici di diverse nazionalità, scagiona completamente la Russia e accusa invece l’Ucraina, mettendo il paese di Zelensky in una posizione difficilissima nei confronti della Germania.
Berlino, insieme a Mosca, è infatti il paese più danneggiato dal sabotaggio, che ha reso quasi impossibili le forniture di gas russo all’Europa e ha causato danni per almeno 500 milioni di euro, oltre a un disastro ambientale di enormi proporzioni.
Foto Ansa
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