Dopo il terrore e la grande emozione, la confusione. All’indomani delle stragi di Parigi e delle grandi manifestazioni popolari, la Francia si scopre indecisa e confusa tra rivendicazioni opposte, senza sapere come uscirne. Il governo di François Hollande ha provato a mettere tutti d’accordo ripetendo in modo ossessivo le parole d’ordine «pas d’amalgame», non generalizziamo, e «Je suis Charlie». Ma non è bastato.
«LOTTA ALL’ISLAMOFOBIA». Il 17 gennaio, all’interno di un discorso di auguri al corpo diplomatico per l’anno 2015, il presidente della Repubblica Hollande ha dichiarato: «La Francia lotta quindi in maniera implacabile contro il razzismo, l’antisemitismo e l’islamofobia». In questo modo ha voluto rimarcare quanto già detto in precedenza più volte, e cioè che gli attentati di Parigi «non hanno niente a che vedere con l’islam».
«NON USIAMO IL TERMINE ISLAMOFOBIA». In un’intervista realizzata prima degli attentati, pubblicata da The Atlantic, il primo ministro Manuel Valls invece dichiarava: «È davvero importante fare chiarezza e dire che l’islam non ha niente a che vedere con lo Stato islamico. La società ha un pregiudizio su questo. D’altra parte però io mi rifiuto di usare il termine “islamofobia” perché chi usa questa parola sta cercando di screditare ogni critica in generale all’ideologia islamista. L’accusa di “islamofobia” viene usata per mettere a tacere le persone».
Chi ha ragione, il presidente o il primo ministro? Sicuramente il termine “islamofobia” è stato usato da Hollande esattamente nel modo sottolineato da Valls: il presidente ha proibito a tutti di mettere in discussione l’islam in relazione ai fatti di Parigi.
CHARLIE HEBDO. Non sono state considerate islamofobe, però, le nuove vignette contro Maometto e i musulmani di Charlie Hebdo. A proposito, il nuovo direttore del settimanale satirico francese, Gerard Biard, ha dichiarato in un’intervista alla Nbc: «Ogni volta che disegniamo Maometto o Dio noi difendiamo non solo la libertà di espressione ma anche la libertà religiosa. Dichiariamo così che Dio non può essere una figura pubblica ma solo privata. Le religioni non dovrebbero essere un argomento politico, se la fede e gli argomenti religiosi si calano nell’arena pubblica diventano argomenti totalitari. La laicità ci protegge da questo».
LAICITÀ E LAICISMO. Questa idea di laicità, equivalente al laicismo, è quella che il governo Hollande ha portato avanti per tutto il 2014 a scuola (e si è visto con quali risultati), facendo affiggere in ogni classe la “Carta della laicità” così intesa ed è uno dei valori repubblicani più propagandati dal presidente nei discorsi degli ultimi giorni.
Ne viene fuori una spirale paradossale: insultare l’islam e Maometto non costituisce islamofobia ed è lecito perché la libertà di espressione è sacra. Eliminare dalla sfera pubblica l’islam, così come tutte le altre religioni, pure è lecito perché la laicità è sacra. Criticare o mettere in discussione alcune parti della religione musulmana invece è vietato perché si tratta di islamofobia, in barba alla libertà di espressione. La parola islamofobia però non deve essere usata perché serve solo a mettere a tacere le critiche, che invece si possono fare in nome della libertà di espressione. Quindi?