Stop chilometrici, disimpegni scoordinati, interventi fuori tempo, il gol. Muntari, l’eroe di San Siro

Di Emmanuele Michela
21 Febbraio 2013
Era uno tra i peggiori in campo, prima che El Shaarawy gli servisse la palla d'oro. Freddo e preciso, ha messo nei guai il Barcellona

Alzi la mano chi ieri sera non l’avrebbe sostituito a fine primo tempo. Non ne azzeccava una Sulley Muntari lì in mezzo al campo. Stop chilometrici, disimpegni scoordinati, interventi fuori tempo. Qualche maligno ha pure sentenziato una delle scene peggiori della serata, quando il ghanese perdeva palla in mezzo al campo, si faceva stendere da un avversario e, incidentalmente sgambettava il compagno Ambrosini: pure da terra riusciva a fare danni. Ma in questa strana serata di Champions dove gli dei del calcio – quando la finiremo di chiamare così questa squadra tanto divertente quanto inefficace, che in Spagna macina reti a grappoli e vince senza storia, salvo poi afflosciarsi nelle partite più importanti in Europa? – sono stati costretti ad arrendersi davanti al gioco tosto e maledettamente concreto di un Milan che non è proprio quello di Van Basten e Gullit, in una notte dove la sorte ha voluto che l’assist al primo gol sia stato di Zapata, cui hanno tirato addosso la palla e che l’ha pure toccata di mano, beh, in una serata così poteva pure succedere che quel ragazzo ghanese fino ad allora fallimentare riuscisse a firmare la rete del 2-0. È una rete dal sapore speciale: azione poetica, con Niang che inventa, El Shaarawy che serve e Muntari bravo a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, freddare col sinistro l’incolpevole Valdes. L’esito del ritorno stabilirà il futuro della stagione del Milan, e se per il ghanese questa sia stata o meno la rete più importante della sua carriera sportiva.

ALL’INTER PER 14 MILIONI. Chissà, poteva essere una delle sue serate peggiori. Certo, non peggio di quella volta all’Inter, in cui a Catania rimase in campo poco più di un minuto, tempo sufficiente per regalare una punizione agli etnei e farsi ammonire, andare in barriera e prendere la palla di mano, concedere un calcio di rigore e farsi espellere. Pochi secondi, sufficienti per regalare la vittoria ai siciliani: è uno degli episodi che ha reso famoso Muntari come giocatore non proprio sveglio e brillante. Un po’ troppo gretto per valere quei 14 milioni sborsati da Moratti su invito di Mourinho, che lo aveva scelto per il centrocampo nerazzurro dopo il tramonto della trattativa con Lampard nel 2008. All’Inter non fece affatto male, ma nel giudizio di tifosi e stampa l’esuberanza e l’istintività del ghanese pesavano più di quelle belle prestazioni che ogni tanto (non sempre) sapeva offrire.

AL MILAN A PARAMETRO 0. Anche al Milan, dove è finito in prestito gratuito per poi essere tesserato a parametro zero, in due anni non ha stupito troppo, sebbene il suo nome sia legato ad uno degli episodi più controversi della scorsa stagione, ossia quella rete non convalidata contro la Juventus nello scontro diretto per lo scudetto. Se i rossoneri avessero vinto avrebbero allungato facilmente sui bianconeri, mettendosi sulla strada giusta per il loro diciannovesimo scudetto. Chissà, magari se Tagliavento avesse visto quella palla in porta la stagione del Milan sarebbe stata diversa e tutti avrebbero parlato di Muntari, sottolineando l’affare dei rossoneri, lesti a prendere a zero uno degli uomini decisivi della stagione. Invece di lui si parlò solo in termini recriminativi, se non addirittura canzonatori. Va detto che il ghanese ci mise del suo: la scorsa estate trasformò la vacanza con alcuni amici in un Calvario, fratturandosi il legamento crociato anteriore durante una partita in spiaggia. La notizia parse decisamente ridicola e Galliani si arrabbiò da matti: solo ieri lo ha perdonato.

SERATA IMPREVEDIBILE. Doveva essere la serata di Messi, fresco distruttore dell’ennesimo record, stavolta quello delle 300 reti con la maglia del Barça: non è pervenuta invece la Pulce ieri sera, ingabbiata perfettamente tra difesa e centrocampo rossonero. Doveva essere l’ennesima esibizione circense dei giocolieri catalani e del loro estenuante tiki taka, tanto noioso quanto inutile se operato di rado oltre la trequarti milanista. Invece il Milan ha fatto la sua partita operaia, annullando il Barcellona e giocando bene di rimessa. E ricordando a tutti la grandezza del pallone, gioco eternamente imprevedibile, dove favoriti e pronostici restano negli spogliatoi e mentre il campo sa riservare colpi ogni volta impensabili. Servendoli sui piedi di un ragazzotto esuberante ghanese, fino ad allora tra i peggiori in campo.

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@LeleMichela

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1 commento

  1. ragnar

    Ci manca solo che il Milan vinca contro l’Inter, passi il turno e le elezioni siano dopo il ritorno: a quel punto è certo che vincerà Berlusconi

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