
Terremoto politico in Spagna: Sánchez si dimette, Ayuso trionfa

È stata probabilmente la notte più buia per il premier Pedro Sánchez da quando è stato eletto alla guida della Spagna nel 2019. A mano a mano che i risultati delle amministrative venivano pubblicati, si materializzava la disfatta del Psoe, che ha assunto presto i contorni dell’ecatombe: i socialisti hanno retto solo in tre delle 12 comunità autonome andate al voto, hanno perso a favore del Partito popolare (Pp) storiche roccaforti, risultando disastrosi anche nelle principali città. Ecco perché ieri mattina, preso atto della disfatta, Sánchez ha rassegnato le dimissioni, sciolto il Parlamento e convocato le elezioni politiche, che si terranno il 23 luglio (e non a dicembre).
Disfatta socialista in tutta la Spagna
Tutti si aspettavano che dopo il voto del fine settimana il Pp e l’alleato di destra Vox avrebbero aumentato i voti a danno dei socialisti, di Unidas Podemos e dei centristi di Ciudadanos. Ma il risultato è stato ancora più clamoroso delle previsioni della vigilia.
I socialisti hanno mantenuto il controllo solo di Castiglia-La Mancia, Asturie e Navarra. Se Sánchez era già sicuro di perdere La Rioja, la sorpresa è stata la vittoria del Pp nell’Estremadura. Sono passate ai popolari anche le Comunità di Valencia, Aragona, Baleari, Cantabria e Canarie.
Il Pp diventa primo partito
Il Psoe ha perso anche lo scettro di primo partito: i socialisti si sono fermati al 28,1 per cento e sono stati sorpassati dal Pp con il 31,5 per cento dei consensi. Terzo Vox con il 7,2 per cento. Centristi e Unidas Podemos sono spariti. Esulta il leader dei popolari, Alberto Núñez Feijóo: «La Spagna ha iniziato un nuovo ciclo politico, il mio momento arriverà presto, se gli spagnoli lo vorranno».
Il simbolo della vittoria del Pp nelle comunità autonome spagnole è Madrid, dove ha trionfato la governatrice uscente popolare Isabel Díaz Ayuso, che ha conquistato la maggioranza assoluta con un margine di tre seggi e il 47 per cento delle preferenze nonostante abbia rinunciato al sostegno di Vox. Sicura di vincere, aveva dichiarato: «Daremo la spinta che metterà fine all’esecutivo Sánchez». Aveva previsto tutto.
L’astro nascente del Pp, intervenuta l’anno scorso al festival di Caorle organizzato da Tempi, per ora si accontenta di un terzo mandato a Madrid. Ma tra quattro anni non sarebbe strano vederla candidata per la poltrona più importante di Spagna.
Sánchez perde pure a Barcellona
Anche le grandi città hanno regalato a Sánchez una notte da incubo, spingendolo alle dimissioni. A parte Madrid, dove il Pp ha ottenuto la maggioranza assoluta, i popolari hanno strappato ai socialisti Valencia, Siviglia e Valladolid.
Perfino a Barcellona la sinistra ne è uscita male. Il sindaco uscente progressista e anticlericale Ada Colau, che tanto piace alla segretaria del Pd Elly Schlein, ha chiuso al terzo posto dietro al candidato dei socialisti, mentre al primo posto si è posizionato quello degli indipendentisti Xavier Trias.
La Spagna ne ha abbastanza di Sánchez
Secondo fonti vicine al Psoe, Sánchez guiderà il partito anche alle elezioni generali del 23 luglio, nonostante la campagna elettorale fallimentare del premier. In tutte le città dove ha tenuto comizi nelle ultime settimane i socialisti hanno perso: Siviglia, Puertollano, Vitoria, Palma di Maiorca, Saragozza, Valladolid, Santander, Gijon, Madrid e Barcellona.
A fronte di questi risultati esiste una sola lettura delle elezioni in Spagna: il paese ne ha abbastanza dei socialisti, di Sánchez, del suo governo orwelliano e forse anche delle sue alleanze con separatisti, indipendentisti ed ex terroristi. Per vincere, però, i popolari avranno probabilmente bisogno di Vox, l’alleato di destra sgradito ma difficilmente sostituibile. Dopo l’annuncio di Sánchez, il leader dei popolari Feijóo avrà poco tempo per stringere un’alleanza duratura.
Foto Ansa
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