Altro che «eroe»: anche i socialisti sono stufi di Sánchez 

Di Rodolfo Casadei
29 Giugno 2025
I fedelissimi e i familiari del premier spagnolo sono sotto indagine. In un appello 38 esponenti storici del Psoe chiedono le dimissioni del leader: «Lui e la sua banda sono come i Soprano»
Il premier spagnolo Pedro Sánchez durante una conferenza stampa dopo il vertice dei leader europei a Bruxelles
Il premier spagnolo Pedro Sánchez durante una conferenza stampa dopo il vertice dei leader europei del 26 giugno a Bruxelles (foto Ansa)

Giovedì mattina, mentre i giornali di mezzo continente titolavano su «Pedro Sánchez leader della sinistra europea anti-riarmo», l’Unità operativa centrale (Uco) della Guardia Civil perquisiva a Madrid e in una località del nord della Spagna le abitazioni dell’ex sottosegretaria ai Trasporti socialista ed ex presidente di Adif (l’equivalente spagnolo di Trenitalia) Isabel Pardo de Rivera e di Javier Herrero, ex presidente di Carreteras (l’equivalente spagnolo dell’Anas), anch’egli di area socialista. I due sono inquisiti come complici di un sistema che avrebbe permesso di incassare tangenti ai suoi protagonisti e a favore del partito socialista imperniato su tre personaggi: l’ex ministro dei Trasporti (2018-2021) José Luis Ábalos, il suo consigliere tuttofare Koldo Garcia e l’ex segretario organizzativo e numero tre del Psoe Santos Cerdan.

Tangenti per gli appalti

Quest’ultimo si è dimesso dalla sua carica e da quella di deputato il 12 giugno scorso, quando è stato ufficialmente coinvolto nell’inchiesta. Secondo la ricostruzione dei magistrati i cinque soggetti in questione, insieme ad altre figure minori, incassavano tangenti pari all’1,5 per cento del valore del contratto da aziende private favorite nell’assegnazione di appalti nei settori viabilistico e ferroviario.

Cerdan si sarebbe trovato a gestire come segretario amministrativo del Psoe 620 mila euro, frutto delle mazzette pagate dalle imprese vincitrici degli appalti. Ábalos e Koldo sono inquisiti sia in Spagna che dalla Procura europea anche per tangenti su forniture di mascherine anti-Covid pagate con fondi Ue,  Isabel Pardo de Rivera è indagata anche per aver fatto assumere irregolarmente l’amante di Ábalos in società pubbliche presso le quali non ha in realtà lavorato.

In precedenza la deputata socialista si era dovuta dimettere da sottosegretario ai Trasporti dopo le polemiche sui treni regionali destinati alle Asturie e alla Cantabria, più larghi dei tunnel che avrebbero dovuto attraversare.

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Sánchez tiene famiglia

Negli ultimi mesi i guai giudiziari a carico di personalità del Psoe sono andati lievitando, e hanno coinvolto anche la moglie e il fratello di Pedro Sánchez, come abbiamo già raccontato. Nel corso dell’ultimo anno il procuratore José Luis Peinado ha accumulato quattro capi di accusa contro la signora Begoña Gómez, moglie del primo ministro, e ora punta direttamente contro il governo.

Mercoledì scorso ha chiesto al Tribunal Supremo, l’istanza che in Spagna giudica ministri e politici, l’autorizzazione a imputare per malversazione e falsa testimonianza il ministro della Presidenza, della Giustizia e dei rapporti col parlamento Félix Bolaños, che secondo lui avrebbe favorito l’indebita assunzione come consigliere del governo di Cristina Álvarez, assistente personale di Begoña Gómez, che in realtà avrebbe continuato a dedicarsi alle faccende private della signora Sánchez anziché alla funzione per cui era pagata.

Pedro Sánchez alla riunione federale del Partito socialista spagnolo (Psoe) a Madrid
Pedro Sánchez alla riunione federale del Partito socialista spagnolo (Psoe) a Madrid (foto Ansa)

Il siparietto con la pornostar

Infine ha sollevato commenti fra il divertito e lo scandalizzato un aneddoto relativo alla perquisizione condotta dalla Uco presso la residenza privata dell’ex ministro Ábalos il 10 giugno scorso: nella casa era presente la signora Anais D.G., nota nel mondo dei film porno col nome d’arte di Letizia Hilton. Fra i 33 supporti informatici che la polizia ha sequestrato ce n’è anche uno che la donna, su istigazione di Ábalos, stava cercando di trafugare.

L’ex ministro ha chiesto ai poliziotti di autorizzare la signora a portare fuori il cane per una passeggiata, e allo stesso tempo l’ha chiamata in disparte per consegnarle una “merenda” da consumare durante l’uscita. Un agente si è accorto che in realtà si trattava di una memoria esterna informatica del tipo WD My Passport, che la pornoattrice aveva nascosto nei pantaloni, e lo stratagemma è fallito.

L’appello socialista: «Sánchez vattene»

Mentre in Europa esponenti di primo piano dei partiti di sinistra esaltano Pedro Sánchez come il leader da seguire in materia di opposizione all’aumento delle spese militari e di riconoscimento dello Stato palestinese, in Spagna un numero crescente di dirigenti e militanti socialisti chiede le sue dimissioni da segretario del Psoe per il bene del partito.

Trentotto esponenti storici del Psoe (fra loro ex ministri come César Antonio Molina, José Barrionuevo e Javier Sàenz Cosculluela) hanno indirizzato una lettera aperta a Sánchez per invitarlo a dimettersi dalla carica di segretario del partito «immediatamente» al fine di «restituire l’onore al partito socialista» in risposta alla «grave degradazione che stanno causando i continui scandali che colpiscono l’attuale dirigenza del partito».

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Le critiche dei 38 si estendono ad alcune delle principali politiche del governo Sánchez: «I casi di corruzione legati a persone di tua massima fiducia, come sono stati i due ultimi segretari amministrativi del partito, si sommano a una pratica di governo caratterizzata da decisioni politiche spurie che suppongono una mutazione della Costituzione spagnola approvata dal popolo con un referendum».

Fra le «decisioni spurie» criticate ci sono i rinvii ingiustificati dell’approvazione delle leggi di bilancio, l’emarginazione del potere legislativo, il deterioramento dello stato di diritto, l’occupazione di organi di controllo dello Stato, la gestione opaca della legge di amnistia per i fatti di Catalogna.

Manifestazione a Madrid per chiedere le dimissioni di Pedro Sánchez
Manifestazione a Madrid per chiedere le dimissioni di Pedro Sánchez (foto Ansa)

«Il partito è nelle mani di banditi»

Di fronte alla necessità di una «rigenerazione democratica», scrivono i socialisti, «siamo convinti che un tale compito non possa vedere come leader chi è stato responsabile diretto dell’attuale processo di degrado istituzionale».

Alfonso Guerra, vicepresidente dei governi a guida socialista fra il 1982 e il 1991, è stato ancora più duro. In un’intervista televisiva ha dichiarato: «Abbiamo consegnato il partito nelle mani di alcuni banditi e teppisti, una banda che assomiglia ai Soprano e che ha occupato la direzione del partito. I militanti devono scegliere se proteggere Pedro Sánchez oppure il Psoe: le due cose sono incompatibili».

Infine l’83enne Felipe Gonzales, ancora oggi il socialista spagnolo che vanta la più lunga permanenza a capo di un governo (dicembre 1982 – maggio 1996), dopo l’approvazione dell’amnistia per Carles Puigdemont e gli altri politici catalani condannati per il referendum illegale sull’indipendenza della Catalogna, ha dichiarato che non voterà più per il Psoe.

@RodolfoCasadei

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