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L’accordo concluso dall’Unione Europea e dall’Italia con la Tunisia che ha sposato la cooperazione economica col controllo dell’emigrazione clandestina ha fatto scuola: stavolta ad accompagnare Ursula von der Leyen in una capitale africana per firmare accordi che preannunciano l’esborso di fondi per progetti di sviluppo in simbiosi con provvedimenti concordati con la controparte per frenare la tratta di esseri umani non è stato un capo di governo conservatore come l’italiana Giorgia Meloni, ma uno socialista come lo spagnolo Pedro Sánchez, e la destinazione non è stata più Tunisi, ma Nouakchott, la capitale della Mauritania.
Mentre l’emergenza delle partenze dalla Tunisia si è un po’ smorzata dopo l’entrata in vigore degli accordi del luglio scorso, la crisi migratoria si è spostata sulle sponde dell’Atlantico, e precisamente quelle del porto di Nouadhibou (la più settentrionale delle città costiere mauritane) e quelle dell’isola di El Hierro nelle Canarie, separate da 800 chilometr...
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