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Spagna, il governo di ultrasinistra dichiara guerra all’utero in affitto

L'esecutivo iberico condanna la maternità surrogata, annunciando battaglia contro le agenzie. Al contrario dei progressisti di casa nostra

Caterina Giojelli
10/01/2020 - 1:00
Esteri
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Per la prima volta un programma di governo «mette al centro una questione ineludibile per una sinistra in cerca di orizzonte. L’ampio fronte femminista italiano contro la Gpa chiederà al nostro governo di seguire l’esempio». Così Marina Terragni commentando in un editoriale sul Quotidiano Nazionale la netta condanna all’utero in affitto («Decimos NO a los vientres de alquiler») del neonato governo Sanchez in Spagna. Nel programma dell’esecutivo sostenuto dall’alleanza a sinistra fra i socialisti e Unidas Podemos di Pablo Iglesias, depositato alla vigilia del voto di fiducia arrivato il 7 gennaio, all’interno di un vasto capitolo dedicato alle Politiche Femminili si legge:

«Lo sfruttamento riproduttivo è vietato dalla nostra legislazione, in linea con le raccomandazioni del Parlamento europeo. L’utero in affitto mina i diritti delle donne, soprattutto di quelle più vulnerabili, mercificando i loro corpi e le loro funzioni riproduttive. E per questo, agiremo di fronte alle agenzie che offrono questa pratica sapendo che è vietato nel nostro paese».

NEL PAESE DEI RONALDO

Il riferimento è al proliferare dei broker internazionali della maternità surrogata, intermediari in cerca di clienti per le cliniche di Georgia, Ucraina e Stati Uniti che in barba al codice penale spagnolo (che prevede in caso di compensazione economica la reclusione fino a cinque anni), offre pacchetti da 50 mila euro per tornare in patria con un bambino in braccio. Un registro ufficiale delle consulenze offerte dalle agenzie non esiste ma grazie alla pubblicità di icone nazional-popolari come Miguel Bosé, Ricky Martin o Cristiano Ronaldo (tutti padri di figli nati da surrogata), l’utero in affitto è stato ampiamente sdoganato nel paese, registrando un’impennata del 60 per cento della pratica – ribadiamolo, illegale – nell’ultimo anno. Un business dove fioccano truffe e raggiri e che ha portato l’estate scorsa il governo socialista a fare chiarezza, sollecitando l’apertura di una inchiesta tramite il ministro della Giustizia Dolores Delgado, nonché, nel gennaio dello scorso anno, ad arginare fenomeno del cosiddetto turismo procreativo (la scappatoia di chi prova ad aggirare il divieto ricorrendo alla pratica in uno stato estero) vietando all’ambasciata spagnola di Kiev di iscrivere al registro civile bambini nati da maternità surrogata.

VENDOLA E CIRINNÀ, PROGRESSISTI DI CASA NOSTRA

Ora la nuova stretta del governo PSOE-Podemos, un esecutivo tutto di sinistra e inequivocabilmente progressista che unito annuncia battaglia contro le agenzie di intermediazione della nuova schiavitù. La stessa posizione sul “tema dei temi” eticamente sensibili sostenuta in Italia da un fronte compatto a destra, ma che a sinistra non ha mai trovato piena cittadinanza. Un’anomalia nel panorama europeo, un grave errore politico: nel paese dove l’utero in affitto trova i suoi main sponsor nei due padri di bambini nati da surrogata negli Stati Uniti, Nichi Vendola, leader di Sinistra e Libertà, già fondatore di Arcigay e governatore della Regione Puglia, e Sergio Lo Giudice, ex senatore Pd ed ex presidente di Arcigay, nonché in Monica Cirinnà, senatrice Pd e “madre” dell’omonima legge sulle unioni civili, salvo poche eccezioni e voci contrarie, quando la sinistra si è occupata di Gpa lo ha fatto al solo scopo iscriverla tra i diritti civili: chiunque mostri resistenza viene considerato alla stregua di un omofobo conservatore retrogrado.

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L’AFASIA DELLA SINISTRA (SOLO IN ITALIA)

Uno stigma dal quale la maggior parte di progressisti e liberali hanno preferito smarcarsi, liquidando come marginale e divisivo un tema su cui le sinistre di mezza Europa, dalla Germania alla Svezia (con eccezione della Francia, dove la “Pma per tutte” voluta governo di Emmanuel Macron ha spianato la strada alla Gpa nonostante la storica opposizione della sinistra, ma la battaglia resta accesissima) si sono espresse chiaramente, considerandolo null’altro che un ignobile contratto mercantile. In Italia tengono bordone alla minoranza proGpa l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, i radicali dell’Associazione Luca Coscioni, Famiglie Arcobaleno, la Cgil Ufficio Nuovi Diritti (ricordate l’infelice caso del convegno sulla regolamentazione in seguito al quale il segretario Maurizio Landini fu travolto dagli appelli delle femministe?). Contrarietà manifesta da Stefano Fassina (Leu), Matteo Renzi con Italia Viva, un no timido anche da Luigi Di Maio del Movimento Cinque Stelle.

UNA QUESTIONE INELUDIBILE

Eppure anche dove taciuta la questione utero in affitto pesa come un’incudine: è il caso dell’Emilia-Romagna dove l’ormai famigerato testo contro l’omotransfobia si era arenato sull’emendamento proposto da nove consiglieri regionali Pd di area cattolica in cui si citava la maternità surrogata come «forma di sfruttamento della donna», spaccando il partito e le associazioni che si occupano di diritti civili. Alla fine gli antiGpa l’hanno spuntata e ora all’art. 12 si legge: «La Regione non concede contributi ad associazioni che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità». Enunciato bollato come vergognoso contributo cattodem dettato da componenti omofobiche.

LA SPAGNA BANDISCE LA GPA E LE MEZZE PAROLE

Ora la lezione della Spagna. Il paese che pure insieme al Belgio rappresenta uno dei mercati più fiorenti del commercio dei gameti utili alla fecondazione assistita eterologa (qui il ministero della salute ha stipulato una scala di “indennizzo” tra gli 800 e 1.000 euro per le donazioni che attirano turisti della riproduzione da tutta Europa), il paese che deve al Partito popolare l’iscrizione nei registri civili dei bambini nati all’estero da surrogata in seguito alla sentenza della Corte europea per i diritti umani del 2014, e ai centristi di Ciudadanos una proposta di legge per la legalizzazione dell’utero in affitto, il paese che insomma poco ha da insegnare in quanto ad estensione selvaggia del concetto di laicità dei partiti e dello Stato, non usa mezze parole cattodem e omofobiche. Dire che i bambini non si vendono e non si comprano, le donne non si usano e gli uteri non si affittano è una battaglia universale, in Spagna lo insegna la sinistra.

Tags: gpamaternità surrogatamonica cirinnànichi vendolaPablo Iglesiaspedro sanchezsergio lo giudiceUtero in affitto
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