Siria. Padre Hanna è agli “arresti domiciliari”. Gli estremisti islamici lo processano per “collaborazionismo con Assad”
Stamane, riporta la Custodia di Terra Santa, Hanna ha confermato al telefono di essere rientrato al convento di San Giuseppe dove è stato posto agli “arresti domiciliari” dalle autorità islamiche che controllano la zona, in attesa della conclusione del processo. Il parroco può muoversi liberamente nel villaggio, ma non allontanarsi da Knayeh.
SACCHEGGIO E SEQUESTRI. A imporre gli arresti domiciliari a frate Hanna, riporta Fides, sarebbe stato il locale “tribunale islamico”. Hanna è accusato dagli islamisti di “collaborazionismo con Assad”, il presidente siriano. I tribunali islamici sono una delle nuove “istituzioni” instaurate dai terroristi ribelli sul territorio da loro controllato, che comprende anche il villaggio siriano nella valle dell’Oronte dove Hanna è parroco. Stando alle ricostruzioni, sabato sera, alcuni uomini di Al Nusra si sarebbero presentati alla porta del convento, esigendo il pagamento di una tassa. Poi avrebbero rubato documenti e timbri della parrocchia e condotto il sacerdote davanti al tribunale islamico della località di Darkush, a nord di Knayeh. Fonti locali hanno riferito a Fides che frate Hanna, prima di essere sequestato, avesse tentato di difendere la sua piccola comunità dalle vessazioni crescenti da parte delle bande armate, rivolgendosi proprio al tribunale islamico. Insieme a lui, sono state “liberate” quattro donne. Attualmente sarebbero ancora detenuti cinque dei venti parrocchiani rapiti insieme ad Hanna.
CHI È FRATE HANNA. Hanna è stato direttore del prestigioso Collegio di Terra Santa ad Amman, in Giordania, prima di tornare nella valle dell’Oronte, dove i frati minori della Custodia sono presenti da oltre 125 anni. «La mia famiglia – raccontava il frate, nel 2008, a Eco di Terra Santa – proviene da queste valli e per me è stato un gradito ritorno a casa. Ma anche una nuova sfida, perché i villaggi dell’Oronte, un tempo il fiore all’occhiello del cattolicesimo di Siria, stanno conoscendo oggi una pesante diaspora». «I giovani – spiegava – se ne vanno in cerca di lavoro e di fortuna. E questo indebolisce le comunità cristiane, mette in pericolo l’esistenza stessa delle nostre chiese. Di fronte a questa situazione, serve nuovamente scommettere sul futuro». Prima della guerra civile, il convento, il centro giovanile, l’asilo e l’ambulatorio di Knayeh, gestito dalle suore francescane, erano il centro della vita del villaggio, che conserva una forte identità cristiana. «Secondo la tradizione – spiegava frate Hanna all’Eco di Terra Santa – san Paolo dopo aver avuto la notizia e la gioia di poter convertire gli elleni al cristianesimo, si recò da Gerusalemme verso Antiochia. Allora c’erano tre strade che collegavano Apamea ad Antiochia. Una era la strada militare verso Aleppo, un’altra passava vicino al corso dell’Oronte, per sei mesi impraticabile a causa delle piene; una terza passava proprio dietro questa collina. Senz’altro san Paolo è passato di qua, evangelizzando queste terre. Insomma, siamo certamente i discendenti dei primi cristiani convertiti dall’apostolo missionario».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!