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Nella Beirut devastata due anni fa dalla esplosione dei silos del porto, gli avveniristici grattacieli rimasti in piedi o ricostruiti in tempi record si alternato ai palazzi semidistrutti dalla deflagrazione e agli edifici che ancora recano i segni della guerra civile; gli hotel di vetro e acciaio di fronte al porto svettano in futuristiche forme verso il cielo accanto al quel che rimane del Phoenicia, il palazzo crivellato di colpi di artiglieria delle milizie e degli eserciti siriani e israeliani; poco lontano lo spettrale scheletro di quello che fu il più bell’albergo del Medio Oriente, il Saint George, si specchia nel porto turistico Zaytuna, affollato di yacht, attorniato da decine di moderni ristoranti, sempre pieni nonostante la crisi economica che ha portato al fallimento dello Stato e la crisi politica che da due anni impedisce l’elezione del presidente. Mentre almeno duecentocinquantamila palestinesi vivono nei campi rifugiati e da lì non possono uscire e due milioni di profu...
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